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mercoledì 31 dicembre 2008
martedì 30 dicembre 2008
lunedì 29 dicembre 2008
lunedì 22 dicembre 2008
[Leonaro da Vinci - Adorazione dei Magi - Nell'intimità degli Uffizi. Firenze.]
I frati di sant'Jacopo a Scopeto erano riusciti a farsi promettere un'Adorazione dei Magi da Leonardo. Lui
andava disegnando cavalli, architetture in rovina, una folla di armati. Come avrebbe dipinto il presepio?
Senza capanna.
«Il salvatore del mondo è nato per tutti.»
Leonardo non volle circoscriverlo in una mangiatoria, poi nel deserto della Palestina. Più verosimile uno scenario di rocce, di sabbia, di solitudine.
Un albero grande e centrale fa da quinta a un proscenio imperniato su una donna senza aureola, a piedi nudi come una pastora, i capelli a cercine a farle da corona.
Un bambino, vivace nell'afferrare un turibulo che un vecchio inginocchiato gli offre, sorride per il suono che vibra dal metallo ingabbiato.
E' agile, pieno di vita quel bambino, germoglio di piena esistenza.
L'anziano è testimonianza di un tramonto.
Intorno a loro, gli uomini si assiepano curiosi e felici per la speranza che rinasce.
Il tronco dell'albero, alto, si slarga nella chioma per proteggere d'ombra la donna e il bambino vivace e teso a quella figura curva, quasi un'eredità debba passare - e passerà - dall'uno all'altro.
In lontananza cavalli dalle froghe larghe, garretti esili. Quello che rovina, veramente, per questa nascita è il mondo pagano, con le idolatrie naturali, con luci solo terrene, per cui il sole e' una divinità che tramonta nella notte; la luna, la sposa, gli appronta la barca
per una felice traversata celeste, mentre il chiarore discreto e notturno, ingannerà per lui l'attesa dell'alba.
Un'alba nuova era nata in quel prato uniforme e boschivo, preparato per un colore che non lo velerà mai. Rimane quel tono monocromo di terra. Quella terra di uomini per cui il Bambino era sceso nella notte, illuminato dalla cometa.
Ma nel prato di Leonardo, dipinto a pieno giorno, non ci sono nè cometa, nè angeli, nè capanna. Alla donna del prato fanno festa perchè è diventata mamma. Una mamma come tutte le mamme fecondi. Come la terra che germina e produce.
Un miracolo sempre uguale e diverso. Unico per ogni creatura.
Nessuna gloria nè in cielo nè in terra. Solo sorpresa.
Il bambino che la donna mostra nel prato è l'umanità che rinasce per un atto d'amore, per un gesto fraterno.
Buone Feste a voi tutti tutti tutti, affettuosamente ...Angelika^_*
Preghiera del cane randagio
Con passo vacillante
e con il corpo stremato
giungo alla fine dei miei giorni.
Forse stasera morirò
e da sotto questa quercia
con l'ultimo respiro, che mi resta in gola,
vorrei ringraziare il Signore
per il pane che mi ha fatto trovare
nella spazzatura,
per l'acqua che ha fatto scendere dal cielo
per dissetarmi,
per i sacrati delle chiese
dove ho potuto ripararmi.
Sì, Signore,
io sono uno di quelli
uno fra i tanti che non sa
cos'e' il calore di una cuccia,
il sapore di un osso,
la carezza di un padrone.
Conosco solo
il dolore dei calci sul dorso,
le sassate sulla fronte,
le gomme di quella macchina
che mi hanno spinto nel burrone.
Ricordo, poi
quella mano, grande, pesante,
che ancora cucciolo mi ha
abbandonato nella strada,
dove
vissi tutto il mio calvario.
Ho attraversato monti, boschi e paesi
nessuno mai mi ha tenuto con se',
nessuno, mai, mi ha dato un nome.
Dalla nascita ho sempre portato il tuo
"Cane".
Signore,
tante sono le cose che vorrei dirti;
ma...
il cuore ha rallentato il suo battito
e il respiro si affievola sempre più.
Perdonami! E ti supplico:
fa' che la mano dell'uomo
non abbandoni più
un cucciolo nella strada.
E' triste vivere da vagabondi,
e' penoso essere soli,
ed essere soprattutto semplicemente
solo un cane.
Abbracciami almeno tu
in quest'attimo.
Perchè?
