lunedì 29 dicembre 2008

Non puoi affermare di aver amato se non hai mai sofferto, rinunciato, perdonato.

lunedì 22 dicembre 2008


[Leonaro da Vinci - Adorazione dei Magi - Nell'intimità degli Uffizi. Firenze.]


I frati di sant'Jacopo a Scopeto erano riusciti a farsi promettere un'Adorazione dei Magi da Leonardo. Lui
andava disegnando cavalli, architetture in rovina, una folla di armati. Come avrebbe dipinto il presepio?
Senza capanna.
«Il salvatore del mondo è nato per tutti.»
Leonardo non volle circoscriverlo in una mangiatoria, poi nel deserto della Palestina. Più verosimile uno scenario di rocce, di sabbia, di solitudine.
Un albero grande e centrale fa da quinta a un proscenio imperniato su una donna senza aureola, a piedi nudi come una pastora, i capelli a cercine a farle da corona.
Un bambino, vivace nell'afferrare un turibulo che un vecchio inginocchiato gli offre, sorride per il suono che vibra dal metallo ingabbiato.
E' agile, pieno di vita quel bambino, germoglio di piena esistenza.
L'anziano è testimonianza di un tramonto.
Intorno a loro, gli uomini si assiepano curiosi e felici per la speranza che rinasce.
Il tronco dell'albero, alto, si slarga nella chioma per proteggere d'ombra la donna e il bambino vivace e teso a quella figura curva, quasi un'eredità debba passare - e passerà - dall'uno all'altro.
In lontananza cavalli dalle froghe larghe, garretti esili. Quello che rovina, veramente, per questa nascita è il mondo pagano, con le idolatrie naturali, con luci solo terrene, per cui il sole e' una divinità che tramonta nella notte; la luna, la sposa, gli appronta la barca
per una felice traversata celeste, mentre il chiarore discreto e notturno, ingannerà per lui l'attesa dell'alba.
Un'alba nuova era nata in quel prato uniforme e boschivo, preparato per un colore che non lo velerà mai. Rimane quel tono monocromo di terra. Quella terra di uomini per cui il Bambino era sceso nella notte, illuminato dalla cometa.
Ma nel prato di Leonardo, dipinto a pieno giorno, non ci sono nè cometa, nè angeli, nè capanna. Alla donna del prato fanno festa perchè è diventata mamma. Una mamma come tutte le mamme fecondi. Come la terra che germina e produce.
Un miracolo sempre uguale e diverso. Unico per ogni creatura.
Nessuna gloria nè in cielo nè in terra. Solo sorpresa.
Il bambino che la donna mostra nel prato è l'umanità che rinasce per un atto d'amore, per un gesto fraterno.

 


Buone Feste a voi tutti tutti tutti, affettuosamente  ...Angelika^_*

Ricordati anche di me ...

 Preghiera del cane randagio


Con passo vacillante
e con il corpo stremato
giungo alla fine dei miei giorni.
Forse stasera morirò
e da sotto questa quercia
con l'ultimo respiro, che mi resta in gola,
vorrei ringraziare il Signore
per il pane che mi ha fatto trovare
nella spazzatura,
per l'acqua che ha fatto scendere dal cielo
per dissetarmi,
per i sacrati delle chiese
dove ho potuto ripararmi.
Sì, Signore,
io sono uno di quelli
uno fra i tanti che non sa
cos'e' il calore di una cuccia,
il sapore di un osso,
la carezza di un padrone.
Conosco solo
il dolore dei calci sul dorso,
le sassate sulla fronte,
le gomme di quella macchina
che mi hanno spinto nel burrone.
Ricordo, poi
quella mano, grande, pesante,
che ancora cucciolo mi ha
abbandonato nella strada,
dove
vissi tutto il mio calvario.
Ho attraversato monti, boschi e paesi
nessuno mai mi ha tenuto con se',
nessuno, mai, mi ha dato un nome.
Dalla nascita ho sempre portato il tuo
"Cane".
Signore,
tante sono le cose che vorrei dirti;
ma...
il cuore ha rallentato il suo battito
e il respiro si affievola sempre più.
Perdonami! E ti supplico:
fa' che la mano dell'uomo
non abbandoni più
un cucciolo nella strada.
E' triste vivere da vagabondi,
e' penoso essere soli,
ed essere soprattutto semplicemente
solo un cane.
Abbracciami almeno tu
in quest'attimo.
Perchè?
Perchè anch'io ti appartengo!
da "Voci di canili"

Guardami negli occhi, sono l'amico tuo migliore
e non ti ho mai chiesto più di quel che mi puoi dare,
guardami negli occhi quando ti siedo accanto
e non so nemmeno se sei un re, un barbone oppure un santo
e non c'è bastonata che io non ti perdoni,
ma guardami negli occhi quando m'abbandoni
GIORGIO PANARIELLO



Speranze in saldi

Nella vetrina della mia vita
ho messo troppo volte in saldi
le speranze

Viandanti indifferenti
seguono il corso
di fatue attrazioni

Ora ho abbassato la serranda
lascio al mondo le illusioni
E vivo

Vivo soltanto

giovedì 18 dicembre 2008

Solo per amore...mai nessuno saprà

Brulica di luci e colori
la mia casa ed il mio sorriso
Solo per amore

Giorno di gaudio s’appresta
ma io non lo voglio
È il mio segreto

Gli concedo
un’amara indifferenza
vorrei rimanere qui
sola con me sola
ad attendere un miracolo

Slaccio la mente
libero i pensieri
nel mio silenzio
assaporo
sublimi libertà

In questa notte lucente
rifugio la tristezza
nella grotta ancora vuota
annaspo nel buio l’ombra
di chi non c’è
e spero

Getto via con sdegno
la maschera fedele
che mi veste ogni giorno
filtro del mio animo
scudo del mio soffrire
e sono finalmente io

