lunedì 29 dicembre 2008

Non puoi affermare di aver amato se non hai mai sofferto, rinunciato, perdonato.

lunedì 22 dicembre 2008


[Leonaro da Vinci - Adorazione dei Magi - Nell'intimità degli Uffizi. Firenze.]


I frati di sant'Jacopo a Scopeto erano riusciti a farsi promettere un'Adorazione dei Magi da Leonardo. Lui
andava disegnando cavalli, architetture in rovina, una folla di armati. Come avrebbe dipinto il presepio?
Senza capanna.
«Il salvatore del mondo è nato per tutti.»
Leonardo non volle circoscriverlo in una mangiatoria, poi nel deserto della Palestina. Più verosimile uno scenario di rocce, di sabbia, di solitudine.
Un albero grande e centrale fa da quinta a un proscenio imperniato su una donna senza aureola, a piedi nudi come una pastora, i capelli a cercine a farle da corona.
Un bambino, vivace nell'afferrare un turibulo che un vecchio inginocchiato gli offre, sorride per il suono che vibra dal metallo ingabbiato.
E' agile, pieno di vita quel bambino, germoglio di piena esistenza.
L'anziano è testimonianza di un tramonto.
Intorno a loro, gli uomini si assiepano curiosi e felici per la speranza che rinasce.
Il tronco dell'albero, alto, si slarga nella chioma per proteggere d'ombra la donna e il bambino vivace e teso a quella figura curva, quasi un'eredità debba passare - e passerà - dall'uno all'altro.
In lontananza cavalli dalle froghe larghe, garretti esili. Quello che rovina, veramente, per questa nascita è il mondo pagano, con le idolatrie naturali, con luci solo terrene, per cui il sole e' una divinità che tramonta nella notte; la luna, la sposa, gli appronta la barca
per una felice traversata celeste, mentre il chiarore discreto e notturno, ingannerà per lui l'attesa dell'alba.
Un'alba nuova era nata in quel prato uniforme e boschivo, preparato per un colore che non lo velerà mai. Rimane quel tono monocromo di terra. Quella terra di uomini per cui il Bambino era sceso nella notte, illuminato dalla cometa.
Ma nel prato di Leonardo, dipinto a pieno giorno, non ci sono nè cometa, nè angeli, nè capanna. Alla donna del prato fanno festa perchè è diventata mamma. Una mamma come tutte le mamme fecondi. Come la terra che germina e produce.
Un miracolo sempre uguale e diverso. Unico per ogni creatura.
Nessuna gloria nè in cielo nè in terra. Solo sorpresa.
Il bambino che la donna mostra nel prato è l'umanità che rinasce per un atto d'amore, per un gesto fraterno.

 


Buone Feste a voi tutti tutti tutti, affettuosamente  ...Angelika^_*

Ricordati anche di me ...

 Preghiera del cane randagio


Con passo vacillante
e con il corpo stremato
giungo alla fine dei miei giorni.
Forse stasera morirò
e da sotto questa quercia
con l'ultimo respiro, che mi resta in gola,
vorrei ringraziare il Signore
per il pane che mi ha fatto trovare
nella spazzatura,
per l'acqua che ha fatto scendere dal cielo
per dissetarmi,
per i sacrati delle chiese
dove ho potuto ripararmi.
Sì, Signore,
io sono uno di quelli
uno fra i tanti che non sa
cos'e' il calore di una cuccia,
il sapore di un osso,
la carezza di un padrone.
Conosco solo
il dolore dei calci sul dorso,
le sassate sulla fronte,
le gomme di quella macchina
che mi hanno spinto nel burrone.
Ricordo, poi
quella mano, grande, pesante,
che ancora cucciolo mi ha
abbandonato nella strada,
dove
vissi tutto il mio calvario.
Ho attraversato monti, boschi e paesi
nessuno mai mi ha tenuto con se',
nessuno, mai, mi ha dato un nome.
Dalla nascita ho sempre portato il tuo
"Cane".
Signore,
tante sono le cose che vorrei dirti;
ma...
il cuore ha rallentato il suo battito
e il respiro si affievola sempre più.
Perdonami! E ti supplico:
fa' che la mano dell'uomo
non abbandoni più
un cucciolo nella strada.
E' triste vivere da vagabondi,
e' penoso essere soli,
ed essere soprattutto semplicemente
solo un cane.
Abbracciami almeno tu
in quest'attimo.
Perchè?
Perchè anch'io ti appartengo!
da "Voci di canili"