Perchè anch'io ti appartengo!
da "Voci di canili"
Guardami negli occhi, sono l'amico tuo migliore
e non ti ho mai chiesto più di quel che mi puoi dare,
guardami negli occhi quando ti siedo accanto
e non so nemmeno se sei un re, un barbone oppure un santo
e non c'è bastonata che io non ti perdoni,
ma guardami negli occhi quando m'abbandoni
GIORGIO PANARIELLO
giovedì 18 dicembre 2008
Brulica di luci e colori
la mia casa ed il mio sorriso
Solo per amore
Giorno di gaudio s’appresta
ma io non lo voglio
È il mio segreto
Gli concedo
un’amara indifferenza
vorrei rimanere qui
sola con me sola
ad attendere un miracolo
Slaccio la mente
libero i pensieri
nel mio silenzio
assaporo
sublimi libertà
In questa notte lucente
rifugio la tristezza
nella grotta ancora vuota
annaspo nel buio l’ombra
di chi non c’è
e spero
Getto via con sdegno
la maschera fedele
che mi veste ogni giorno
filtro del mio animo
scudo del mio soffrire
e sono finalmente io
L’opaco specchio riflette
un cuore ormai spoglio
pagliaccio solitario
strucchi invano
il solco antico
dal tuo viso stanco
e sei tu…Shayra
all’alba tornerai a sorridere
ma solo per amore
mai nessuno saprà
nei giorni del Signore
quanto è triste
il tuo Natale
martedì 16 dicembre 2008
Caro Babbo Natale
E’ all’imbrunire del giorno che i miei pensieri si vestono di foglie d’autunno e di fiocchi di neve. Scivolano nell’anima in un vortice silenzioso, s’accompagnano ad una lacrima, appena imprigionata nel cuore, per non impedire al sorriso di espandersi intorno.
Raccolgo la forza dalle braccia, dalla mente, dal cuore e vado in giro ad innestare, come gemma di marzo, un piccolo sorriso tra gli occhi spenti che m’attendono.
Abbraccio il dolore tra i freddi cartoni delle panchine, sotto i muri della stazione, tra verdi lenzuola di sangue, tra i bimbi ignorati vestiti di niente, tra vecchi raggomitolati in rifugi deserti, tra aliti solitari che appannano una finestra spenta, e ancora lì, in quella terra, dove gli spari trucidano la speranza di mani intrecciate, di fame dispersa nel giorno dei ricordi.
Rallento il mio passo nella luce veloce di fari abbaglianti, di macchine in fuga, su strade bagnate raccolgo piccole vite abbandonate sul selciato, che ululano alla luna, coperta dal buio di nere coscienze.
Son piccoli, ma tanti, i regali che porto nell’ombra, leggero è il mio sacco, non mi piega le spalle, solleva la riva di tanti dolori.
Continuo il cammino, mi porta al Natale, ed a te Babbo, che di rosso colori momentanee bontà, e qui, io mi fermo, i piedi nudi incavati nel soffice manto, sapore di freddo, di luci, di canti lontani, di camini accesi, di slitte volanti.
E’ tempo di te caro Babbo Natale, ma li vedi quegli usci giocondi al mondo serrati? Perchè la gente vuol essere buona per un giorno soltanto?
Si ferma la slitta, mi guardi, sorridi e mi tendi la mano rugosa. Non posso volare, non voglio solcare un mondo di futili sogni, di false parole, di balocchi e profumi, di gioielli e pellame, se prima non vedo, per sempre, brillare la stella cometa.
Se bontà e pace nascono, solo, nel giorno del Figlio, ti prego, regala al mio mondo, tutti i giorni, il Santo Natale.
( ripropongo questo brano perchè la mia speranza è e sarà sempre questa...)
