Non dimentico
quando l'anima sente
il lor profumo
pulsione di passione
concerto di colori
Lorenzo 31.3.23
Blog di Poesia, prosa e approfondimenti. I testi presenti in questo blog sono stati pubblicati in vari libri a nome dell'autrice.I diritti di tutti gli autori sono riservati, poichè sottoposti alla legge che tutela il copyright.Ogni violazione sarà denunciata.
Non dimentico
quando l'anima sente
il lor profumo
pulsione di passione
concerto di colori
Lorenzo 31.3.23
Ah se almeno potessi
suscitare l'Amore
come pendio sicuro
del Mio Destino!
Alda Merini
Da valle al monte è curvo quel pendio
con le ferrate poste per la meta
i segni di rimosse indicazioni
ed occultar così la via maestra
ricordo un tempo quando per usura
il mastro sarto disfava il cappottino
girando il lato logoro in rovescio
per metterlo al fratello giovinetto
questo il destino amaro d'una volta
con stracci estinti si giocava in strada
e si chiedeva al nonno cento lire
era in salita strada dell'amore
strada sterrata giudice il destino
quando s'illuminava quel pendio
Lorenzo 30.3.23
Dove s'alberga
la dignità di figli
un tempo c'era
parola di rispetto
per onorare il padre
in pochi verbi espressi
Lorenzo 28.3.23
Tonalità accese dissonanze
un clima di battaglia si prepara
tra l'uomo primitivo e ignote forze
lotta imminente già si prefigura
ritorna primavera in canti e danze
un tronco flagellato e rami spogli
preludio d'una scena in campi vuoti
per sacrificio di fanciulla scelta
cupo concerto nel vallo di morte
nei suoni dell'organico orchestrale
tra flauti clarinetti e poi violini
fagotti violoncelli e contrabbassi
nell'aria v'è profumo di sementi
i germi schiusi in gemme rinnovate
mentre sull'altopiano il mondo aspetta
quadro pagano in giovinezza amara
per propiziare il bene degli dei
in vista della nuova primavera
vano ricordo impresso d'armonia
incubo di terrore in sinfonia
Lorenzo 28.3.23
Prima stagione
sono petali rosa
fiori di pesco
dipinti nel momento
profumo di stagione
Lorenzo 26.3.23
Cìcere a mùudde.
Ceci a mollo.
Atti e parole di finta amicizia: moine, lusinghe.
I falsi amici
ti fanno le moine
fanno credere
d'essere sì cortesi
infidi personaggi
malignamente
pensano sotterfugi
per ingannarti
son come i ceci duri
messi in ammollo in acqua
coi palliativi
rimuovono durezza
per essere gustati
Lorenzo 25.3.23
Re ciòccere d'Altamìure vònne càreche a la scìute e a la venìute.
Gli asini di Altamura vanno carichi sia all'andata che al ritorno.
Sottolinea l'intenso traffico di merci di scambio tra due comunità
che si integravano: olio e mandorle da piana degli ulivi e grano,
cereali e latte lavorato (formaggi) dalle zone murgiane di Altamura.
C'è cortesia
tra piana degli ulivi
ed alta murgia
son ciucci di fatica
asini d'altopiano
e sia l'andata
che il ritorno in sede
è ciò che conta
carichi in direzioni
somari son costretti
Lorenzo 24.3.23
Appunti presi al mare tanto amato
in primavera torna per la festa
per rimanere in luogo che ha nel cuore
il mare il sole piana degli ulivi
la mistica visione di chiesette
egli conosce bene il loro spazio
con il pennino in fogli degli appunti
gli schizzi con inchiostro e annotazioni
mette di getto tutto ciò che vede
colori luci ed ombre e stella madre
all'alba ed al tramonto con il vento
nella bruma d'inverno meneghino
riscopre tutt'intatti quei profumi
della sua terra scrigno nei disegni
rivede tutti gli angoli del borgo
come quel tempio che conosco anch'io
le campane rintocchi alla controra
appunti scritti solo per memoria
la strada di sinistra a destra ulivi
che ridipinge in ogni proiezione
vivendo e ricordando sfumature
nel quadro dell'inverno c'è un fanciullo
e un cavaliere in sella ad un cavallo
Lorenzo 23.3.23
Son pesci della taglia di paranza
gustosi per palato a cose fatte
seppioline cicale e quattro triglie
cozze con guscio giusto una manciata
pomodorini freschi di stagione
un ciuffo di prezzemolo tritato
cipolla ed olio evo di trappeto
il sale quanto basta ed un aglietto
il vino bianco secco malvasia
pulire il pesce ed eviscerare
in un tegame dorare quel soffritto
un filo d'olio cipolla ed aglietto
sfumare a vino bianco profumato
un poco d'acqua e pomodorini
peperoncino oppure un po' di pepe
quindi versare i pesci con il frutto
ricci di mare come la figura
un tocco in più al gusto di caciucco
cottura una ventina di minuti
ed assaggiare prima di impiattare
consiglio di stellati a tutti i cuochi
crostini con il pane brustolito
zuppa nei piatti col sughetto in teglia
condire gli spaghetti per il primo
un piatto nato povero al palato
adesso prelibato e ricercato
Lorenzo 22.3.23
Vedrai fiorire terre piene di magia
e io sarò la chioma d'albero più alta
per darti frescura e riparo.