L’opaco specchio riflette
un cuore ormai spoglio
pagliaccio solitario
strucchi invano
il solco antico
dal tuo viso stanco

e sei tu…Shayra

all’alba tornerai a sorridere
ma solo per amore
mai nessuno saprà
nei giorni del Signore
quanto è triste
il tuo Natale

martedì 16 dicembre 2008



Caro Babbo Natale


E’ all’imbrunire del giorno che i miei pensieri si vestono di foglie d’autunno e di fiocchi di neve. Scivolano nell’anima in un vortice silenzioso, s’accompagnano ad una lacrima, appena imprigionata nel cuore, per non impedire al sorriso di espandersi intorno.
Raccolgo la forza dalle braccia, dalla mente, dal cuore e vado in giro ad innestare, come gemma di marzo, un piccolo sorriso tra gli occhi spenti che m’attendono.
Abbraccio il dolore tra i freddi cartoni delle panchine, sotto i muri della stazione, tra verdi lenzuola di sangue, tra i bimbi ignorati vestiti di niente, tra vecchi raggomitolati in rifugi deserti, tra aliti solitari che appannano una finestra spenta, e ancora lì, in quella terra, dove gli spari trucidano la speranza di mani intrecciate, di fame dispersa nel giorno dei ricordi.
Rallento il mio passo nella luce veloce di fari abbaglianti, di macchine in fuga, su strade bagnate raccolgo piccole vite abbandonate sul selciato, che ululano alla luna, coperta dal buio di nere coscienze.
Son piccoli, ma tanti, i regali che porto nell’ombra, leggero è il mio sacco, non mi piega le spalle, solleva la riva di tanti dolori.
Continuo il cammino, mi porta al Natale, ed a te Babbo, che di rosso colori momentanee bontà, e qui, io mi fermo, i piedi nudi incavati nel soffice manto, sapore di freddo, di luci, di canti lontani, di camini accesi, di slitte volanti.
E’ tempo di te caro Babbo Natale, ma li vedi quegli usci giocondi al mondo serrati? Perchè la gente vuol essere buona per un giorno soltanto?
Si ferma la slitta, mi guardi, sorridi e mi tendi la mano rugosa. Non posso volare, non voglio solcare un mondo di futili sogni, di false parole, di balocchi e profumi, di gioielli e pellame, se prima non vedo, per sempre, brillare la stella cometa.
Se bontà e pace nascono, solo, nel giorno del Figlio, ti prego, regala al mio mondo, tutti i giorni, il Santo Natale.


( ripropongo questo brano perchè la mia speranza è e sarà sempre questa...)

sabato 29 novembre 2008

In sospensione tra l’essere e avere

Non chiedermi
Perché ho vissuto
Se non hai mai
Amato
Sofferto
Perdonato
Dimenticato
Sottile è il mio segreto
Io sono
Tu hai


domenica 23 novembre 2008

Sfasciati gli occhi e chiedi chi sono gli ultimi

I miei ultimi fanno
la fila davanti a Monumenti imperiali
corrotti e potenti
sotto la terra nascoste città
ricche in preziosi di voti
ed offerte per sconto di peccati
I miei ultimi elemosinano conforto
ma urla un uomo false parole
da pulpito d’oro
Non peccate fratelli
Vi benedico in nome di dio

mentre ingozza agnelli in giorni di magra
in ipocriti digiuni
I miei ultimi chiedono
un tozzo di pane sottratto a brandelli
da smodate avidità
usurpatrici di sangue versato
di arcani e tristi destini
I miei ultimi hanno
il corpo tumefatto e il costato spezzato
da mostri violenti dall’infero risaliti
trafiggono l’anima di rattoppati silenzi
in resa crudele
davanti a leggi da pagliaccio vestite
che apron i cancelli a star assassine
e fugge da occhi di madre
lacrima amara su giornali affamati
I miei ultimi sono
bimbi violati
  di organi venduti al mercato
in bella vetrina dal turismo sessuale
come carne scaduta
in silenzi di case su davanzali inchiodati
pirata bottino di umane fiere
in inchino agli indifferenti
I miei ultimi sono malati
privi di voce di luce di suoni
di aria di tempo
arti atrofizzati in carrozzelle di piombo
trascinano orgoglio insegnando la vita
ad ombre distratte
I miei ultimi dormono
in avvolti cartoni di gelo e di muffa
picchiati e incendiati
coperti di sputi
tendono sguardi appannati
in deserti di nebbia
I miei ultimi camminano
stanchi su ossa porose
rugosa saggezza gli imbianca i capelli
son vecchi ingombranti
per disamorate progenie
sospirano tristi alla vagabonda luna
fingono il legno usurato e lontano
della natale dimora
I mie ultimi ululano
alla luna nel freddo abbandono
di assenti coscienze
quanto son belli piccini e carini
col fiocco alla gola nei giorni festa
divengono pesi una volta cresciuti
vietato l’ingresso in valige d’estate
o in morbida neve d'inverno
meglio la strada o la spazzatura
per gli Amanti dell’uomo
divieto d’accesso
I miei ultimi barriscono
al cielo libertà perduta
a morir per monili d’avorio
ruggiscono al vento l’atroce sparo
eco rimbomba in eleganti pellicce
viandanti distratti tesson parole di nulla
menzogne a castelli per chi disconosce
d’amore un piccolo gesto
meglio che tenga la bocca cucita
se dice peccato!
se tira la strada tutta in discesa
senza mai a donar sorriso voltarsi
carezza o caldo abbraccio
Sudicio è il mondo
diritti bruciati in fiamme di rogo
come tempo d’eretici di streghe e stregoni
intanto la folla si becca ed uccide
emana incuranti sentenze
d’umiltà spoglie
fasciandosi gli occhi

mercoledì 19 novembre 2008

Sbriciola la mia carne l’ora crudele

Sbriciola la mia carne l’ora crudele
scandisce attimi d’immenso
trafitti dal gelo dei miei silenzi
in tagli profondi su piccoli palmi
annaspo la vita in ceneri al vento
s’allunga la notte su braccia dolenti
mi trova il mattino nuda di pianto
trafitta nell’angolo fra corde di spine
tuona improvviso il vigore dal cuore
solleva la riva dell’amaro dolore
strucco tremante l’antico solco
che il viso stanco colora
in un raggio di sole
io vivrò ancora