sabato 29 novembre 2008
domenica 23 novembre 2008
I miei ultimi fanno
la fila davanti a Monumenti imperiali
corrotti e potenti
sotto la terra nascoste città
ricche in preziosi di voti
ed offerte per sconto di peccati
I miei ultimi elemosinano conforto
ma urla un uomo false parole
da pulpito d’oro
Non peccate fratelli
Vi benedico in nome di dio
mentre ingozza agnelli in giorni di magra
in ipocriti digiuni
I miei ultimi chiedono
un tozzo di pane sottratto a brandelli
da smodate avidità
usurpatrici di sangue versato
di arcani e tristi destini
I miei ultimi hanno
il corpo tumefatto e il costato spezzato
da mostri violenti dall’infero risaliti
trafiggono l’anima di rattoppati silenzi
in resa crudele
davanti a leggi da pagliaccio vestite
che apron i cancelli a star assassine
e fugge da occhi di madre
lacrima amara su giornali affamati
I miei ultimi sono
bimbi violati
di organi venduti al mercato
in bella vetrina dal turismo sessuale
come carne scaduta
in silenzi di case su davanzali inchiodati
pirata bottino di umane fiere
in inchino agli indifferenti
I miei ultimi sono malati
privi di voce di luce di suoni
di aria di tempo
arti atrofizzati in carrozzelle di piombo
trascinano orgoglio insegnando la vita
ad ombre distratte
I miei ultimi dormono
in avvolti cartoni di gelo e di muffa
picchiati e incendiati
coperti di sputi
tendono sguardi appannati
in deserti di nebbia
I miei ultimi camminano
stanchi su ossa porose
rugosa saggezza gli imbianca i capelli
son vecchi ingombranti
per disamorate progenie
sospirano tristi alla vagabonda luna
fingono il legno usurato e lontano
della natale dimora
I mie ultimi ululano
alla luna nel freddo abbandono
di assenti coscienze
quanto son belli piccini e carini
col fiocco alla gola nei giorni festa
divengono pesi una volta cresciuti
vietato l’ingresso in valige d’estate
o in morbida neve d'inverno
meglio la strada o la spazzatura
per gli Amanti dell’uomo
divieto d’accesso
I miei ultimi barriscono
al cielo libertà perduta
a morir per monili d’avorio
ruggiscono al vento l’atroce sparo
eco rimbomba in eleganti pellicce
viandanti distratti tesson parole di nulla
menzogne a castelli per chi disconosce
d’amore un piccolo gesto
meglio che tenga la bocca cucita
se dice peccato!
se tira la strada tutta in discesa
senza mai a donar sorriso voltarsi
carezza o caldo abbraccio
Sudicio è il mondo
diritti bruciati in fiamme di rogo
come tempo d’eretici di streghe e stregoni
intanto la folla si becca ed uccide
emana incuranti sentenze
d’umiltà spoglie
fasciandosi gli occhi
mercoledì 19 novembre 2008

Sbriciola la mia carne l’ora crudele
scandisce attimi d’immenso
trafitti dal gelo dei miei silenzi
in tagli profondi su piccoli palmi
annaspo la vita in ceneri al vento
s’allunga la notte su braccia dolenti
mi trova il mattino nuda di pianto
trafitta nell’angolo fra corde di spine
tuona improvviso il vigore dal cuore
solleva la riva dell’amaro dolore
strucco tremante l’antico solco
che il viso stanco colora
in un raggio di sole
io vivrò ancora
martedì 18 novembre 2008
..il problema è che non ci si può sentire esclusi. Non basta presumere che la propria condotta di vita potrà mettere al riparo da ogni pericolo. Non vale più dirsi: "si ammazzano tra loro". Durante un conflitto di camorra tutto quello che è stato costantemente costruito viene messo in pericolo, una recinzione di sabbia abbattuta da un'onda di risacca. Le persone cercano di passare silenziose, di ridurre al rrtinimo la loro presenza nel mondo. Poco trucco, colori anonimi, ma non solo. Chi ha l'asma e non riesce a correre si chiude in casa a chiave, ma trovando una scusa, inventandosi una motivazione, perché svelare di stare chiuso in casa potrebbe risultare una dichiarazione di colpevolezza: di non si sa quale colpa, ma pur sempre una confessione di paura. Le donne non indossano più tacchi alti, inadatti a correre. A una guerra non dichiarata ufficialmente, non riconosciuta dai governi e non raccontata dai reporter, corrisponde una paura non dichiarata, una paura che si ficca sotto pelle. Una paura che non esplode nei manifesti per strada o sui quotidiani. Non ci sono invasioni o cieli coperti di aerei, è una guerra che ti senti dentro. Quasi come una fobia. Non sai se mostrare la paura o invece nasconderla. Non riesci a comprendere se stai esagerando o sottovalutando. Non ci sono sirene d'allarme, ma arrivano le informazioni più discordanti. Dicono che la guerra di camorra sia tra bande, che si ammazzano tra loro. Ma nessuno sa dove si trovano i confini tra ciò che è loro e ciò che non lo è. (tratto da Gomorra, di Roberto Saviano)
Roberto Bolle, Giuseppe Piccioni, Benedetta Mazzini, La Pina, Saturnino, Carlo Delle Piane, sono solo alcuni degli artisti che hanno partecipato al progetto:
“Se si alza una mano poi si alzano tutte. E adesso sparateci tutti.”
