giovedì 28 agosto 2008

Struggimi


Lontana da te ho respirato
aliti di buio e gelo
nell'abisso dell'anima
Sola nel letto
di fredde stelle
languivo il tuo nome
Torno da te
per struggermi d'amore



© Shayra

Sono tua



Stupisci l’anima
affondando carezze
di rosso velluto
lungo la schiena
donami il brivido
ed il calore
delle tue labbra
toglimi il respiro
portami con te
tra le fiamme
della passione
finché non griderò
…sono tua…

© Shayra


mercoledì 27 agosto 2008

Rovi


Osservo il mondo dall’alto
del mio monte di rovi
l’irto cammino
ha ferito le vene
lacerato le arterie
spada nel fianco
mi squarcia la carne
ho pianto di vento
su cuori di ghiaccio
in silenzi di buio
tra abbracci di nebbia
e tu uomo
mostri
del cuore i piccoli tagli
li fregi di vanto
disseti il tuo ego
indecoroso mendace
ignori quel rantolo
del vero dolore
che accanto ti passa
logora ed uccide
anime fiacche
di sorrisi vestite 
oltre l’umano battito
sudan d’amaro



© Shayra

martedì 26 agosto 2008

Prendimi



Sfiora la mia pelle
avida di baci
inondami il cuore
assestato di dolcezza
baciami l’anima
arsa di passione
prendimi adesso
prima ch’io muoia
desiderandoti


© Shayra



Aiutali


Questo accade oggi in Grecia ed in tante altri parti del mondo


Mi appello al vostro grande cuore


basta un piccolo gesto


 Clicca Qui


* * * * * * * * * *


...mentre il mondo indifferente rifiuta


ancora d'abbracciarmi...


 


( da Tramonto di (c) Shayra )

sabato 23 agosto 2008


Lo sciabordìo delle onde 



Il caldo ci soffocava ma sul terrazzo della mia amica si respirava un bel fresco e aria di serenità.

Stavamo proprio bene noi quattro insieme

Eravamo lì a parlare di tante cose: di noi, del passato, del presente, di aerei, e tra una battuta e l’altra davamo una carezza alla stupenda gattina.

 

Si decise di uscire

- Vi porteremo in un ristorantino dove il pesce è così buono che è impossibile non leccarsi i baffi.

Che la strega, per un suo vezzo irrefrenabile, ci avesse trasformati tutti in gatti?

Mi avvicinai allo specchio per controllare e fui felice di scoprirmi ancora umana.

Pensai - che il pesce sia fresco e buono ci credo ma che io possa leccarmi i baffi è molto improbabile dato che li estirpo con la ceretta -

Andammo in macchina fino al mare, passammo per il porto, il Tevere era bellissimo e le barche erano rientrate da poco trascinando ancora il profumo del mare aperto.

Il locale è molto carino ma non ha tavoli all’aperto per cui dopo aver ordinato le portate la mia amica ed io, accanite fumatrici, ci allontaniamo all’esterno.

C’è un piccolo unico tavolo all’ingresso. È libero. Ci sediamo per peccare in santa pace e gustarci una sana sigaretta, lasciando quei sant’uomini dei nostri mariti a chiacchierare di aerei e di tanka. Il secondo argomento ci lasciò un po’ perplesse, ammettendo che l’avevamo ridotti proprio male…

 

C’era una luna bellissima, la guardammo con infinita ammirazione e trasporto quando la mia amica mi chiese

- Facciamo una quattro mani?

Pensai - si sentirà ispirata in questo momento? sarà l’atmosfera? Boh? non ho mai collaborato in cose simili, ma c’è sempre una prima volta, tanto vale che ci provo -

- Va bene, accetto!

 

Chiedemmo al ristoratore un po’ di fogli, la penna l’avevo… dovevamo solo scrivere.

Buttammo giù qualche verso, l’incipt l’avevamo beccato: la luna,le stelle, l’amore verso un lui immaginario,( ormai i mariti non erano in gioco visto che erano stati infettati da tankite acuta, ) il mare e… lì proprio sul mare ci bloccammo. Un verso restava incompleto poichè non riuscivamo a dare quel suono che era lì sulla punta delle nostre lingue ancora impastate dal sapore degli antipasti proprio di mare. Saranno stati quelli a toglierci la vena poetica?

Ci sforzammo di estrapolare dalle nostre menti indebolite dal caldo e dalle notti insonni, trascorse a chiaccherare ( sempre su quel meraviglioso terrazzo).

