giovedì 25 aprile 2024

Memoria

Scuola Anni 60 di Gero Grassi 


Marco Grande Maestro conoscevo

passione immensa per Pedagogia

la cattedra era pregna di sermoni


verso i fanciulli divenuti grandi

nel mondo della scienza d'ogni specie

scienziati professori di talento


dava l'impronta giusta ai suoi allievi

ed imparava loro ad imparare

lo star nel mondo onesti cittadini


amici a cui donava gran consigli

sono ispirato oggi nel gran giorno

pur se gli affanni affliggono esistenza


memoria dei consigli che mi dava

lorquando mi prendeva lo sconforto

per gli allievi che davano problemi


seduto accanto a loro nella classe

in comunione d'altri ben disposti

d'ascolto di lezione d'insegnanti


mi ricordava sempre il gran patire

del Salvator del mondo Crocifisso

per la salvezza nostra peccatori.


Ricordo la passione per filmati

indiani e cavalieri lì inquadrati

udivano tamburi in lontananza


cineforum miravano al confronto

del giovedì gli incontri in quel di Bovio

i viaggi sulla murgia nel villaggio


con camionetta della fondiaria

condivisione in segno di Passione

dimora di nobile galantuomo


del cinema visione d'ombre rosse

segnali con il fumo nel linguaggio

spettacolare tipo di memoria.


Ora riposa in Pace nella Luce

contempla il Santo Volto e ci conduce.


Lorenzo 25.4.24


lunedì 4 marzo 2024

Un passo indietro

 

Un passo indietro


Tempo di Grazia

è l'anno bisestile

il ventiquattro


diviso quattro volte

quest'anno è bisestile


Lorenzo 4.3.24

martedì 30 gennaio 2024

I Contadini

I Contadini, F. Speranza, 1934 -1935


"Con voi uomini e donne ...
che con la vostra quotidiana fatica,
rendete feconda questa terra
traendone prodotti abbondanti
e universalmente apprezzati..."

San Giovanni Paolo II, 26 Febbraio 1984

E. Cazzolla, F. Speranza, Pittore del Novecento,

Grenzi Editore, Foggia, 2023, pag.131


E stanno a piedi nudi sulla terra
alle matine in fossa premurgiana
colline in fondo al limitar calanchi,

d'argilla e tufi in borghi di Lucania.
Un quadro di famiglia in un interno,
anzi tra zolle generose e arate, 

son madri e padri con i pargoletti,
in simbiosi d'amore e fratellanza,
un bove con l'aratro e una casetta

che segna il gran riposo di fatica,
pagliaro di rifugio ai lavoranti,
per compagnia c'è il fedele cane.

Un canto luminoso a celebrare
spirito di valore spirituale,
un cerchio di figure familiari.

Il Nostro, a manca, semina con mani,
piegato sulla terra , la nutrice,
cìò che sarà raccolto del domani.

Il giovinetto è il centro del contesto, 
l'autore di pittura di famiglia,
sembra un trionfo della geometria,

tra cielo, terra e monti di collina,
inno trionfale del lavoro agreste
che dona buoni frutti in ogni annata.

Fatiche di campagna in ogni mese,
Valenze d'onestà son sempre accese.


Lorenzo 30.1.24

lunedì 29 gennaio 2024

Mio zio

Il potatore


Zizì: Mio zio. 

 

Quanne jè tìmbe de zàppe e pìute, 

nè amìce nè nepìute, 

quànne jè tìmbe de venemà 

zizì da dòue zizì da ddà.

 

Quando è tempo di zappare e potare,

nè amici nè nipoti,

quando è tempo di vendemmiare

zio di qua zio di là.


Fonte N. Pice 

 

Ora è tempo di potare e zappare,

è l'ora del riposo ai nostri ulivi

prima della ripresa vegetale,

 

per cui lo zio invita i suoi nipoti,

nei campi per ausilio a disbrigare

le regole del tempo dell'inverno,

 

dopo che a dicembre han dato i frutti

per l'olio benedetto dell'annata.