Se vuoi inviare la tua foto o fotografare chi, con Roberto Saviano, ha la volontà di alzare una mano a sostegno della lotta per la legalità puoi farlo entro il 20 dicembre 2008 inviando un'email a speranzacasillo@gmail.com
Se le foto sono molte possono essere caricate su http://www.senduit.com (spedire il link unico a speranzacasillo@gmail.com )
Se sei un fotografo o semplicemente hai una macchina fotografica, se puoi, coinvolgi chiunque voglia aderire.
Se sei un artista mandaci pure la tua foto oppure facci sapere dove possiamo venirti a fotografare.
Se sei a Roma :Martedì, 18 novembre ti aspettiamo all'Università La Sapienza dove scatteremo le foto durante il concerto "Siamo in onda".
Venerdì, 21 novembre puoi farti fotografare presso il Caffè¨ FANDANGO, piazza di pietra 32/33 dalle18:30
per info: 0645472913
Da martedì, 25 novembre e per ogni martedì, fino al 20 dicembre, sempre presso il caffè Fandango si organizzeranno altri shooting
per info: 0645472913
questo il link del progetto:
http://www.flickr.com/photos/speranzacasillo/3022188381/
domenica 16 novembre 2008
Per il mio Angelo


mercoledì 12 novembre 2008

Solo una volta
E’ solo un pretesto
menti a te stesso
in quel gioco d’azzardo
quando leghi le vene
ad un sogno di aria
paradiso di latta
diventa la vita
sciupata per strada
insieme all’amico
Breve è il tuo passo
verso l’abisso
un giorno ti svegli
dal sogno mendace
sai che sei schiavo
di polvere bianca
che semina morte
a chiunque s’affianca
E’ forte la voglia
di chiudere gli occhi
in strappi di sole
che accecano il cuore
Lontano ti appare
la vera euforia
un calcio al pallone
uno scherzo innocente
Rinneghi tua madre
rinneghi il tuo dio
maledici il creato
ed il libero arbitrio
non vedi la luce
che tende la mano
ai tuoi giorni funesti
Vuol darti la pace
vuol farti capire
che il mondo reale
è pieno d’amore
solleva il dolore
Ripensa a tua madre
ripensa al tuo dio
benedici il creato
che in dono t’ha dato
il libero arbitrio
domenica 9 novembre 2008
In sottofondo: Rickie Lee Jones - Have You Had Enough
La mano scrive, la mano suona
La mano fila, la man dipana
La mano tesse, la mano spiana
La man riempie, la mano vuota
La man s'arrampica, la mano scuote
La man solleva, la mano afferra
La mano allunga, la mano torce
La man carezza, la man saluta...
*Salùt - Lulù* [04 Novembre...]
sabato 8 novembre 2008

Calzo catene di rovo
in croce le mani
dietro la schiena
stretto alla gola
nodo di fune
sopra i miei occhi
benda di cuoio
schiava mi credi
venduta al mercato
di porci sceicchi
io
aquila
di cieli infiniti
respiro
ali aperte di libertà
Non puoi imprigionarmi
viola
in autunno appassito
profumo
l’inverno di caldo
Non puoi distruggermi
buio
della tua crudeltà
affondo
la lama offensiva
Voglio presentarti il dolore
roccia
in dolomiti di marmo
offro
il fianco orgoglioso
Voglio mostrarti la forza
pantera
incantatrice di sguardi
ammalio
e t’uccido
ora sai quanto io posso odiare
martedì 4 novembre 2008

Come mai m’amasti
Sii premuroso e dolce
Avvolgimi tra le possenti braccia
Trascinami in ore languide di piacere
Inondami il cuore di baci infuocati e fiumi di passione
Desidero l’ardore di un’amante voluttuoso
Lo voglio adesso
Prima ch’io ti maledica per l’eternità
Chè di te non ho paura
Ti guardo negli occhi non temo sfidarti