martedì 18 novembre 2008














..il problema è che non ci si può sentire esclusi. Non basta presumere che la propria condotta di vita potrà mettere al riparo da ogni pericolo. Non vale più dirsi: "si ammazzano tra loro". Durante un conflitto di camorra tutto quello che è stato costantemente costruito viene messo in pericolo, una recinzione di sabbia abbattuta da un'onda di risacca. Le persone cercano di passare silenziose, di ridurre al rrtinimo la loro presenza nel mondo. Poco trucco, colori anonimi, ma non solo. Chi ha l'asma e non riesce a correre si chiude in casa a chiave, ma trovando una scusa, inventandosi una motivazione, perché svelare di stare chiuso in casa potrebbe risultare una dichiarazione di colpevolezza: di non si sa quale colpa, ma pur sempre una confessione di paura. Le donne non indossano più tacchi alti, inadatti a correre. A una guerra non dichiarata ufficialmente, non riconosciuta dai governi e non raccontata dai reporter, corrisponde una paura non dichiarata, una paura che si ficca sotto pelle. Una paura che non esplode nei manifesti per strada o sui quotidiani. Non ci sono invasioni o cieli coperti di aerei, è una guerra che ti senti dentro. Quasi come una fobia. Non sai se mostrare la paura o invece nasconderla. Non riesci a comprendere se stai esagerando o sottovalutando. Non ci sono sirene d'allarme, ma arrivano le informazioni più discordanti. Dicono che la guerra di camorra sia tra bande, che si ammazzano tra loro. Ma nessuno sa dove si trovano i confini tra ciò che è loro e ciò che non lo è. (tratto da Gomorra, di Roberto Saviano)



Roberto Bolle, Giuseppe Piccioni, Benedetta Mazzini, La Pina, Saturnino, Carlo Delle Piane, sono solo alcuni degli artisti che hanno partecipato al progetto:


Se si alza una mano poi si alzano tutte. E adesso sparateci tutti.


Se vuoi inviare la tua foto o fotografare chi, con Roberto Saviano, ha la volontà  di alzare una mano a sostegno della lotta per la legalità puoi farlo entro il 20 dicembre 2008 inviando un'email a speranzacasillo@gmail.com

Se le foto sono molte possono essere caricate su
http://www.senduit.com (spedire il link unico a speranzacasillo@gmail.com )


Se sei un fotografo o semplicemente hai una macchina fotografica, se puoi, coinvolgi chiunque voglia aderire.

Se sei un artista mandaci pure la tua foto oppure facci sapere dove possiamo venirti a fotografare.

Se sei a Roma :Martedì, 18 novembre ti aspettiamo all'Università  La Sapienza dove scatteremo le foto durante il concerto "
Siamo in onda".
Venerdì, 21 novembre puoi farti fotografare presso il Caffè¨ FANDANGO, piazza di pietra 32/33 dalle18:30
per info: 0645472913

Da martedì, 25 novembre e per ogni martedì, fino al 20 dicembre, sempre presso il caffè Fandango si organizzeranno altri shooting
per info: 0645472913


questo il link del progetto:
http://www.flickr.com/photos/speranzacasillo/3022188381/



 

Chi ha la possibilità di farlo, alzi la sua mano con Roberto Saviano.












domenica 16 novembre 2008

Per il  mio Angelo






Le braccia strette al petto

come croce delirante

sofferenza che destabilizza

una vita soffocante

 

una spada in mezzo al cuore

nelle spire dell’inferno

amare lacrime d’amore

il pane del tuo inverno.

 

Sottostai  a un destino

che ti vuole forte e fiera

mentre crolla impietosa

ogni sorta di barriera

 

sono muri costruiti

alti fino sopra al cielo

per proteggere chi ami

dal dolore con un velo.

 

Se la vita ancor ti chiede

della forza il caro prezzo

tu non cedere, Angelo mio,

perché ciò non ti è concesso

 

col coraggio e la costanza

scalfirai il fato avverso

mai perdendo la speranza

nei tuoi attimi d’immenso.






mercoledì 12 novembre 2008

Schiavo in libero arbitrio

Solo una volta
E’ solo un pretesto
menti a te stesso
in quel gioco d’azzardo
quando leghi le vene
ad un sogno di aria
paradiso di latta
diventa la vita
sciupata per strada
insieme all’amico
Breve è il tuo passo
verso l’abisso
un giorno ti svegli
dal sogno mendace
sai che sei schiavo
di polvere bianca
che semina morte
a chiunque s’affianca
E’ forte la voglia
di chiudere gli occhi
in strappi di sole
che accecano il cuore
Lontano ti appare
la vera euforia
un calcio al pallone
uno scherzo innocente
Rinneghi tua madre
rinneghi il tuo dio
maledici il creato
ed il libero arbitrio
non vedi la luce
che tende la mano
ai tuoi giorni funesti
Vuol darti la pace
vuol farti capire
che il mondo reale
è pieno d’amore
solleva il dolore
Ripensa a tua madre
ripensa al tuo dio
benedici il creato
che in dono t’ha dato
il libero arbitrio

domenica 9 novembre 2008




In sottofondo: Rickie Lee Jones - Have You Had Enough


 


La mano scrive, la mano suona
La mano fila, la man dipana
La mano tesse, la mano spiana
La man riempie, la mano vuota
La man s'arrampica, la mano scuote
La man solleva, la mano afferra
La mano allunga, la mano torce
La man carezza, la man saluta...


*Salùt - Lulù* [04 Novembre...]

sabato 8 novembre 2008

Libera interpretazione

Calzo catene di rovo
in croce le mani
dietro la schiena
stretto alla gola
nodo di fune
sopra i miei occhi
benda di cuoio
schiava mi credi
venduta al mercato
di porci sceicchi


io

aquila
di cieli infiniti
respiro
ali aperte di libertà


Non puoi imprigionarmi

viola
in autunno appassito
profumo
l’inverno di caldo


Non puoi distruggermi

buio
della tua crudeltà
affondo
la lama offensiva


Voglio presentarti il dolore

roccia
in dolomiti di marmo
offro
il fianco orgoglioso

Voglio mostrarti la forza

pantera
incantatrice di sguardi
ammalio
e t’uccido


ora sai quanto io posso odiare

martedì 4 novembre 2008

Rosso passione

Amami tempo
Come mai m’amasti
Sii premuroso e dolce
Avvolgimi tra le possenti braccia
Trascinami in ore languide di piacere
Inondami il cuore di baci infuocati e fiumi di passione
Desidero l’ardore di un’amante voluttuoso
Lo voglio adesso
Prima ch’io ti maledica per l’eternità
Chè di te non ho paura
Ti guardo negli occhi non temo sfidarti
Il mio passo sensuale ti catturerà
Il mio corpo indomito ti rapirà
Non avrai scampo
Mi inseguirai
Ovunque
Tu sarai mio
Ed allora sarò io a ridere di te

domenica 2 novembre 2008

Il dolore del tempo

( 2 novembre )
Vi cerco disperatamente
continuamente
lungo il dolore del tempo
tra i sogni della notte
che evaporano dalla delusione del mattino
Mendicante io di ore perdute
avvicino il cuore sgualcito
all’eco eterno del vostro amore
all’universo vagabondo
ladro di anime
cercando la luce di due stelle
Il tempo corre via spietato
io lo inseguo eppur rimango qui
a custodire nelle vene
i crocifissi inflitti sul vostro petto