Dall'orecchio non sentono ragione,

 

non è per noi mestiere da sbrigare,

comporta assai fatica con il freddo

che incombe alla mattina di gennaio,

 

come quel padre invita il suo Colino

l'erede a cui spetta il suo podere,

zappa Nicola mio, non indugiare,

 

rimuginando, il Nostro, tra i suoi denti,

variando il più volgare, nìcce tatà,

alzando il dito medio della mano,


oppur ruotando il pollice e l'indice,

come per dire non c'è nulla da fare, 

per l'incombenza della potatura,

 

lasciar chioma leggera che permetta, 

ad aria e sole di attraversarla.

Lavoro che comporta gran fatica,

 

è meglio la vendemmia nell'autunno

quando il caldo giusto ti consente,

d'essere allegri in dolce comitiva,

 

lì dove c'è lavoro a giovinette,

tengono compagnia all'imbrunire.

Ordunque, lo zio di qua, lo zio di là,

 

io voglio lavorare alle matine,

fin dalle prime ore mattutine.



Lorenzo 29.1.24


Rispetto alla precedente versione

del 29 gennaio 2023 è indicata la fonte 

del detto dialettale e il cambiamento 

del senso di alcuni versi,

più veritieri dei precedenti.

Il termine zappare ha un doppio significato:

Zappare nel senso autentico del termine,

oppure faticare in qualsiasi situazione, 

cioè in senso figurato, zappare, mietere, 

potare, lavorare e quant'altro.


Treccani: Zappare v. tr. [der. di zappa]. – 1. Lavorare la terra con la zappa: z. un campo, la vigna, l’orto, il giardino; usato assol., andare, mettersi a z.; ma va a z.!, come modo polemico di contestare a uno la sua incapacità per un lavoro impegnativo; prov. tosc.: chi vuole aver del mosto, zappi le viti d’agosto, un buon risultato esige una tempestiva preparazione; scherz., io sto coi frati e zappo l’orto, frase con cui si dichiara di rimettersi, stando in compagnia, alle decisioni degli altri. 2. Nel linguaggio milit., ormai ant., fare con la zappa lavori di fortificazione: z. le trincee; z. sotto a un baluardo, a un bastione, per abbatterlo. 3. fig. a. non com. Di cavalli, percuotere la terra con lo zoccolo, a guisa di zappa. b. Nel linguaggio sport., con uso assol., zappare, colpire con un calcio il terreno invece della palla. c. Con valore spreg., in usi e con sign. diversi: z. il pianoforte, l’organo, suonarli rumorosamente e male; z. i quattrini, averne in gran quantità; non com. z. nella rena, nell’acqua, affaticarsi inutilmente; assol., zappare, nel linguaggio marin., vogare male, riferito all’armamento di un’imbarcazione.

domenica 28 gennaio 2024

Potatura della vite

Graspa 

 Abbròile: Aprile. 


Ci se petàisce ad abbròile, 

se fèuce assèje acqua e picche mìrre: 

Se poti ad aprile, ricavi molta acqua 

e poco vino.


Fonte : N. Pice



Sa bene il contadino quando pota,

la vigna sua sita  alle matine

in fossa premurgiana conosciuta,


la potatura da novembre a marzo,

subito dopo caduta di foglie,

migliore il tempo da gennaio a marzo

 

prima del pianto cosiddetto in vite,

è un pianto di ritorno della pianta

dopo il riposo di vegetazione.


Il pianto rappresenta il suo risveglio

dal letargo in mesi dell'inverno,

quest'è il detto del saggio vignaiolo,


se in aprile fai la potatura

tu la vendemmia avrai con scarsa resa

con acqua in abbondanza e poco vino


e quando a San Martino avrai il novello,

scoprirai annacquato il tuo vinello.


Lorenzo 28.1.24

sabato 27 gennaio 2024

Per non dimenticare

Memoria



 L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità 

da cui non dovremo mai togliere 

il segnalibro della memoria. 