Il mio passo sensuale ti catturerà
Il mio corpo indomito ti rapirà
Non avrai scampo
Mi inseguirai
Ovunque
Tu sarai mio
Ed allora sarò io a ridere di te
domenica 2 novembre 2008
( 2 novembre )

continuamente
lungo il dolore del tempo
tra i sogni della notte
che evaporano dalla delusione del mattino
Mendicante io di ore perdute
avvicino il cuore sgualcito
all’eco eterno del vostro amore
all’universo vagabondo
ladro di anime
cercando la luce di due stelle
Il tempo corre via spietato
io lo inseguo eppur rimango qui
a custodire nelle vene
i crocifissi inflitti sul vostro petto
Accarezzo dinamici
ricordi ed emozioni
che il tempo crudele
non potrà strapparmi
Vorrei entrare a piedi nudi
nell’immenso silenzio
per carpirvi un sorriso
una volta ancora
una sola
Un pensiero vola
tra ciglia di nuvole
su passi del mondo
orme indelebili
prigione di un rimpianto
che mi consuma
( ai miei genitori )
sabato 1 novembre 2008
venerdì 31 ottobre 2008

dipingere il mio tempo
con i colori dell’Amore
dargli il suono
di un campanile in festa
che odorasse di pace
Avrei voluto
far tacere il fragore
di parole stizzose
aborti di menti
pieni di niente
falci di rugiada
Bizzarre contese
di guanti lanciati
ignoranti del Bene
duelli tra sciocchi e presuntuosi
Spade sguainate
lingue di fuoco
vomiti di cicuta
spolverati di zucchero e miele
Questo tempo mi stanca
Questo mondo mi sfianca
E non mi appartiene
Ho legato il mio credo
a silenzio di roccia
e continuo ad amarlo
E’ inferno lanciato
dal paradiso che fu
dall’alto di un colle
che frana fanghiglia
nel mare in tempesta
finti sorrisi
sporcano il tempo
di nobili vite
Ore malvagie
battono il petto bugiardo
mi strappano il sonno
mesta m’allontano
al finir del giorno
raccolgo dalla quiete
delle mie briciole preziose
la verità
giovedì 30 ottobre 2008
martedì 28 ottobre 2008

canto la storia
di fotogrammi mi nutro
in sorrisi e rimpianti
l’umana fragilità abbraccio
amo dell’anima il candore
ne disprezzo l’ambiguità
e il malvagio fine
nel mio cielo scruto
di un raggio di sole l’ora
quando è alta la luna
e tenta d’allungare la sua ombra
fino ai lembi disgiunti
di piccole lacrime
bevo i morsi
alla vita concedo
in molecole di buio
e in tagli di luce
scivolar giorni
su lastre di marmo
senza mai spegner la fiamma
ché la rabbia di Dio non voglio
fra le tasche bucate
frugo un soldo d’amore
ne assaporo il nome
il cuore sospira
il tempo ha gli occhi di chi non ho
domenica 26 ottobre 2008
Mi dicevo: «bisogna, bisogna ancora».
E mi correvano davanti le parole, a fiutare strada e cielo.
Andare, venire, attendere, come l'incaricato delle partenze apre e chiude l'orizzonte;
attendere l'ultimo viaggiatore prima di rigirare la lavagna, di scrivere:
"Chiuso per pigrizia"
ITALIA
Italia Italia in croce
Italia senza voce
sugli spalti
alti del mare
Italia lupanare
e fossa
dove si celano ossa
e lampare
Italia straniera
Italia mia voliera
Italia assediata
Italia sputtanata
Italia ventre oscuro
di nuovo e di nuovo violata
Italia corsara
Italia dolce
Italia amara
Italia verace
Italia rapace
Italia senza pace
Italia tradita
Italia calpestata
Italia dove il mondo finisce
Italia dove il sole scurisce
Italia in fasce
Italia dove il mondo rinasce...
[Italia. Liberamente tratta dalla poesia "a Giorgio Caproni" di Donatella Bisutti.