Accarezzo dinamici
ricordi ed emozioni
che il tempo crudele
non potrà strapparmi
Vorrei entrare a piedi nudi
nell’immenso silenzio
per carpirvi un sorriso
una volta ancora
una sola
Un pensiero vola
tra ciglia di nuvole
su passi del mondo
orme indelebili
prigione di un rimpianto
che mi consuma

( ai miei genitori )

sabato 1 novembre 2008

Il calore del tempo





Prendimi con te
anima mia
adesso

Ti stringerò forte
fra le mie braccia
perché non si disperda
il calore del mio amore

Vivrai così in eterno
quand’io tornerò
nella solitudine delle stelle

venerdì 31 ottobre 2008

La malvagità del tempo
Avrei voluto
dipingere il mio tempo
con i colori dell’Amore
dargli il suono
di un campanile in festa
che odorasse di pace

Avrei voluto
far tacere il fragore
di parole stizzose
aborti di menti
pieni di niente
falci di rugiada

Bizzarre contese
di guanti lanciati
ignoranti del Bene
duelli tra sciocchi e presuntuosi

Spade sguainate
lingue di fuoco
vomiti di cicuta
spolverati di zucchero e miele

Questo tempo mi stanca
Questo mondo mi sfianca
E non mi appartiene

Ho legato il mio credo
a silenzio di roccia
e continuo ad amarlo

E’ inferno lanciato
dal paradiso che fu
dall’alto di un colle
che frana fanghiglia
nel mare in tempesta
finti sorrisi
sporcano il tempo
di nobili vite

Ore malvagie
battono il petto bugiardo
mi strappano il sonno
mesta m’allontano
al finir del giorno
raccolgo dalla quiete
delle mie briciole preziose
la verità

giovedì 30 ottobre 2008

Decomposizione


Smembrato
non si sradica il tempo
che d’amore conta i minuti,
è calma violenta di estranea passione.

E’ frammento
in decomposto d’alcova
d’assenza di labbra fasciato,
intreccio di funi a cucire un rimpianto.

martedì 28 ottobre 2008

Gli occhi del tempo
Dei miei attimi infiniti
canto la storia
di fotogrammi mi nutro
in sorrisi e rimpianti
l’umana fragilità abbraccio
amo dell’anima il candore
ne disprezzo l’ambiguità
e il malvagio fine
nel mio cielo scruto
di un raggio di sole l’ora
quando è alta la luna
e tenta d’allungare la sua ombra
fino ai lembi disgiunti
di piccole lacrime
bevo i morsi
alla vita concedo
in molecole di buio
e in tagli di luce
scivolar giorni
su lastre di marmo
senza mai spegner la fiamma
ché la rabbia di Dio non voglio
fra le tasche bucate
frugo un soldo d’amore
ne assaporo il nome
il cuore sospira
il tempo ha gli occhi di chi non ho

domenica 26 ottobre 2008



Mi dicevo: «bisogna, bisogna ancora».
E mi correvano davanti le parole, a fiutare strada e cielo.
Andare, venire, attendere, come l'incaricato delle partenze apre e chiude l'orizzonte;
attendere l'ultimo viaggiatore prima di rigirare la lavagna, di scrivere:
"Chiuso per pigrizia"
 


ITALIA

Italia Italia in croce
Italia senza voce
sugli spalti
alti del mare
Italia lupanare
e fossa
dove si celano ossa
e lampare

Italia straniera
Italia mia voliera
Italia assediata
Italia sputtanata
Italia ventre oscuro
di nuovo e di nuovo violata

Italia corsara
Italia dolce
Italia amara
Italia verace
Italia rapace
Italia senza pace


Italia tradita
Italia calpestata
Italia dove il mondo finisce
Italia dove il sole scurisce


Italia in fasce
Italia dove il mondo rinasce...
[Italia. Liberamente tratta dalla poesia "a Giorgio Caproni" di Donatella Bisutti.
Photo Copyright Caitlin]



 

giovedì 23 ottobre 2008

Come foglia d'autunno

Come foglia d’autunno
mi lascio volare
in dolce caduta
sulla soffice terra
dell’anima spenta

come fiocco di neve
mi lascio cadere
in freddo volo
su bianche dune
del cuore gelido

e intanto s’appresta
la foglia ingiallita
a staccarsi dal ramo
la linfa è finita
e il fiocco leggero
a separarsi dal cielo
il sole è scomparso
il cammino richiama
al suo cerchio il destino

ho stretto nel cuore
una goccia di vita
ed un raggio d’immenso
ché non voglio morire
da sola e affranta
mi tengo le vene
nei miei giorni d’autunno
ché non sgorghi il sangue
sui sentieri d’inverno

martedì 21 ottobre 2008

Il cuore del mondo
Cuori di ghiaccio
si snodano a miele
tra spine di rose
divenute steli
in eterne di primavere
Celle di bimbi
nudi alla vita
liberano giochi
in canti festosi
sicuri ché è morto il Male
Recisa per sempre la sudicia mano
spense il bianco sorriso
che ora torna a garrire su voli di rondini
senza più migrare
ché è eternamente caldo il sole
s'assapora finalmente la vita
L’edera cresce sulle mura arrugginite
di vuoti ospedali
Fucili e cannoni
sepolti in terre lontane
fioriscono in viole
dai mille colori
adagiate a corolla
su stimmate chiuse
E’corsa gioiosa nel vento
a braccia aperte
incontro di brezza divina
lascia cadere cristalli di stelle
Scompare il demone
nel baratro d’un pozzo
blasfemo tentatore
inflisse
lividi solchi
in donne stuprate
guaiti atterriti
in creature vivisezionate
maltrattate abbandonate
in freddi giacigli di cartone
involucri d’anime in pena
sotto la solitudine di un ponte
ora si ergono tutti in pacifiche torri
sfiorando l’azzurro
sorriso di un dio
dal verbo coniugato
nell’attimo immenso
il cuore del mondo
finalmente respira