(Primo Levi)




Il mondo dei balocchi ormai sommerso
nella cartella un pinocchio rotto
guarda in avanti infante in borderline
e passo dopo passo i sogni persi

ma li mantiene qui per ricordare
in cassaforte posti dopo il guado
cosa l'aspetta adesso solo spine
ed una barca posta sulla riva

con sguardo volto colmo di terrore
in mondo immerso dentro la tragedia
dei campi coltivati dalla morte

ricordi tramandati per memoria
per non dimenticare lo sterminio
anime inermi e occhi nelle fosse
 

Copyright © Lorenzo 27.1.24

venerdì 26 gennaio 2024

La Vita vera

La Vita vera


"Appena aldilà di quella soglia"


Alberto Maggi, Fiducia, Edizioni Romena, 

sesta ristampa, Aprile 2023, pag 45


di quella soglia

un passo ed un momento

persone care 


momento bellissimo

in nuova dimensione


siamo qui con voi

qui nella stanza accanto

nulla è cambiato


col lume nella notte

la Luce accesa accanto


Lorenzo 26.1.24

mercoledì 24 gennaio 2024

Tra pepe e ghiaccio

Chiesa dell'Annunziata 


RE PPÀIPE SE VÈNNE A JÒNZE, 

LA NÀIVE A RÙUTE


Il pepe si vende a once, 

la neve a chili, 

a dire il maggior valore del pepe 

rispetto al ghiaccio; 

metaforicamente il detto 

è riferito a qualche brunetta vivace, 

per esaltare il suo colorito 

di pelle scura, rispetto ai più comuni 

visi languidi delle altre ragazze.


Fonte N. Pice


Io ricordo il mercato scoperto,

frutta e verdura e qualche bancarella 

salumi e affini lungo quella strada, 


vicino ad una chiesa con le scale

ed una piazza con reperti antichi,

raccontano la storia d'una torre


rimossa alla coscienza, seppellita,

con mura antiche poste per difesa.

Nel mercato, memoria non m'inganna


c'era una bancarella piccolina

ai limiti di scala benedetta,

vendeva il pepe macinato o a grani


'na cartecedde de pèpe si diceva,

un piccolo cartoccio quasi un'oncia 

per rendere pietanza più gustosa,


col filo d'olio dei bei campi nostri,

pasta e fagioli, legumi d'altra specie.

un'oncia che misura trenta grammi, 


ordine a giro sopra i maccheroni 

con mozzarella, sugo con polpette 

e la bologna d'arricchire il gusto


iusche lù pèpe gridava quel chiazzere,

per fare avvicinare i compratori,

nulla in confronto di barrette al ghiaccio


a chili si vendeva presso villa,

la fabbrica del ghiaccio ora estinta

per fare posto ai nuovi grattacieli,


Anni sessanta per la via maestra,

erano barre bianche e ben squadrate

lunghezza suppergiù sul metro e passa.


rappresentava mestiere d'estate,

per i ghiaccioli colorati e freschi,

si vendevano in tempo di stagione,


oppure si comprava per le case, 

per rinfrescare in brocca il bottiglione,

del rosso primitivo o cerasuolo.


Tempi estinti d'un tempo passato, 

eppure ancora non dimenticato.


Lorenzo 24.1.24

martedì 23 gennaio 2024

Acqua salutare

 

F. Speranza. Borgo antico Anni trenta 


VÈULE NA CARRÒZZE O NU CARREZZÒINE 

N’ÀCQUE DE MÈUSCE E DDÒUE D’ABBRÒILE


Una carrozza o una carrozzella vale tanto 

quanto vale una pioggia di maggio 

e due di aprile: 

in un paese siccitoso una pioggia primaverile 

può determinare un buon raccolto delle olive. 

Il contadino identifica nei due lussuosi 

mezzi di trasporto, 

di cui fruisce il ricco proprietario terriero, 

il termine di paragone per significare l’arricchimento 

che a lui può solo venire dalla disponibilità di acqua.


Fonte N. Pice


Il motto dice tutta la sostanza

della valenza d'acqua benedetta,

si sa dalle mie parti c'è carenza


e allora il vecchio saggio cosa inventa,

confronto con attrezzi d'altri tempi

e un pozzo d'acqua sempre beneaccetto.