Photo Copyright Caitlin]
giovedì 23 ottobre 2008

Come foglia d’autunno
mi lascio volare
in dolce caduta
sulla soffice terra
dell’anima spenta
come fiocco di neve
mi lascio cadere
in freddo volo
su bianche dune
del cuore gelido
e intanto s’appresta
la foglia ingiallita
a staccarsi dal ramo
la linfa è finita
e il fiocco leggero
a separarsi dal cielo
il sole è scomparso
il cammino richiama
al suo cerchio il destino
ho stretto nel cuore
una goccia di vita
ed un raggio d’immenso
ché non voglio morire
da sola e affranta
mi tengo le vene
nei miei giorni d’autunno
ché non sgorghi il sangue
sui sentieri d’inverno
martedì 21 ottobre 2008

si snodano a miele
tra spine di rose
divenute steli
in eterne di primavere
Celle di bimbi
nudi alla vita
liberano giochi
in canti festosi
sicuri ché è morto il Male
Recisa per sempre la sudicia mano
spense il bianco sorriso
che ora torna a garrire su voli di rondini
senza più migrare
ché è eternamente caldo il sole
s'assapora finalmente la vita
L’edera cresce sulle mura arrugginite
di vuoti ospedali
Fucili e cannoni
sepolti in terre lontane
fioriscono in viole
dai mille colori
adagiate a corolla
su stimmate chiuse
E’corsa gioiosa nel vento
a braccia aperte
incontro di brezza divina
lascia cadere cristalli di stelle
Scompare il demone
nel baratro d’un pozzo
blasfemo tentatore
inflisse
lividi solchi
in donne stuprate
guaiti atterriti
in creature vivisezionate
maltrattate abbandonate
in freddi giacigli di cartone
involucri d’anime in pena
sotto la solitudine di un ponte
ora si ergono tutti in pacifiche torri
sfiorando l’azzurro
sorriso di un dio
dal verbo coniugato
nell’attimo immenso
il cuore del mondo
finalmente respira
giovedì 2 ottobre 2008
* presa in rete *
Nell’inverno dei miei respiri
Nel fiume in piena delle mie emozioni
Apro le braccia a nessuno
Ed allora mi invento estate
Mi sgrano in spicchi di sole
Argino i flutti del cuore
Mi vesto di dolce sorriso
Ed ammanto l’amore
Strappo lo sdegno dal viso
Raccolgo in coppa d’orgoglio
Pudiche e silenti lacrime
Mi curo le ferite
Di antichi e nuovi dolori
Strappi sanguinanti mai ricuciti
Li stringo al petto
Nella notte che fu scura
Riaccendo frammenti di stelle
Intorno a spicchi di luna
Guado il fiume in piena
Di tristi e misere delusioni
Colmerò la pochezza che mi circonda
Tenendo la vita per mano
Nel trionfo del mio essere
Ermetico e leale
Proteso e puntuale
Terrò lontano la viltà
Di mille parole sterili
Con lo scudo della mia forza
Mi cullerò al cantar dell’alba
In dolci ninna nanna
Perché riposi il cuore fiero
Sul velluto dei miei silenzi
martedì 30 settembre 2008
There’s a dream that I see, I pray it can be
Look cross the land, shake this land
A wish or a command
I Dream that I see, don’t kill it, it’s free
You’re just a man, you get what you can
Listen to me, don’t walk that street
There’s always an end to it
Come and be free, you know who I am
We’re just living people
You’ve got to choose a wish or command
At the turn of the tide, is withering thee
Remember one thing, the dream you can see
Pray to be, shake this land
We all do what we can
So we can do just one more thing
We won’t have a thing
So we’ve got nothing to lose
We can all be free
Maybe not with words
Maybe not with a look
But with your mind
[Possiamo tutti essere liberi
Forse non con le parole
Forse non con uno sguardo
Ma con la tua mente...]
[ »Ascolta: Maybe not - Cat Power]
*Bacio. Lulù*
mercoledì 17 settembre 2008
fiori e fantasia
la la la la la
forza che sei tutti noi
la la la la la
festa di colori
la la la la la
pigia forte e canta insieme a noi
grappoli d'oro
la la la la la
ogni goccia è un tesoro
la la la la la
non ti fermare
la la la la la
pigia forte e canta insieme a noi
e rispondigli che hai
dei profumi di lillà
sei forte e vincerai
vincerai
vincerai
l'uva e l'allegria
la la la la la
forza dai che ce la fai
la la la la la
non fermarti mai
la la la la la
sei il più forte
insisti e vincerai
grappoli d'oro
la la la la la
ogni goccia è un tesoro
la la la la la
non ti fermare
la la la la la
sei il più forte
insisti e vincerai
e se credi in ciò che fai
vedrai che riuscirai
ed il volo di un gabbiano
sei forte e vincerai
vincerai
vincerai
vincerai
fiori e fantasia
la la la la la
forza che sei tutti noi
la la la la la
festa di colori
la la la la la
pigia forte e canta insieme a noi
foglie verdi e cielo blu
e profumi di lillà
e prati in quantità
sei forte e vincerai
vincerai
vincerai
Tempo di vendemmia e di creatività. La pigiatura
[clicca qui per ascoltare la musica]
Un bacetto e una carezza...vellutata! Angelika * . ^
Mauro, suo figlio, era uscito e lei, dopo aver assolto le faccende domestiche, s’era seduta, come suo solito, sul divano. Era sola, stanca, in quella casa così vuota, ma così piena di fantasmi del passato e del presente.