Alda Merini, da Amore, vola con me
Sentiero della murgia disconnesso,
terra di sogni e luoghi di mistero
e m'incammino in mondo di magia,
all'improvviso un antro s'apre, tetro
alone d'un arcano e di paura
orma del tempo, grotta di calcare,
un po' con mano d'uomo per ausilio
pietre su pietre levigate a mano,
disposte nell'ingresso per difesa.
Un alberello dalle folti chiome
regno di pettirossi e pappagalli,
ove s'alberga il respiro del tempo,
la musa ispiratrice di poesia
regina delle note ed armonia,
col flauto fra le mani e fiori in testa.
Si entra e scopro un mondo di magia,
un pagliericcio steso sulla terra
ed un uncino sulla volta ad arco
per porre su quel ferro una fiammella
e dare un po' di luce nella notte,
una lucerna, lampada a petrolio.
Orme d'ovini in quel luogo oscuro
un fuoco spento e d'un pasto avanzo
di qualche giorno indietro quelle tracce,
si passa un po' a tentoni, ci s'illude,
un brivido mi corre nella schiena
e sulla volta il nero di quel fumo.
Abbandonando il luogo di magia
ritorno indietro, riprendendo via.
Riproposta per il compleanno di Alda Merini
nata il 21 marzo 1931
Le vele al vento
la luna piena in cielo
piatto con frutta
uva nera compagna
all'uva bianca Italia
Lorenzo 20.3.23
Indomito la nave di Marina
che navigasti in mari della terra,
il motto, velut nomen sic corda
come il nome così i vostri cuori,
Indomiti d'Italia Marinai.
Un groppo nella gola t'ha già preso,
ricordi il mare nostro che solcasti
dalla Sicilia alla Maddalena,
fosti mandato un giorno che m'hai detto,
tre giorni per trovare la tua nave
che intanto precedeva il tuo viaggio.
Fu breve il tempo tuo in questo mare,
tornasti per formare un'altra nave,
quella della famiglia, il suo nocchiere
accanto alla consorte e a tua progenie
che t'hanno fatto divenire nonno.
Adesso il tempo tuo d'esperienza
è sempre intento a incidere faccende
dentro l'ufficio a sbrigare carte
d'adempimenti dei contribuenti
che devono dar tracce numerate.
A te amico caro i nostri auguri
per nome che ti porti dentro i cuori.
Lorenzo 19.3.23
Un orto arato e contadini intenti
fra zolle rivoltate con la zappa
per estirpare l'erbe lì rinate
ed un donna s'apre a quella scena
porta del cibo per il pasto in posto
ripresa la sequenza dal prospetto
addosso alla ringhiera sopra il fosso
ricordo bene il piccolo paesaggio
ero un infante nato presso il luogo
quando quel campo coltivato a fiori
addetto d'un negozio ben provvisto.
Luogo del cuore mistico d'artista
la lama in vista in trittico di vie
una cisterna in uso per raccolta
d'acqua piovana utile alla terra
con brocche e secchi ad innaffiare gli orti.
E sopra d'essa pergola di vite
che porta l'uva prima della festa
di quel d'ottobre terza settimana
in alto infine pini d'una villa
sita su strada andante in alta murgia.