giovedì 2 ottobre 2008


Silenzi di velluto

* presa in rete *



Nell’inverno dei miei respiri


Nel fiume in piena delle mie emozioni


Apro le braccia a nessuno


Ed allora mi invento estate


Mi sgrano in spicchi di sole


Argino i flutti del  cuore


Mi vesto di dolce sorriso


Ed ammanto l’amore


Strappo lo sdegno dal viso


Raccolgo in coppa d’orgoglio


Pudiche e silenti lacrime


Mi curo le ferite


Di antichi e nuovi dolori


Strappi sanguinanti mai ricuciti


Li stringo al petto


Nella notte che fu scura


Riaccendo frammenti di stelle


Intorno a spicchi di luna


Guado il fiume in piena


Di tristi e misere delusioni


Colmerò la pochezza che mi circonda


Tenendo la vita per mano


Nel trionfo del mio essere


Ermetico e leale


Proteso e puntuale


Terrò lontano la viltà


Di mille parole sterili


Con lo scudo della mia forza


Mi cullerò al cantar dell’alba


In dolci ninna nanna


Perché riposi il cuore fiero


Sul velluto dei miei silenzi



martedì 30 settembre 2008




There’s a dream that I see, I pray it can be
Look cross the land, shake this land
A wish or a command
I Dream that I see, don’t kill it, it’s free
You’re just a man, you get what you can

Listen to me, don’t walk that street
There’s always an end to it
Come and be free, you know who I am
We’re just living people

You’ve got to choose a wish or command
At the turn of the tide, is withering thee
Remember one thing, the dream you can see
Pray to be, shake this land

We all do what we can
So we can do just one more thing
We won’t have a thing
So we’ve got nothing to lose
We can all be free
Maybe not with words
Maybe not with a look
But with your mind

 


[Possiamo tutti essere liberi
Forse non con le parole
Forse non con uno sguardo
Ma con la tua mente...]


[ »Ascolta: Maybe not - Cat Power]


*Bacio. Lulù*

mercoledì 17 settembre 2008


fiori e fantasia
la la la la la
forza che sei tutti noi
la la la la la
festa di colori
la la la la la
pigia forte e canta insieme a noi

grappoli d'oro
la la la la la
ogni goccia è un tesoro
la la la la la
non ti fermare
la la la la la
pigia forte e canta insieme a noi

e rispondigli che hai
dei profumi di lillà
sei forte e vincerai
vincerai
vincerai

l'uva e l'allegria
la la la la la
forza dai che ce la fai
la la la la la
non fermarti mai
la la la la la
sei il più forte
insisti e vincerai

grappoli d'oro
la la la la la
ogni goccia è un tesoro
la la la la la
non ti fermare
la la la la la
sei il più forte
insisti e vincerai

e se credi in ciò che fai
vedrai che riuscirai
ed il volo di un gabbiano
sei forte e vincerai
vincerai
vincerai
vincerai

fiori e fantasia
la la la la la
forza che sei tutti noi
la la la la la
festa di colori
la la la la la
pigia forte e canta insieme a noi

foglie verdi e cielo blu
e profumi di lillà
e prati in quantità
sei forte e vincerai
vincerai
vincerai
 


Tempo di vendemmia e di creatività. La pigiatura


[clicca qui per ascoltare la musica]


Un bacetto e una carezza...vellutata! Angelika * . ^

I solchi del cuore ©


Mauro, suo figlio, era uscito e lei, dopo aver assolto le faccende domestiche, s’era seduta, come suo solito, sul divano. Era sola, stanca, in quella casa così vuota, ma così piena di fantasmi del passato e del presente.
Girava e rigirava il panino tra le mani, non aveva voglia di mangiarlo, desiderava solo che quell’ inferno finisse per sempre.
Aveva preso la sua decisione dopo aver compreso che, nonostante aveva provato in tutti i modi a raddrizzare la sua vita, tutto restava così irrisolvibile ed inaccettabile.
Volle, per l’ultima volta, ripensare al passato fino a quel preciso momento, come atto dovuto alla sua coscienza.

Ricordò il piccolo sgabello che le permetteva di arrivare al lavello per pulire i piatti sporchi che la mamma non aveva potuto lavare. Aveva quattro anni appena. Canticchiava una favola inventata per non udire il pianto della madre, che proveniva dalla camera da letto, ed gni tanto spostava, con le piccole mani, i riccioli biondi che le coprivano la fronte.

Si rivide poi in seconda elementare. Si recava da sola a scuola ed all’uscita guardava incantata i sorrisi delle compagne, mentre stringevano la mano al proprio genitore.
Il tempo trascorreva, si alternavano le stagioni e le festività.
Il Natale era sempre stato per lei e per la sua famiglia la festa più triste. Stavano soli, loro quattro, nessun invito, nessuno che avesse accettato di trascorrere un solo giorno insieme.
Si chiese tante volte se la causa di quel vuoto intorno fosse stata l’irrequietezza del fratellino, fin quando capì che spesso il cuore è distante anni luce dal comprendere il significato della parola Amore.

Arrivò il tempo della scuola superiore, il suo unico spazio sereno, per poi tornare a casa e restare inchiodata alla finestra a fissare le stelle per ore, mentre le compagne andavano in giro o in discoteca.

All’università fu dura i primi tempi, i compagni di corso la guardavano dall’alto in basso perché il papà era sempre fuori dall’ateneo ad aspettarla, beffa del destino!
Lei rispondeva con un sorriso ed abbassava lo sguardo.
Trascorso un breve periodo tutti divennero suoi amici, qualcuno le disse che la sua dolcezza li aveva contagiati.
Già la sua dolcezza! Carezza al cuore per impedirgli di esplodere per lo sdegno e per il dolore che teneva stretto dietro la sua maschera di dignità.
Compensava così anche l’arroganza del mondo, l’indifferenza della gente, la crudeltà della vita.
Imparò ad incatenare le lacrime tra le ciglia anche quando il suo volto fu tumefatto dalla violenza umana.