Guardami negli occhi, sono l'amico tuo migliore
e non ti ho mai chiesto più di quel che mi puoi dare,
guardami negli occhi quando ti siedo accanto
e non so nemmeno se sei un re, un barbone oppure un santo
e non c'è bastonata che io non ti perdoni,
ma guardami negli occhi quando m'abbandoni
GIORGIO PANARIELLO



Speranze in saldi

Nella vetrina della mia vita
ho messo troppo volte in saldi
le speranze

Viandanti indifferenti
seguono il corso
di fatue attrazioni

Ora ho abbassato la serranda
lascio al mondo le illusioni
E vivo

Vivo soltanto

giovedì 18 dicembre 2008

Solo per amore...mai nessuno saprà

Brulica di luci e colori
la mia casa ed il mio sorriso
Solo per amore

Giorno di gaudio s’appresta
ma io non lo voglio
È il mio segreto

Gli concedo
un’amara indifferenza
vorrei rimanere qui
sola con me sola
ad attendere un miracolo

Slaccio la mente
libero i pensieri
nel mio silenzio
assaporo
sublimi libertà

In questa notte lucente
rifugio la tristezza
nella grotta ancora vuota
annaspo nel buio l’ombra
di chi non c’è
e spero

Getto via con sdegno
la maschera fedele
che mi veste ogni giorno
filtro del mio animo
scudo del mio soffrire
e sono finalmente io

L’opaco specchio riflette
un cuore ormai spoglio
pagliaccio solitario
strucchi invano
il solco antico
dal tuo viso stanco

e sei tu…Shayra

all’alba tornerai a sorridere
ma solo per amore
mai nessuno saprà
nei giorni del Signore
quanto è triste
il tuo Natale

martedì 16 dicembre 2008



Caro Babbo Natale


E’ all’imbrunire del giorno che i miei pensieri si vestono di foglie d’autunno e di fiocchi di neve. Scivolano nell’anima in un vortice silenzioso, s’accompagnano ad una lacrima, appena imprigionata nel cuore, per non impedire al sorriso di espandersi intorno.
Raccolgo la forza dalle braccia, dalla mente, dal cuore e vado in giro ad innestare, come gemma di marzo, un piccolo sorriso tra gli occhi spenti che m’attendono.
Abbraccio il dolore tra i freddi cartoni delle panchine, sotto i muri della stazione, tra verdi lenzuola di sangue, tra i bimbi ignorati vestiti di niente, tra vecchi raggomitolati in rifugi deserti, tra aliti solitari che appannano una finestra spenta, e ancora lì, in quella terra, dove gli spari trucidano la speranza di mani intrecciate, di fame dispersa nel giorno dei ricordi.
Rallento il mio passo nella luce veloce di fari abbaglianti, di macchine in fuga, su strade bagnate raccolgo piccole vite abbandonate sul selciato, che ululano alla luna, coperta dal buio di nere coscienze.
Son piccoli, ma tanti, i regali che porto nell’ombra, leggero è il mio sacco, non mi piega le spalle, solleva la riva di tanti dolori.
Continuo il cammino, mi porta al Natale, ed a te Babbo, che di rosso colori momentanee bontà, e qui, io mi fermo, i piedi nudi incavati nel soffice manto, sapore di freddo, di luci, di canti lontani, di camini accesi, di slitte volanti.
E’ tempo di te caro Babbo Natale, ma li vedi quegli usci giocondi al mondo serrati? Perchè la gente vuol essere buona per un giorno soltanto?
Si ferma la slitta, mi guardi, sorridi e mi tendi la mano rugosa. Non posso volare, non voglio solcare un mondo di futili sogni, di false parole, di balocchi e profumi, di gioielli e pellame, se prima non vedo, per sempre, brillare la stella cometa.
Se bontà e pace nascono, solo, nel giorno del Figlio, ti prego, regala al mio mondo, tutti i giorni, il Santo Natale.


( ripropongo questo brano perchè la mia speranza è e sarà sempre questa...)