domenica 17 giugno 2012

Una vita


La pioggia mi colse all’improvviso, mentre camminavo in quel viale alberato accanto al mare. Tirai su il cappuccio del giaccone e decisi di continuare a passeggiare. Ho sempre amato il ticchettio della pioggia su di me, così alzai il capo verso il cielo per sentirla picchiare sul volto ed allargai le braccia per accoglierla sui palmi. Sublime sensazione! Il volo radente di un gabbiano mi riaprì gli occhi e fu così che notai sotto un albero di palma una busta bianca. Una strana sensazione m’ indusse ad avvicinarmi per raccoglierla.
La presi prima che si bagnasse completamente con l’intento di comprendere cosa fosse per restituirla, possibilmente, al legittimo proprietario.
Sopra c’era scritto A TE.
Rimasi sorpresa ed immobile per alcuni minuti, poi volsi lo sguardo intorno nella speranza di vedere qualcuno, ma ero sola.
Girai e rigirai la lettera fra le mani, poi decisi di leggerla visto che era aperta, chissà forse avrei trovato qualche indizio per risalire a chi l’aveva smarrita.
 
“Ho deciso di scrivere perché non ho più parole da pronunciare e temo di rimanere nel silenzio senza che TU sappia…
Sono confusa e non so di preciso a chi sto scrivendo.
Ho abbracciato nel mio cuore tutti e tutto con onestà ed amore, rispettando i miei credi ed i valori necessari per lodare ogni forma di vita, offrendomi pienamente senza limiti né riserve.
Non mi pento di ciò che ho donato, ma rifiuto ormai l’infinita comprensione e la pazienza che mi hanno sempre accompagnato. Respingo con tutte le forze rimaste il dolore del mondo, la violenza, l’abuso, la sua superficialità, la sua corruzione, le bugie, le falsità, l’invidia, i compromessi, le lascive parole, i futili gesti dal sapore di niente.
Forse scrivo
a TE che mi hai negato anche un piccolo sconto delle pene a me destinate.
Hai infranto i miei sogni, violentandomi fino all’anima. Hai permesso che cadessero preziose colonne e sacri altari ai quali offrivo il mio sacrificio e l’eterna dedizione.
A TE che non mi hai donato l’Amore vero, il rispetto, la speranza, il sorriso, la verità, la certezza, vendendomi come Giuda al peggior offerente solo per egoismo. Senza alcuna esitazione hai squarciato il mio costato con la lama dell’infamia. Chiedevo solo risposte, mentre ti offrivo aiuto, mentivi , alle mie spalle fingevi di abbracciarmi, senza avere nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi.
A TE che mi hai deriso, sfruttato, derubato della fiducia risposta, del bene prezioso, luce dei miei occhi, accecandomi l’esistenza, avvelenandomi con un muscolo di cicuta.
A TE che hai inflitto tutte queste pene al mio cuore, sebbene rappresentino poca cosa a cospetto dell’umano dolore, auguro la peggiore di tutte le punizioni, comprendere le azioni commesse, sono interamente a tuo carico, prive di sospensioni e, soprattutto, senza la mia maledizione. Un giorno ti sarà servito il conto, la tua coscienza!
L’Amore, pilastro di questa maledetta vita, non s’insegna, né si apprende, é un sentimento naturale e non culturale, nasce con noi!
Ora, é trascorso il tempo delle parole e della dolcezza, cedute al mercato dello sdegno più grande. Ho perdonato senza mai dimenticare, non so se riuscirò mai a farlo, per questo motivo credo che non tornerò a casa, non é più mia e forse non é mai esistita, oppure é crollata, o contaminata da tempo, sciocca io a non accorgermene.
Andrò lontano con i migliori amori, da te definiti animali, ignorando la vera bestia che alberga in te!
Porterò con me  l’unica vera e rara essenza, l’amicizia."

 
Mi ritrovai seduta, lì sotto quella palma, sconcertata e testimone di una vita che dovevo ritrovare, per ridarle la speranza, per stringerla forte a me. Iniziai a correre velocemente, il cappuccio scivolò via permettendo alla gocce di pioggia di unirsi alle mie lacrime silenti.

© Gelsomina Shayra Smaldone
 

venerdì 1 giugno 2012

A sostener la volta ( Per L'Emilia )

Fotografia di © Rita Camicia

 

Trasuda il cuore gocce di sangue
e d’innocenti
lacrime tremanti
al vibrar dell’amata terra
gemono i fratelli miei inermi
fra ammassate pietre silenti
crudeli testimoni d’anime infrante

Sotto il plumbeo cielo di polvere offuscato
nella notte luccica taglio di diamante
 di speranza astro
che perir non deve
se a sostener la volta
tendiam d’amore le mani

© Gelsomina Shayra Smaldone