Ricordo da fanciullo quei sottani 

dove non c'era una fontanella,

al più trovava il posto sulla piazza,


per il bisogno che serviva a tutto,

igiene personale e di ristoro, 

allora, che t'inventa "Crocifissa"


*capàse o càndre da riempire d'acqua,

per cucinare al fuoco di fascine

e igiene personali quotidiani.


Fronte ai sottani casa dei padroni

e a piano terra c'era un bel pozzetto,

per conservare l'acqua che pioveva,


e quei Signori tanto generosi,

permesso ai confinanti bisognosi,

davano loro, intanto, tanto amore,


ch'attingere potevan nel portone.

Il paragone con carrozze e affini,

sta tutto nel benessere dell'acqua,


pioggia di primavera è bene accolta

dal ricco possidente d'uliveti,

che spera nell'inverno un buon raccolto.


E'meglio un pozzo d'acqua o una fontana,

che la carrozza vada in via lontana.


Lorenzo 23.1.24


*Capàse o càndre, vaso grande di terracotta. 

Detto nel termine dialettale dei nostri nonni "ù Capasàune"


ibidem, N.Pice

domenica 21 gennaio 2024

Ironia

 Ironia 


MÀRZE, NGÀT’A MMÀRZE E U MÉSE DE MÀRZE, 

ABBRÒILE, NGÀT’AD’ABBRÒILE E U MÉSE D’ABBRÒILE, 

MÈUSCE, NGÀT’A MMÈUSCE E U MÉSE DE MÈUSCE 

SÒNDE NÒVE MÒISE, MARÌTE MÒJE?


Marzo, dalle parti di marzo e il mese di marzo; 

Aprile, dalle parti di aprile e il mese di aprile; 

Maggio, dalle parti di maggio e il mese di maggio: 

sono nove mesi, marito mio? 

Detto da una moglie fedifraga al marito, 

per fargli credere che il parto avveniva 

ai nove mesi giusti.


Fonte N. Pice


Dell'ironia fa il suo mestiere,

la moglie traditrice al suo consorte,

a cui promise un giorno il giuramento


davanti ad un altare o all'ufficiale.

I dubbi del marito già fugati,

sono tre mesi d'anno ripetuti,


del principale il nome e ai lati aggiunti,

avanti retro parti col mensile,

parla di marzo aprile e quel di maggio.


Non ricorda il Nostro, prima di marzo,

in quel settembre era alla vendemmia

un fuori terra in agro a settentrione.


Dunque, tranquillo caro mio, tranquillo,

i mesi sono nove, giusti giusti,

mesi di primavera e inizio caldo.


Fedele sono stata a mio marito,

ch'ho preso sottobraccio, buon partito.


Lorenzo 21.1.24


sabato 20 gennaio 2024

Mandorle

Mandorla Filippo Cea

 


JÈ MÈGGHIE U PASTANÌDDE A LA PÒRT’AGHESTÒINE 

CA LA FILÌPPE CÈIE A RE MATÒINE


Meglio possedere un “pastanello” 

(qualità di mandorla di minor pregio)

in un campo nei pressi di porta Robustina 

che la Filippo Cea (qualità pregiata)

in una zona murgiana (le Matine).


Fonte N. Pice 



Aveva un campicello fuori porta,

dopo le Croci accanto ad un macello

oltre la strada circonvallazione,


un piccolo podere ordini otto,

eredità del Padre col mio nome

un uliveto in più qualche alberello,


mandorle pastanello giusto il gusto, 

per preparare dolci per le feste,

il nome di padrona "Crocifissa".


A quel podere si giungeva a piedi,

quattro passi da Porta Robustina,

pietre  a confine lungo quel quadrato,


carciofi di stagione ai piedi suoi

e al centro un pagliarulo come un trullo,

luogo di scampagnata di Pasquetta,


per aria salutare dopo il pranzo,

di Pasqua e di giornata dopo festa

ed in quel trullo attrezzi di lavoro,


poneva il nonno e parlo di cent'anni.

Ora quel campo in mente d'altri tempi,

ci sono adesso molte abitazioni,


costruite dagli eredi di quel campo.