I campi appena arati in una foto
uguale in tutto sempre il cuore in moto
Lorenzo 18.3.23
Vento di tramontana in questi giorni
folate parallele a primavera
spirano scapigliando i sogni umani
in tempo che viviamo in proiezione
disincanto fatidico successo
effimero d'un giorno o altro ancora
un anno un lustro poi cosa ci aspetta
speranze vane se non condivise
chè tutto passa e nulla ci appartiene
esseri siamo artefici e chimere
i costruttori di valori giusti
non respingiamo questi a cose vuote
fissiamo i nostri sguardi verso luce
illuminanti le nostre povertà
Lorenzo 17.3.23
Una foto, frammento d'un vissuto,
entrare nelle storie del paese,
umile traccia della sua passione,
un'Anima che adesso è in altra vita,
in quella dell'eterna giovinezza,
dove contempla in volto il Salvatore,
com'era il nome suo nei registri
di nascita e quelli d'istruzione,
io l'ho conosciuto adolescente
seduto in banchi vecchi della scuola,
quella che proiettava al piano in basso,
coloro che svettavano in alte cime.
Moti dell'anima per gli amati luoghi
dove ciascuno osserva il suo mestiere,
quelli rimasti ancora per onesti,
gli uomini che vestono il sudario
con la fatica d'ogni giorno in ore
che vanno d'alba fino al far di sera,
come quel ciabattino che conosco,
ogni giorno un cenno riverente.
I passi del viandante sulle chianche
di Piazza che un tempo era la grande
che custodiva storie d'antenati
e devozione per la Madre Amata,
i vicoli di strade conosciute,
dove al mattino s'aprivano gli usci
e s'intuiva che notte era passata
e fuor di dubbio s'era ancora vivi,
i panni stesi al muro della casa
oppure su stendini sulla strada,
testimonianze di cultura e vita
del borgo amato e caro che l'invita.
Lorenzo 16.3.23
Idi del mese
di marzo divisione
prima stagione
primavera alle porte
i campi sono in fiore
Lorenzo 15.3.23
E nel silenzio ascolto la mia mente
tutto è scontato scritto nel papiro
oltre categorie dell'essenza
in mie radici fondano il pensiero
quando s’inebria l'esseci di quiete
bassi i miei occhi rughe pensierose
partono da lontano i miei riflessi
dal mondo della vita dai trascorsi
quand’ ero immerso in sogni del suo grembo
d’allora contemplavo la sua luce
lampada accesa a generar respiro
non era vuoto allora il mio silenzio
né mi pesava il germe che cresceva
la musa ispiratrice mi prendeva
momenti pieni avvolti nella pace
abito dolce cinto nel dolore
questo frammento d’un lungo cammino
poche le gioie infatti d'esistenza
allora mi consolo nel mio germe
spirito fisso posto in alte vette
piegato intanto nell’ispirazione
così m’aggrappo in essa e mi crogiolo
con musa di poesia resto solo
Lorenzo 13.3.23
L'uso del caminetto d'altri tempi
ed ora si son persi quei valori
della famiglia unita del passato,
legna d'ulivo coi rametti secchi
potati dopo l'olio dell'annata
per dare a drupe una buona resa.
Ma riprendendo quel discorso preso,
un tempo riscaldava la cucina,
intendo il vano caldo della casa
ove la mamma accendeva il fuoco
e vi poneva un treppiedi ritto
che sosteneva la caldaia in rame,
affumicata fuori ma all'interno
protetta da una patina di stagno,
mastro Giovanni nella sua bottega,
con mano del mestiere provvedeva
a renderla per l'uso di cucina.
Ora mi spiego meglio nell'intesa,
acqua che bolle al calor di fiamma
e subito spaghetti da lessare,
il sale quanto basta per sapore,
un piatto succulento con sughetto,
tre pomodori un po' d'odore aggiunto,
basilico profumo di stagione
e dalla madre un tocco di magia
per dare alla famiglia l'allegria.
Lorenzo 12.3.23
All’episodio prendono parte Levi e Jean,
il pikolo della baracca,
mentre si stanno dirigendo velocemente
per mettersi in fila per avere la loro razione di zuppa.
L'undicesimo capitolo, Il canto di Ulisse, è ispirato al ventiseiesimo canto dell'Inferno, in cui viene narrata la vicenda umana di Ulisse, guidato - come Dante e come Levi - dalla sete di sapere: il protagonista cerca di ricordarsi i versi danteschi e di tradurli al Pikolo del Kommando chimico. Levi rivive la chiusa del canto (mentre è in fila per la zuppa) come metafora dell'esperienza che sta scontando nel lager. "- Kraut und Rüben - Si annunzia ufficialmente che la zuppa è di cavoli e rape: - Choux et navets. - Kàposzta és répak. Infin che 'l mar fu sovra noi rinchiuso"
Il canto di Ulisse.