Girava e rigirava il panino tra le mani, non aveva voglia di mangiarlo, desiderava solo che quell’ inferno finisse per sempre.
Aveva preso la sua decisione dopo aver compreso che, nonostante aveva provato in tutti i modi a raddrizzare la sua vita, tutto restava così irrisolvibile ed inaccettabile.
Volle, per l’ultima volta, ripensare al passato fino a quel preciso momento, come atto dovuto alla sua coscienza.
Ricordò il piccolo sgabello che le permetteva di arrivare al lavello per pulire i piatti sporchi che la mamma non aveva potuto lavare. Aveva quattro anni appena. Canticchiava una favola inventata per non udire il pianto della madre, che proveniva dalla camera da letto, ed gni tanto spostava, con le piccole mani, i riccioli biondi che le coprivano la fronte.
Si rivide poi in seconda elementare. Si recava da sola a scuola ed all’uscita guardava incantata i sorrisi delle compagne, mentre stringevano la mano al proprio genitore.
Il tempo trascorreva, si alternavano le stagioni e le festività.
Il Natale era sempre stato per lei e per la sua famiglia la festa più triste. Stavano soli, loro quattro, nessun invito, nessuno che avesse accettato di trascorrere un solo giorno insieme.
Si chiese tante volte se la causa di quel vuoto intorno fosse stata l’irrequietezza del fratellino, fin quando capì che spesso il cuore è distante anni luce dal comprendere il significato della parola Amore.
Arrivò il tempo della scuola superiore, il suo unico spazio sereno, per poi tornare a casa e restare inchiodata alla finestra a fissare le stelle per ore, mentre le compagne andavano in giro o in discoteca.
All’università fu dura i primi tempi, i compagni di corso la guardavano dall’alto in basso perché il papà era sempre fuori dall’ateneo ad aspettarla, beffa del destino!
Lei rispondeva con un sorriso ed abbassava lo sguardo.
Trascorso un breve periodo tutti divennero suoi amici, qualcuno le disse che la sua dolcezza li aveva contagiati.
Già la sua dolcezza! Carezza al cuore per impedirgli di esplodere per lo sdegno e per il dolore che teneva stretto dietro la sua maschera di dignità.
Compensava così anche l’arroganza del mondo, l’indifferenza della gente, la crudeltà della vita.
Imparò ad incatenare le lacrime tra le ciglia anche quando il suo volto fu tumefatto dalla violenza umana.
La mente vagava tra i meandri segreti e profondi della sua anima quando decise di alzarsi dal divano per andare nella camera dei ragazzi.
Aprì il loro l’armadio e ripeté lo stesso gesto che segnava ogni suo giorno da qualche anno.
Avvicinò al viso una camicia che Cristian aveva lasciato, si inebriò del suo profumo, abbassò le palpebre e lo chiamò invano.
Era andato via, non voleva più vederla, forse le condannava di avergli tolto una famiglia…un padre…ma, lei ricordava solo i pugni sferrati sul suo corpo esile. Cristian non capiva che l’aveva fatto anche per lui, per loro… non capiva che lei era stanca, e che, anche se lo sgabello non le serviva più, il fardello sulle sue spalle era troppo pesante…
Smise di ricordare.
“ecco, ora posso uscire “ -
Prese l'auto e si allontanò in un luogo appartato. Si fermò e scrisse alcune righe, poi… chiuse gli occhi.
Quando si svegliò era in sala di rianimazione.
Un dottore dal viso angelico le strinse la mano
- bentornata -
La informarono che l’auto fu trovata contro un muro.
Fu assalita da una folla di pensieri…
- ma io…mi sono fermata…là in quella strada…chissà…forse non volevo restare più là…forse cercavo qualcuno…non so…
Nessuno le chiese…nessuno tornò a quel giorno, nemmeno lei, poiché decise di ritornare guerriera, di soffrire e gioire, di sperare ed illudersi, di essere paziente ed indignata, comprensiva ed intransigente.