Nella mia mente un rammarico infinito. Ah! se ci fosse Vivy!, ci avrebbe certamente salvate, come in una certa occasione, nella quale una divina creatura  ( detta Dora ) ed io ci siamo trovate nelle stessa situazione di blocco mentale per un solo maledetto verso che ci impediva di proseguire il momentaneo cammino poetico.

Vi chiederete quale sia stato il suono che non riuscivamo a trovare. Semplice. Quello dell’onda che s’infrange sulla riva.

Ridemmo come matte, mentre ci sfuggì, colpa dell’ilarità, la parola “sciacquio”

ahahah TERRIBILE, OBROBRIO!!!

La costernazione provata fu interrotta dalla voce dei coniugi che ci richiamavano al tavolo poiché erano arrivati i primi piatti.

Si continuava a ridere come matte ed appena ci venne chiesto il perchè di quelle risa raccontammo il fattaccio spudoratamente… mentre si insinuava una lontana speranza: - che trovino loro il termine che ci sfugge? -

Dio!!! La situazione precipitò maggiormente nell’ilarità quando ci fu suggerito sciacquettio

Ci pensate? Da sciacquio cademmo rovinosamente in sciacquettio.

Per poco non  si incepparono gli spaghetti al cartoccio dentro la trachea.

 

Appena finimmo il lauto pasto ritornammo imperterrite all’esterno, intestardite più che mai a sbloccare quel verso strozzato come gli spaghetti al cartoccio di poco prima.

Entrambe sgranammo il nostro vocabolario come un rosario al nero di seppia ma… nulla!

Ricominciammo a ridere ripensando agli infelici passaggi tra sciacquio, sciacquettio, sciabordio e così via quando, dopo aver compreso che probabilmente non era la serata giusta per poetizzare, mi uscì -Scriviamo sciacquone così lo tiriamo giù sto’ verso e non se ne parla più!!!

E giù risate a più non posso.

La mia amica raccolse tutte le forze per aggrapparsi all’ultimo filo di serietà che era rimasto, e disse:

- dai continuiamo - e col suo adorabile romanesco mi esortò - …’a dovemo fa 'sta quattro mani! -

 

Sapevo che avevamo poche speranze per come sì era messa la serata, ma ci riprovai.

Eravamo lì immerse nel sacro verso ispirato, quando veniamo distratte dalla voce altisonante di un signore che, ad un paio di metri da noi parlava telefono, ed agitatissimo urla:  - …e allora mettigli una supposta!!!

Fu la fine.

Scoppiammo a ridere cosi forte che il tipo si girò verso noi e sorrise come a chiedere scusa per il suo tono di voce.

Sorridemmo di rimando, per ringraziarlo di averci bloccate inesorabilmente, salvandoci da una situazione di grande pathos.

 

E fu cosi che tra uno sciaquio-sciaquettio-sciabordio e una supposta, rinunciammo per quella sera, alla nostra creatività e ci dedicammo per il resto della serata a grandi risate nel ricordare quei momenti di assoluta goliardia.

 

Quella serata fu il sigillo posto su un’Amicizia fatta di parole vere e di sorrisi sinceri.

 

 

 Ultimo0 e Stregattablu

 

 

 

 

 

giovedì 21 agosto 2008

NOZZE



Le voci girano presto nel piccolo paese e donna Feffa è più veloce della luce quando decide di informare tutti i paesani che ci sarebbe stato un altro matrimonio.

-         Ma chi si sposa? – chiese donna Peppa.

-         Non sono tanto sicura, ma credo di aver capito chi sono, vivono da poco qui - rispose Feffa

 

Lui è alto, di bell’aspetto, veste bene, parla molto, ma sorride poco. Non ha un lavoro preciso poiché, pare, non gradisca lo status a tempo indeterminato. E’ forte, deciso, testardo, quindi sa quel che vuole e non molla mai finché non ha ottenuto ciò che desidera e che lo fa star bene. Ama imporsi ma non lo dimostra subito, non ha una fissa dimora perché ama viaggiare e quando non può farlo usa le ali della fantasia.

Gli piace nutrirsi a spese altrui, succhia il sangue delle gente pur non essendo un vampiro.

Lei, invece, ha sempre un sorriso stampato sul volto, scialba nell’aspetto, misura ogni parola, attenta più alla forma che alla sostanza, incurante del fatto che ogni frase pronunciata ha un suo peso specifico quando arriva al cuore di chi le ascolta. E’ sempre ben disposta a concedere consensi e dolci sviolinate anche quando le sue labbra vorrebbero dire tutt’altro…

E’ una coppia ben assortita, fusione perfetta e, a dire di molti, sembra risultare molto vantaggiosa per entrambi, tanto che richiama a se molto seguaci.