Chissà come e perché mi è venuto in mente
[...]
Jean è attentissimo,
ed io comincio, lento e accurato:
[...]
... "Quando mi apparve una montagna, bruna
Per la distanza, e parvemi alta tanto
Che mai veduta non ne avevo alcuna."
(Dante, Inferno, Canto Ventesimosesto vv. 133 e segg.)
Sì, sì, “alta tanto”, non “molto alta”,
[...]
E le montagne, quando si vedono di lontano…
le montagne…oh Pikolo, Pikolo, di’ qualcosa,
parla, non lasciarmi pensare alle mie montagne,
che comparivano nel bruno della sera
quando tornavo in treno da Milano a Torino!
[...]
(Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi,
Torino, 1976, pp. 100 - 103)
E mentre il treno scorre la pianura
quattr'alberi si toccano in contrasto
fermo un istante immagine negli occhi
vedo due cuori e in mezzo le montagne
lontane ora distanti dalla vista
e straziano memorie di ragione
ancora il grande ad addolcire il cielo
d'angoscia che s'annidda dentro al petto
non torturarmi ancora del passato
vediamo jean d'indurre ora nel porto
la fila disperata per il Quando
e qui verrà il tempo del ritorno
sorte segnata a pochi fortunati
i molti invece a rinsecchir quei rami
col fumo di fornaci refrattarie
deserti ardenti d'anime costrette
parlami adesso per cambiare in mente
il corso dell'istante che mi prende
adesso il Quando assilla i miei ricordi
in disinganno che mi stringe il petto
l'istante il Quando è piccolo frammento
ora c'è il nulla intorno al mio tormento
Lorenzo 11.3.23
In lontananza vedo la mia grotta
dove lasciai un giorno i sogni d'altri
pietre riposte da natura avara
oppure quelle messe dagli umani
chiudendo il varco ai singoli viandanti
che vanno per la murgia in far dell'alba
a cogliere buon frutti della terra
foglie spinose o funghi cardoncelli
quando la pioggia bagna quelle zolle
fatte di pietra mista a un po' d'argilla
con verdi cicorielle di campagna
e un po' di fave secche già sgusciate
nel mese dell'estate in chianche d'aia
servono lesse per riempire il desco
merce di scambio per un po' di pane
nel tempo che concede provvidenza
Lorenzo 10.3.23
Balconi in fronte
socchiuse le finestre
manda il segnale
in giorno della donna
è lì l'innamorato
Lorenzo 9.3.23
Donna che doni
al mondo comunione
d'alba a tramonto
tu sei la luce d'uomo
il suo sostegno eterno
Lorenzo 8.3.23
Dipinto di F. Speranza 1945
Chiesetta di campagna tra gli ulivi
un miglio dista appena dal mio borgo
strada in salita verso le matine
il luogo dei vigneti e d'un casale
e sulla strada edicola votiva
ch'è sempre illuminata con i ceri
passati i due paesi verso murgia
s'incontra una borgata d'un Casato
villaggio chiuso intorno ad una chiesa
ove pregava gente di quel luogo
un tempo la dimora dell'estate
antica corte e nobili signori
aria un po' triste in giorni dell'inverno
s'odora già profumo di stagione
tra ulivi e mandorleti già fioriti
mentre passavo il valico di via
e mi sedevo al muro oltre quel chiasma
quando di buon mattino ripetevo
suonava l'era degli apprendimenti
per evitare il chiuso della stanza
e respirare l'aria del mattino
non passano più carri con i muli
che risonanti scheggiavano asfalto
segnanti il passo e dire Ave Maria
Lorenzo 7.3.23
L'Italia è un paese misterioso.
[...]
Così,tutti credono di conoscere questo paese,
e ne conoscono infatti gli aspetti illustri e meno illustri,
quelli famosi cantati dai poeti,
e quelli spesso assai tristi, che appaiono
allo sguardo del turista annoiato o compiaciuto.
[...]
Estranea alle città illustri ,
fuori delle strade conosciute,
c'è un'altra Italia: l'Italia dei contadini.
Essa si stende dappertutto sotto le Alpi,
appena fuori dei sobborhi polverosi.
E' un'altra civiltà, con un altro metro,
tuttavia anch'essa differenziatissima.