La mente vagava tra i meandri segreti e profondi della sua anima quando decise di alzarsi dal divano per andare nella camera dei ragazzi.
Aprì il loro l’armadio e ripeté lo stesso gesto che segnava ogni suo giorno da qualche anno.
Avvicinò al viso una camicia che Cristian aveva lasciato, si inebriò del suo profumo, abbassò le palpebre e lo chiamò invano.
Era andato via, non voleva più vederla, forse le condannava di avergli tolto una famiglia…un padre…ma, lei ricordava solo i pugni sferrati sul suo corpo esile. Cristian non capiva che l’aveva fatto anche per lui, per loro… non capiva che lei era stanca, e che, anche se lo sgabello non le serviva più, il fardello sulle sue spalle era troppo pesante…
Smise di ricordare.

“ecco, ora posso uscire “ - 

Prese l'auto e si allontanò in un luogo appartato. Si fermò e scrisse alcune righe, poi… chiuse gli occhi.
Quando si svegliò era in sala di rianimazione.
Un dottore dal viso angelico le strinse la mano
- bentornata -
La informarono che l’auto fu trovata contro un muro.
Fu assalita da una folla di pensieri…
- ma io…mi sono fermata…là in quella strada…chissà…forse non volevo restare più là…forse cercavo qualcuno…non so… 

Nessuno le chiese…nessuno tornò a quel giorno, nemmeno lei, poiché decise di ritornare guerriera, di soffrire e gioire, di sperare ed illudersi, di essere paziente ed indignata, comprensiva ed intransigente.



Decise sopratutto di continuare ad Amare ed abbracciare ogni gioia ed ogni pena della sua esistenza, a costo di spaccarsi il cuore.


giovedì 11 settembre 2008


Spada di sangue

Attraversa lo scudo

strazia la carne



del guerriero di pietra

oscura l’immensità


© Shayra
Sangue da Giuda


Mostri intoccabili

avanzano arroganti

su prati di cielo

calpestano fiori innocenti

svenduti al mercato

di bugiardi e potenti

falciano respiri

in un mondo di niente

tempesta di lacrime

nell’universo di sangue

resta silenzio

crocifisso sul muro

solo silenzio

sabato 6 settembre 2008



 Cantami l'amore


foto presa in rete



 

Mi trascina lontano

L’ardore della tua bocca

Soffia brividi porpora

Tra i veli dell’anima

Ascolto la tua voce

Calda d’amore

Parlami ancora

Cantore di passione

© Shayra









 


 


 


 



 





venerdì 5 settembre 2008


Vecchio bambino


E’ notte di pianto

nell’anima stanca

Vaga la mente

tra insonni parole

Ripeti il mio nome
all'infinito

 

senza tregua

 

Spada crudele trapassa
il cuore livido

Guardo il tuo viso

di vecchio bambino

e chiedo ancora

al mio Dio






 

perché

 

Folli pensieri

mi stridono pace

per te per me

Nel petto risuona

la tua folle paura

mentre mi chiedi

 

dove andrò quando morirai?

 

Un dolore di pietra

mi serra i pugni
 Chino la testa

sulle tue mani bianche

e dolcemente
 sussurro



Non morirò mai
* * * * *
( a mio fratello)

© Shayra



giovedì 4 settembre 2008










[Lui non c'è mai, diamine!]

Solo lettere sparse sul tavolo, ed ovunque, un diffuso cianciar di immensi abbandoni.
Fogli bianchi scarabocchiati, di memorie trascorse ...segni di unghie umane.


Squarci d'eternità.


- E poi giù, giù, giù, giù, giù, giù, giù ... vino -
Stanno lì i pensieri. Umidi.


[Sei forse tornato?]


Fantasmi che calcano i cieli, evocandoli.
E su quelle tele, i tagli giallo ocra appaiono come 'raggi di luna che attraversano gli occhi come lame affilate a tagliare i fili dei ricordi nascosti'.


Contemplo il mistico destino.


Fisso i miei occhi verso il palpito della fiammella del lume.


[ - L'hai tu veduta, pensierosa luna, l'hai tu veduto il suo bacio all'amico?...
Sorgevi appunto allor, per l'aura bruna, in un manto di fosforo e di mica...
(tratto da ...Penombre) - ]


 




Giochi.
Giochi di luce, all'orizzonte.
La speranza, che ti calca nel petto,
tremola, ancora,
nell'ombra, compressa
eppur generosa....


 


Con un bacio, Angelica:-)



mercoledì 3 settembre 2008

A SHAYRA

La vita è sempre lì che gioca senza sconti

Ombra di un passato
che ancora lacera la tua pelle d’anima
ferita da un temporale appena nato,
da una luce appassita,
da un’amicizia fragile in balia dei venti.

E confusa,
frastornata
stanca
vorresti
in pensieri incompiuti e irrequieti
abbandonarti al fiume dell’oblio

E vorresti urlare
scrollarti dal corpo quel freddo improvviso

Riprendere a correre
senza trattenere il fiato.

Lacrime
sull’orlo delle ciglia
Pensi
alla felicità come ala di vento
Fragile e irraggiungibile

Ma il cuore batte
fiero
pur nell’amarezza

E
Rialzi il capo
forte
della tua fragilità

E finalmente…
Nel sorriso…
Piangi

martedì 2 settembre 2008


Inconfutabili verità




Volo su ali di spine

sfiorando il tuo mondo

mura di latta

di vuoto colmate

parole di vento

mi soffi nel cuore

Ti conosco

pirata d’anime calde

frughi in dune di mare

frodi preziose parole

cercando dimora

nel porto mio calmo

T’accoglie il faro

in consapevoli distanze

di piombo

mi duole menzogna

mi vivo realtà

Con occhi bendati

mi lasci le mani

e m’avvolgo di me

inconfutabile verità

In brandelli d’infinito

lascio che il tuo destino

strappato e logoro

sia

mentr’io ritorno

al sacro altare dell’innocenza

 © Shayra

 

giovedì 28 agosto 2008

Struggimi


Lontana da te ho respirato
aliti di buio e gelo
nell'abisso dell'anima
Sola nel letto
di fredde stelle
languivo il tuo nome
Torno da te
per struggermi d'amore



© Shayra

Sono tua



Stupisci l’anima
affondando carezze
di rosso velluto
lungo la schiena
donami il brivido
ed il calore
delle tue labbra
toglimi il respiro
portami con te
tra le fiamme
della passione
finché non griderò
…sono tua…

© Shayra


mercoledì 27 agosto 2008

Rovi


Osservo il mondo dall’alto
del mio monte di rovi
l’irto cammino
ha ferito le vene
lacerato le arterie
spada nel fianco
mi squarcia la carne
ho pianto di vento
su cuori di ghiaccio
in silenzi di buio
tra abbracci di nebbia
e tu uomo
mostri
del cuore i piccoli tagli
li fregi di vanto
disseti il tuo ego
indecoroso mendace
ignori quel rantolo
del vero dolore
che accanto ti passa
logora ed uccide
anime fiacche
di sorrisi vestite 
oltre l’umano battito
sudan d’amaro



© Shayra

martedì 26 agosto 2008

Prendimi



Sfiora la mia pelle
avida di baci
inondami il cuore
assestato di dolcezza
baciami l’anima
arsa di passione
prendimi adesso
prima ch’io muoia
desiderandoti


© Shayra



Aiutali


Questo accade oggi in Grecia ed in tante altri parti del mondo


Mi appello al vostro grande cuore


basta un piccolo gesto


 Clicca Qui


* * * * * * * * * *


...mentre il mondo indifferente rifiuta


ancora d'abbracciarmi...