Dunque, nella memoria resta il motto,

dell'aforisma scritto e sopra detto,


mandorle pastanello di marine,

che la Filippo Cea alle matine.


Lorenzo 20.1.24

mercoledì 10 gennaio 2024

La Luce nella Masseria


La Luce nella Masseria



"Il Natale del 1942, fu per me un Natale 

tutto particolare, [...] perchè passato 

in campagna, presso la masseria denominata 

"La Parata", sita a ridosso del folto 

ed esteso bosco "Montepiano", al confine 

tra il tenimento agricolo di Ferrandina 

e quello del Comune di Salandra."


E. Colle, Sul Filo della Memoria, Racconti .. 

Ed. Tipogr. Cortese, 2014, pag.117



Anni sessanta in terra di Lucania

famiglia numerosa in masseria

bambini e figli tanti tutti assieme,


a capo il patriarca nonno Eustachio

mantiene l'armonia in tutto il gruppo,

arriva la tivu a rallegrare 


in terra dei calanchi e dell'argilla.

Voce narrante è un piccolo fanciullo

e tutti intorno al nonno si lavora,


le mamme in faccende casalinghe

uomini tutti a coltivare i campi.

L'innovazione tecnica nel segno


e l'antennista ha il suo da fare,

per celebrare rotta del progresso,

naturalmente solo pochi sanno 


vedere i nuovi sogni e il nuovo tempo.

Arriva intanto un ricco possidente,

vecchio operaio della masseria


e chiede d'investire per comprare

la masseria per oscuri sogni,

cavare dalla terra tufo e argilla,


miscela necessaria per cemento

e costruire case nei quartieri,

il nonno Eustachio nicchia su proposta.


Un figlio intanto corre verso un male

ch'attinge le sue membra giovanili,

il tempo inesorabile s'addensa


sulla famiglia unita fino allora

e intanto il nonno passa ad altra Vita

e lì comincian guai per fratelli


guerra d'eredità per masseria,

ma prima il nonno compra un negozietto

per dare un lavor sano al suo malato,


sali e tabacchi, biglietti in lotteria

per vincere la sorte a Capodanno,

i bimbi sanno pure dove andare,


sedersi a riposare in casalini.

E c'è una luce che risplende in via

raggi negli occhi a guardare il sogno.


La guerra intanto, unione di famiglia

mina il contesto prima assai coeso,

ognuno prende sì la propria strada


ed uno ad uno cedono al tranello,

dell'avvenente furbo frontaliero

per comperare quella masseria.


Luce trafigge la protagonista,

colpita dallo strale dell'amore

del suo dirimpettaio tabaccaio.


Così la masseria resta intera,

unita nel gran nome dell'unione,

il Nostro compra la televisione


portandola così in masseria,

quindi, frattanto, il fiato della voce

della fanciulla, muta fino allora,


la profezia del nonno raccontava.

Questa è la storia, infin, a lieto fine,

ci si ritrova insieme alla visione


di cara beneamata mamma rai.

In mente c'è sermone dell'estinto,

a volte basta poco per la pace


guardarsi in faccia, il verbo in disincanto,

con luna grande e del gallo il canto.


Lorenzo 10.1.24

domenica 7 gennaio 2024

della Memoria

 della Memoria


Presenza penetrante in nostra vita

sei dentro i nostri sguardi tristi e vuoti

di quella lucentezza dei tuoi occhi,


quel lunedì un Angelo ti prese

e ti portò nel Regno oltre la morte

nel precategoriale in Vita Eterna.


I lacrimati occhi sul sepolcro,

ti sentono vedendo la tua Gloria,

miseri noi rimasti qui a penare,


non ti dimentichiamo sui tuoi campi

squadrati ed ordinati dei tuoi tempi.

Amor di disciplina ancor ti segna,


mentre beato in infinito Regno

Tu guardi Illuminato il Volto Suo,

in braccio alla Sua Misericordia.


E mentre siamo ancora nel reale,

Ti ricordiamo in questo Memoriale.


Lorenzo 7.1.24