Carlo Levi, Le Mille Patrie,
Parte prima 1. Il mito dell'America,
Donzelli Ed, pagg.5-6
Divisa a strati il nord e meridione
i contadini diversi per natura,
a settentrione agreste di pianura
conosce il palinsesto organizzato,
il mezzadro della valle padana
come un nobiluomo tiene nel cassetto
di canterano arcani dei suoi avi,
più puri invece sono a mezzogiorno
tra brulle terre e dorsi d'appennino,
fatte di zolle ostili ch'allontana
gli uomini che vivono già vinti
da condizioni e afflitti da fatica
sommessi dai nobili signori
di latifondi e feudi ereditati,
fatti di sassi e sterile campagna.
E' vita amara e difficoltosa
e grama d'ogni bene e di speranza,
soltanto i sogni in mente di quel mito.
Pietre su pietre rocce della murgia,
rotte dai contadini con le braccia.
Lorenzo 6.3.23
Primi di marzo
mandarini maturi
prelibatezza
primavera alle porte
germogli e fiorellini
un manto fra le zolle
di mandorli nei campi
pure l'ulivo
cresce di giorno in giorno
nel corso di stagioni
la polpa gialla
è dolce e succulenta
è senza semi
con buccia si prepara
liquore e marmellata
Lorenzo 5.3.23
Tale mondo si è protratto nel tempo [...]
anche perchè ha elaborato scenari di un altrove
nel quale la sofferenza avrebbe trovato
definitivo riscatto, di paradisi variamente modellati [...]
Carlo Levi, Le Mille Patrie,
Una finestra sul mondo,
introduzione di Luigi Maria Lombardi Satriani,
Donzelli Ed, pag. XVI
"E' più vicina qui l'America degli emigranti,
con la speranza di una vita migliore,
che non l'Italia e il Governo di Roma"
dal film di Francesco Rosi "Cristo si è fermato a Eboli"
Un sogno che s'avvera lungo il mare
quando lo scafo lascia il porto amico
sull'onde di speranze e di fortune
per contadini posti a mezzogiorno
mentre si parte verso il sogno il mito
così la nuova terra che diviene
terra sognata il luogo della vita
staccandosi dai sacri simulacri
dei possidenti baroni di contrade
che in latifondo hanno il loro regno
sfruttando la fatica dei braccianti
e rimpinguando l'avido bottino
sul sudore di stanchi mietitori
nelle campagne d'uliveti o spighe
che all'alba s'incamminano nei luoghi
pe ritornare a sera a lor tuguri
una stanza per l'esistenza amara
divisa tra persone ed animali
per mondo dei braccianti quell'altrove
il sogno americano in ogni dove
Lorenzo 3.3.23
Deciàive tatarànne: nescìuna amecìzzie dìure cìnd'ànne.
Diceva il nonno: nessuna amicizia dura cento anni.
Un rapporto amichevole può subire un'incrinatura
in qualsiasi momento. Nella vita, infatti,
affiorano sempre tante occasioni
che portano alle incomprensioni.
L’importante è superarle con la buona volontà.
Tuttavia, il rapporto di amicizia originario,
è incrinato per sempre.
Un esempio, un piatto rotto, si può riparare
con il fil di ferro, come si faceva una volta,
con l'antico mestiere del conzapiatti; comunque,
il piatto è sempre rotto.
I nonni!!
I vecchi saggi
dei nonni la sapienza
è questo il detto
dei nostri genitori
del secolo passato
non conosciuti
memoria e loro tracce
in epitaffi
per campi di battaglie
riposano al sacrario
Lorenzo 2.3.23
Fontana al piano in vista d'acquedotto
una brocca di coccio a collo stretto
sottani al piano terra sulla via
ed una scala con quattro gradini
custodi d'una storia di famiglia
abita lì progenie numerosa
massaia cura i figli con amore
il padre un contadino sta al servizio
d'un caporale al soldo del padrone
s'affaccia alla mattina per lavoro
in piazza grande per la sua promessa
di sera precedente al quel bracciante
così s'avvia ai campi della murgia
per svolgere lavoro di stagione
quello più grande la raccolta in agro
in piana degli ulivi a pozzo cupo
oppure lì al tuppetto sopra il dosso
che porta sempre al nobile castello
situato sopra il monte ottagonale
dimora estiva di nobil signore
riserva di caccia alla volpe rossa
storia di tutti i tempi sempre fissi
duro lavoro sempre più complessi
Lorenzo 1.3.23