sabato 29 gennaio 2011

I silenzi del cuore




 Scrive respiri nostalgici
e battiti lenti
il tramonto
cresta dei miei orizzonti
S’adagia afono
su piccole onde straziate
da indolenti parole
Grondano sangue
i fogli sparsi al vento
trafitti dalla solitudine
Dileguato ormai il sogno
tento d’afferar l’anima
impenetrabile essenza
mio precipio
senza fine


 

mercoledì 19 gennaio 2011

Una vita


La pioggia mi colse all’improvviso, mentre camminavo in quel viale alberato accanto al mare. Tirai su il cappuccio del giaccone e decisi di continuare a passeggiare. Ho sempre amato il ticchettio della pioggia su di me, così alzai il capo verso il cielo per sentirla picchiare sul volto ed allargai le braccia per accoglierla sui palmi. Sublime sensazione! Il volo radente di un gabbiano mi fece riaprire gli occhi e fu così che notai sotto un albero di palma una busta bianca. Una strana sensazione m’ indusse ad avvicinarmi per raccoglierla.
La presi prima che si bagnasse completamente con l’intento di comprendere cosa fosse per restituirla, possibilmente, al legittimo proprietario.
Sopra c’era scritto A TE.
Rimasi sorpresa ed immobile per alcuni minuti, poi volsi lo sguardo intorno nella speranza di vedere qualcuno, ma ero sola.
Girai e rigirai la lettera fra le mani, poi decisi di leggerla visto che era aperta, chissà, mi dissi, forse avrei trovato qualche indizio per risalire a chi l’aveva smarrita.
 
“Ho deciso di scrivere perché non ho più parole da pronunciare e temo di rimanere nel silenzio senza che TU sappia…Che stupida!
Sono confusa e non so di preciso a chi sto scrivendo.
Ho abbracciato nel mio cuore tutti e tutto con onestà ed amore, rispettando i miei credi ed i valori necessari per lodare ogni forma di vita, offrendomi pienamente senza limiti né riserve.
Non mi pento di ciò che ho dato, ma rifiuto ormai l’infinita comprensione e pazienza che mi hanno sempre accompagnato. Respingo con tutte le forze rimaste il dolore del mondo, la violenza, l’abuso, la sua superficialità, la sua corruzione, le bugie, le falsità, l’invidia, i compromessi, le lascive parole, i futili gesti dal sapore di niente.
Forse scrivo
A TE che mi hai negato anche un piccolo sconto sulle pene a me destinate.
Hai infranto i miei sogni, violentandomi fino all’anima. Hai permesso che cadessero preziose colonne ed altari, ai quali offrivo il mio sacrificio e l’eterna dedizione.
A TE che non mi hai donato l’Amore vero, il rispetto, la speranza, il sorriso, la verità, la certezza, vendendomi come Giuda al peggior offerente solo per egoismo. Senza alcuna esitazione hai squarciato il mio costato con la lama dell’infamia. Chiedevo solo risposte, mentre ti offrivo aiuto, ma alle mie spalle fingevi di abbracciarmi, senza avere nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi.
A TE che mi hai deriso, sfruttato, derubato della fiducia risposta, del bene prezioso, luce dei miei occhi, accecandomi l’esistenza, avvelenandomi con un muscolo di cicuta.
A TE che hai inflitto tutte queste pene al mio cuore, sebbene rappresentino poca cosa a cospetto dell’umano dolore, auguro la peggiore di tutte le punizioni, comprendere le azioni commesse, sono interamente a tuo carico, prive di sospensioni e, soprattutto, senza la mia maledizione. Un giorno ti sarà servito il conto, la tua coscienza!
L’Amore, pilastro di questa maledetta vita, non s’insegna, né si apprende, é un sentimento naturale e non culturale, nasce con noi!
Ora, é trascorso il tempo delle parole e della dolcezza, cedute al mercato dello sdegno più grande. Ho perdonato senza mai dimenticare, non so se riuscirò mai a farlo, per questo motivo credo che non tornerò a casa, non é più mia e forse non é mai esistita, oppure é crollata, o contaminata da tempo, sciocca io a non accorgermene…
Andrò lontano con i migliori amori, da te definiti animali, ignorando la vera bestia che alberga in te!
Porto con me
solo TE, core mio!”

 
Mi ritrovai seduta, lì sotto quella palma, sconcertata e testimone di una vita che dovevo ritrovare e ridare a tutti i costi per stringerla forte a me. Iniziai a correre velocemente, il cappuccio scivolò via permettendo alla gocce di pioggia di unirsi alle mie lacrime silenti.



 

giovedì 6 gennaio 2011

Soffio d'immenso



Fotografia © Monica Corda


Con te fino alla profondità
dell’unica lacrima versata
fino all’abisso dell’anima
suicidio d’illusioni
d’occhi sperduti
  nel martirio del momento
 
Mi racconti di ore taglienti
con parole di tormento
del grondar muto
in sudore di spine
e di blasfemi fantasmi
che offuscano la mente
 
Ti tengo il cuore
 
Provo a rapire l’istante
essenza intrappolata
in prigione d’incertezza
che annaspa feroce
sui vetri appannati
da fiati di dolore
 
Sei dentro di me
mi palpiti sangue
mentre affondi
in orizzonti di pensieri
su voli trasversali di speranza
mio gabbiano senza rotta
 
Ti slego le vene
 
Fai pure a pezzi la rabbia latente
nell’enigma di cristallo
di affilate amarezze
ma abbraccia con me la vita
e la voglia maledetta
di riaccendere le stelle
 
Raccolgo a mani nude i cocci
del tuo vivere stanco
sacra offerta posta ai piedi
d’un altare sconsacrato
e qui attendo oltre il temporale
con te l’agognato miracolo
 
Ti soffio d’immenso