Decise sopratutto di continuare ad Amare ed abbracciare ogni gioia ed ogni pena della sua esistenza, a costo di spaccarsi il cuore.
giovedì 11 settembre 2008
sabato 6 settembre 2008
venerdì 5 settembre 2008

all'infinito
Spada crudele trapassa
il cuore livido
Guardo il tuo viso
di vecchio bambino
e chiedo ancora
al mio Dio
Chino la testa
sulle tue mani bianche
sussurro
* * * * *
giovedì 4 settembre 2008
[Lui non c'è mai, diamine!] Solo lettere sparse sul tavolo, ed ovunque, un diffuso cianciar di immensi abbandoni. Squarci d'eternità. - E poi giù, giù, giù, giù, giù, giù, giù ... vino - [Sei forse tornato?] Fantasmi che calcano i cieli, evocandoli. Contemplo il mistico destino. Fisso i miei occhi verso il palpito della fiammella del lume. [ - L'hai tu veduta, pensierosa luna, l'hai tu veduto il suo bacio all'amico?...
Con un bacio, Angelica:-) |
mercoledì 3 settembre 2008
La vita è sempre lì che gioca senza sconti
Ombra di un passato
che ancora lacera la tua pelle d’anima
ferita da un temporale appena nato,
da una luce appassita,
da un’amicizia fragile in balia dei venti.
E confusa,
frastornata
stanca
vorresti
in pensieri incompiuti e irrequieti
abbandonarti al fiume dell’oblio
E vorresti urlare
scrollarti dal corpo quel freddo improvviso
Riprendere a correre
senza trattenere il fiato.
Lacrime
sull’orlo delle ciglia
Pensi
alla felicità come ala di vento
Fragile e irraggiungibile
Ma il cuore batte
fiero
pur nell’amarezza
E
Rialzi il capo
forte
della tua fragilità
E finalmente…
Nel sorriso…
Piangi
martedì 2 settembre 2008

giovedì 28 agosto 2008
mercoledì 27 agosto 2008
Rovi
Osservo il mondo dall’alto
del mio monte di rovi
l’irto cammino
ha ferito le vene
lacerato le arterie
spada nel fianco
mi squarcia la carne
ho pianto di vento
su cuori di ghiaccio
in silenzi di buio
tra abbracci di nebbia
e tu uomo mostri
del cuore i piccoli tagli
li fregi di vanto
disseti il tuo ego
indecoroso mendace
ignori quel rantolo
del vero dolore
che accanto ti passa
logora ed uccide
anime fiacche
di sorrisi vestite
oltre l’umano battito
sudan d’amaro
© Shayra
martedì 26 agosto 2008
sabato 23 agosto 2008
Lo sciabordìo delle onde

giovedì 21 agosto 2008
giovedì 7 agosto 2008
martedì 5 agosto 2008
Il canto degli alberi
Sembrava una giornata iniziata bene, ma in fondo al mio cuore ho sempre il timore che possa cambiare in un attimo la vita.
E’ un bene che sia così, non mi distacco dalla realtà, so che tutto può accadere, nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore.
Ero seduta al bordo della piscina, guardavo la danza degli alberi sulla collina, mentre il vento mi portava il canto dei loro rami.
Ha squillato il cellulare ed ho notato che gli alberi non danzavano più…
Un tremore premonitore mi ha assaltato il cuore. Ho risposto, era la voce inesorabile e crudele del destino.
Patrizia non c’è più, all’improvviso, senza un perché, ho chiuso gli occhi e per una manciata di istanti non ho respirato. Poi il silenzio.
Ancora una volta la vita mi ha sussurrato che per ogni anima che nasce o che torna ce n’è una che va…quanto è alto il prezzo del respiro sul mondo…
Per alcuni, gli indifferenti, questa è la vita, per me è solo dolore.
Non ti porterò un fiore Patty, non ora, ho bisogno di dormire e di sognare il tuo sorriso.
Verrò da te quando tutti sono andati via, lontano, chiusi nelle loro vite, così saremo solo noi due a continuare a parlare d’amore, di albe e tramonti, di quello che sei e rimarrai per me.
Ora è solo tempo di stringerti a me, ancora, ancora e poi ancora, finchè potrò, poi dovrò lasciarti andare dove cantano gli alberi, dove verrò a cercarti, senza mai dimenticare il senso della vita, ed oltre quei vestiti scuri, indossati, da alcuni, per un giorno soltanto…vivrai in me.
Tua Shayra
lunedì 4 agosto 2008