Si celebra così un matrimonio antico che rinnova continuamente la sua promessa sull’altare grigio della menzogna. La genesi di questo contratto va ricercata nella notte dei tempi, probabilmente a quando gli uomini non camminavano ancora eretti.

Queste strane anime, pur essendo diverse vivono in simbiosi per il raggiungimento del proprio benessere interiore, ovviamente a discapito di altri.

Vestono abiti firmati vers-ace e dolce e gabbata, acquistasti al mercatino cinese, sicuri di beffare gli increduli, che presuntuosi!

Hanno l’abitudine di appostarsi dietro ogni angolo per scegliere la preda, a volte insieme, altre volte separati.

Approfittano della fiducia di coloro che, ignorando il premeditato intento lesivo e letale, si abbandonano al fascino che emana il fare forbito .

Lungo il loro cammino lasciano una lunghissima scia di vittime, passano indifferenti su quei corpi straziati in cerca di altro nutrimento.

Nulla li commuove, e niente li trattiene, non amano, non piangono, non soffrono, vivono solo per se stessi e sono abili nel mentire.

-         Si, va bene, ho capito, ma come si chiamano, forse li conosco? – chiede incuriosita donna Peppa.

-         lui egoismo, lei ipocrisia. Tieniti lontano, dicono che la loro malattia potrebbe essere infettiva. Mi raccomando non accettare nulla da quei due…- 

e sogghignando sogghignando donna Feffa ritornò a sciorinare il bucato lasciando la povera Peppa impietrita ed a bocca aperta.

 

                                    ( Ego ed Ypòkrisis )

martedì 5 agosto 2008

Il canto degli alberi





Sembrava una giornata iniziata bene, ma in fondo al mio cuore ho sempre il timore che possa cambiare in un attimo la vita.
E’ un bene che sia così, non mi distacco dalla realtà, so che tutto può accadere, nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore.
Ero seduta al bordo della piscina, guardavo la danza degli alberi sulla collina, mentre il vento mi portava il canto dei loro rami.
Ha squillato il cellulare ed ho notato che gli alberi non danzavano più…
Un tremore premonitore mi ha assaltato il cuore. Ho risposto, era la voce inesorabile e crudele del destino.
Patrizia non c’è più, all’improvviso, senza un perché, ho chiuso gli occhi e per una manciata di istanti non ho respirato. Poi il silenzio.
Ancora una volta la vita mi ha sussurrato che per ogni anima che nasce o che torna ce n’è una che va…quanto è alto il prezzo del respiro sul mondo…
Per alcuni, gli indifferenti, questa è la vita, per me è solo dolore.
Non ti porterò un fiore Patty, non ora, ho bisogno di dormire e di sognare il tuo sorriso.
Verrò da te quando tutti sono andati via, lontano, chiusi nelle loro vite, così saremo solo noi due a continuare a parlare d’amore, di albe e tramonti, di quello che sei e rimarrai per me.
Ora è solo tempo di stringerti a me, ancora, ancora e poi ancora, finchè potrò, poi dovrò lasciarti andare dove cantano gli alberi, dove verrò a cercarti, senza mai dimenticare il senso della vita, ed oltre quei vestiti scuri, indossati, da alcuni, per un giorno soltanto…vivrai in me.

Tua Shayra



lunedì 4 agosto 2008

Soffio d’immenso


Con te fino alla profondità

dell’unica lacrima versata

fino all’abisso dell’anima

suicidio d’illusioni

d’occhi bendati

follia del momento

 

Mi racconti l’amore

con parole di tormento

grondano silenzi 

in sudore di spine

blasfemi fantasmi

annullano la mente

 

Ti tengo il cuore

 

Provo a rapire l’istante

dell’essenza intrappolata

in prigione di rimpianti

che annaspa feroce

sui vetri appannati

da fiati di dolore

 

Sei dentro di me

mi palpiti sangue

mentre affondi

in orizzonti di pensieri

su voli trasversali

mio gabbiano senza rotta

 

Ti slego le vene

 

Fai pure a pezzi la tua rabbia

nell’enigma di cristallo

di taglienti amarezze

ma abbraccia con me la vita

e la voglia maledetta

di riaccendere le stelle

 

Raccolgo a mani nude i cocci

del tuo vivere stanco

sacra offerta ai piedi

d’un altare sconsacrato

e qui attendo oltre il temporale

l’anelato miracolo

 

Ti soffio d’immenso