 


( da Tramonto di (c) Shayra )

sabato 23 agosto 2008


Lo sciabordìo delle onde 



Il caldo ci soffocava ma sul terrazzo della mia amica si respirava un bel fresco e aria di serenità.

Stavamo proprio bene noi quattro insieme

Eravamo lì a parlare di tante cose: di noi, del passato, del presente, di aerei, e tra una battuta e l’altra davamo una carezza alla stupenda gattina.

 

Si decise di uscire

- Vi porteremo in un ristorantino dove il pesce è così buono che è impossibile non leccarsi i baffi.

Che la strega, per un suo vezzo irrefrenabile, ci avesse trasformati tutti in gatti?

Mi avvicinai allo specchio per controllare e fui felice di scoprirmi ancora umana.

Pensai - che il pesce sia fresco e buono ci credo ma che io possa leccarmi i baffi è molto improbabile dato che li estirpo con la ceretta -

Andammo in macchina fino al mare, passammo per il porto, il Tevere era bellissimo e le barche erano rientrate da poco trascinando ancora il profumo del mare aperto.

Il locale è molto carino ma non ha tavoli all’aperto per cui dopo aver ordinato le portate la mia amica ed io, accanite fumatrici, ci allontaniamo all’esterno.

C’è un piccolo unico tavolo all’ingresso. È libero. Ci sediamo per peccare in santa pace e gustarci una sana sigaretta, lasciando quei sant’uomini dei nostri mariti a chiacchierare di aerei e di tanka. Il secondo argomento ci lasciò un po’ perplesse, ammettendo che l’avevamo ridotti proprio male…

 

C’era una luna bellissima, la guardammo con infinita ammirazione e trasporto quando la mia amica mi chiese

- Facciamo una quattro mani?

Pensai - si sentirà ispirata in questo momento? sarà l’atmosfera? Boh? non ho mai collaborato in cose simili, ma c’è sempre una prima volta, tanto vale che ci provo -

- Va bene, accetto!

 

Chiedemmo al ristoratore un po’ di fogli, la penna l’avevo… dovevamo solo scrivere.

Buttammo giù qualche verso, l’incipt l’avevamo beccato: la luna,le stelle, l’amore verso un lui immaginario,( ormai i mariti non erano in gioco visto che erano stati infettati da tankite acuta, ) il mare e… lì proprio sul mare ci bloccammo. Un verso restava incompleto poichè non riuscivamo a dare quel suono che era lì sulla punta delle nostre lingue ancora impastate dal sapore degli antipasti proprio di mare. Saranno stati quelli a toglierci la vena poetica?

Ci sforzammo di estrapolare dalle nostre menti indebolite dal caldo e dalle notti insonni, trascorse a chiaccherare ( sempre su quel meraviglioso terrazzo).

Nella mia mente un rammarico infinito. Ah! se ci fosse Vivy!, ci avrebbe certamente salvate, come in una certa occasione, nella quale una divina creatura  ( detta Dora ) ed io ci siamo trovate nelle stessa situazione di blocco mentale per un solo maledetto verso che ci impediva di proseguire il momentaneo cammino poetico.

Vi chiederete quale sia stato il suono che non riuscivamo a trovare. Semplice. Quello dell’onda che s’infrange sulla riva.

Ridemmo come matte, mentre ci sfuggì, colpa dell’ilarità, la parola “sciacquio”

ahahah TERRIBILE, OBROBRIO!!!

La costernazione provata fu interrotta dalla voce dei coniugi che ci richiamavano al tavolo poiché erano arrivati i primi piatti.

Si continuava a ridere come matte ed appena ci venne chiesto il perchè di quelle risa raccontammo il fattaccio spudoratamente… mentre si insinuava una lontana speranza: - che trovino loro il termine che ci sfugge? -

Dio!!! La situazione precipitò maggiormente nell’ilarità quando ci fu suggerito sciacquettio

Ci pensate? Da sciacquio cademmo rovinosamente in sciacquettio.

Per poco non  si incepparono gli spaghetti al cartoccio dentro la trachea.

 

Appena finimmo il lauto pasto ritornammo imperterrite all’esterno, intestardite più che mai a sbloccare quel verso strozzato come gli spaghetti al cartoccio di poco prima.

Entrambe sgranammo il nostro vocabolario come un rosario al nero di seppia ma… nulla!

Ricominciammo a ridere ripensando agli infelici passaggi tra sciacquio, sciacquettio, sciabordio e così via quando, dopo aver compreso che probabilmente non era la serata giusta per poetizzare, mi uscì -Scriviamo sciacquone così lo tiriamo giù sto’ verso e non se ne parla più!!!

E giù risate a più non posso.

La mia amica raccolse tutte le forze per aggrapparsi all’ultimo filo di serietà che era rimasto, e disse:

- dai continuiamo - e col suo adorabile romanesco mi esortò - …’a dovemo fa 'sta quattro mani! -

 

Sapevo che avevamo poche speranze per come sì era messa la serata, ma ci riprovai.

Eravamo lì immerse nel sacro verso ispirato, quando veniamo distratte dalla voce altisonante di un signore che, ad un paio di metri da noi parlava telefono, ed agitatissimo urla:  - …e allora mettigli una supposta!!!

Fu la fine.

Scoppiammo a ridere cosi forte che il tipo si girò verso noi e sorrise come a chiedere scusa per il suo tono di voce.

Sorridemmo di rimando, per ringraziarlo di averci bloccate inesorabilmente, salvandoci da una situazione di grande pathos.

 

E fu cosi che tra uno sciaquio-sciaquettio-sciabordio e una supposta, rinunciammo per quella sera, alla nostra creatività e ci dedicammo per il resto della serata a grandi risate nel ricordare quei momenti di assoluta goliardia.

 

Quella serata fu il sigillo posto su un’Amicizia fatta di parole vere e di sorrisi sinceri.

 

 

 Ultimo0 e Stregattablu

 

 

 

 

 

giovedì 21 agosto 2008

NOZZE



Le voci girano presto nel piccolo paese e donna Feffa è più veloce della luce quando decide di informare tutti i paesani che ci sarebbe stato un altro matrimonio.

-         Ma chi si sposa? – chiese donna Peppa.

-         Non sono tanto sicura, ma credo di aver capito chi sono, vivono da poco qui - rispose Feffa

 

Lui è alto, di bell’aspetto, veste bene, parla molto, ma sorride poco. Non ha un lavoro preciso poiché, pare, non gradisca lo status a tempo indeterminato. E’ forte, deciso, testardo, quindi sa quel che vuole e non molla mai finché non ha ottenuto ciò che desidera e che lo fa star bene. Ama imporsi ma non lo dimostra subito, non ha una fissa dimora perché ama viaggiare e quando non può farlo usa le ali della fantasia.

Gli piace nutrirsi a spese altrui, succhia il sangue delle gente pur non essendo un vampiro.

Lei, invece, ha sempre un sorriso stampato sul volto, scialba nell’aspetto, misura ogni parola, attenta più alla forma che alla sostanza, incurante del fatto che ogni frase pronunciata ha un suo peso specifico quando arriva al cuore di chi le ascolta. E’ sempre ben disposta a concedere consensi e dolci sviolinate anche quando le sue labbra vorrebbero dire tutt’altro…

E’ una coppia ben assortita, fusione perfetta e, a dire di molti, sembra risultare molto vantaggiosa per entrambi, tanto che richiama a se molto seguaci.

Si celebra così un matrimonio antico che rinnova continuamente la sua promessa sull’altare grigio della menzogna. La genesi di questo contratto va ricercata nella notte dei tempi, probabilmente a quando gli uomini non camminavano ancora eretti.

Queste strane anime, pur essendo diverse vivono in simbiosi per il raggiungimento del proprio benessere interiore, ovviamente a discapito di altri.

Vestono abiti firmati vers-ace e dolce e gabbata, acquistasti al mercatino cinese, sicuri di beffare gli increduli, che presuntuosi!

Hanno l’abitudine di appostarsi dietro ogni angolo per scegliere la preda, a volte insieme, altre volte separati.

Approfittano della fiducia di coloro che, ignorando il premeditato intento lesivo e letale, si abbandonano al fascino che emana il fare forbito .

Lungo il loro cammino lasciano una lunghissima scia di vittime, passano indifferenti su quei corpi straziati in cerca di altro nutrimento.

Nulla li commuove, e niente li trattiene, non amano, non piangono, non soffrono, vivono solo per se stessi e sono abili nel mentire.

-         Si, va bene, ho capito, ma come si chiamano, forse li conosco? – chiede incuriosita donna Peppa.

-         lui egoismo, lei ipocrisia. Tieniti lontano, dicono che la loro malattia potrebbe essere infettiva. Mi raccomando non accettare nulla da quei due…- 

e sogghignando sogghignando donna Feffa ritornò a sciorinare il bucato lasciando la povera Peppa impietrita ed a bocca aperta.

 

                                    ( Ego ed Ypòkrisis )

martedì 5 agosto 2008

Il canto degli alberi





Sembrava una giornata iniziata bene, ma in fondo al mio cuore ho sempre il timore che possa cambiare in un attimo la vita.
E’ un bene che sia così, non mi distacco dalla realtà, so che tutto può accadere, nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore.
Ero seduta al bordo della piscina, guardavo la danza degli alberi sulla collina, mentre il vento mi portava il canto dei loro rami.
Ha squillato il cellulare ed ho notato che gli alberi non danzavano più…
Un tremore premonitore mi ha assaltato il cuore. Ho risposto, era la voce inesorabile e crudele del destino.
Patrizia non c’è più, all’improvviso, senza un perché, ho chiuso gli occhi e per una manciata di istanti non ho respirato. Poi il silenzio.
Ancora una volta la vita mi ha sussurrato che per ogni anima che nasce o che torna ce n’è una che va…quanto è alto il prezzo del respiro sul mondo…
Per alcuni, gli indifferenti, questa è la vita, per me è solo dolore.
Non ti porterò un fiore Patty, non ora, ho bisogno di dormire e di sognare il tuo sorriso.
Verrò da te quando tutti sono andati via, lontano, chiusi nelle loro vite, così saremo solo noi due a continuare a parlare d’amore, di albe e tramonti, di quello che sei e rimarrai per me.
Ora è solo tempo di stringerti a me, ancora, ancora e poi ancora, finchè potrò, poi dovrò lasciarti andare dove cantano gli alberi, dove verrò a cercarti, senza mai dimenticare il senso della vita, ed oltre quei vestiti scuri, indossati, da alcuni, per un giorno soltanto…vivrai in me.

Tua Shayra



lunedì 4 agosto 2008

Soffio d’immenso


Con te fino alla profondità

dell’unica lacrima versata

fino all’abisso dell’anima

suicidio d’illusioni

d’occhi bendati

follia del momento

 

Mi racconti l’amore

con parole di tormento

grondano silenzi 

in sudore di spine

blasfemi fantasmi

annullano la mente

 

Ti tengo il cuore

 

Provo a rapire l’istante

dell’essenza intrappolata

in prigione di rimpianti

che annaspa feroce

sui vetri appannati

da fiati di dolore

 

Sei dentro di me

mi palpiti sangue

mentre affondi

in orizzonti di pensieri

su voli trasversali

mio gabbiano senza rotta

 

Ti slego le vene

 

Fai pure a pezzi la tua rabbia

nell’enigma di cristallo

di taglienti amarezze

ma abbraccia con me la vita

e la voglia maledetta

di riaccendere le stelle

 

Raccolgo a mani nude i cocci

del tuo vivere stanco

sacra offerta ai piedi

d’un altare sconsacrato

e qui attendo oltre il temporale

l’anelato miracolo

 

Ti soffio d’immenso