domenica 27 gennaio 2008

Soldato tedesco

Asimmetriche cataste di corpi
evaporano ancora grida di dolore
strazi di membra ed ossa
vagano in putrito tanfo
S'innalza la follia d'un generale
nel cuore della notte
ordine ineseguito
offende la svastica
rimbomba nell'eco del pianto
il colpo mirato al cuore
del soldato nemico
ultimo brandello d'umanità
cade e muore
tra la Morte
assolto è il suo debito

venerdì 25 gennaio 2008

Imperdonabili distanze


Scoppietta il fuoco del camino, lancia piccole meteore nel vortice delle fiamme, davanti ai miei occhi umidi vedo il calore, ma non riscalda il cuore livido in queste ore che sanno di acqua e calcare, che spingono i miei tormenti in un angolo di ring. Corro a ritroso il tuo viaggio fino alla placenta.
Avessi saputo, avessi potuto, non l’avrei mai recisa.
S’assottiglia il cuore, mentre vivo di sconfitta, la mia e quella di un mondo dove ho sprecato vanamente la mia energia, illudendomi di sottrarti a dolori e disattese.
Avrei voluto credere in certe menti, fautori di promesse, comandanti di genti, costretti a vivere d’inventiva, accontentandosi di briciole, mentre loro, lascivi vampiri, succhiano anche l’aria, vento di poppa per sgargianti barche di lusso. Retoriche che crollano continuamente, senza mai risorgere su colonne di marmo o pilastri decenti, senza più offendere la Premessa … Dormono sonni tranquilli, avvolti nel tepore di usurpate prosperità, chissà, se mai è accaduto ad uno dei figli d’imbattersi in una porta chiusa, dove a lettere cubitali si legge: NON C’E’ LAVORO se non per pochi, e per i raccomandati, servi del feudo.
Vita tutta in discesa per voi, su morbidi tappeti blu, a noi resta il conforto delle notizie del tg:
2 famiglie su 3 non riescono ad arrivare alla fine del mese;
20 milioni di lavoratori sono sottopagati;
5 milioni di famiglie sono sulla soglia della povertà.

Eppure sono tante le mani e le menti meritevoli di lode e di impegno.
Eppure continuano a chiamarlo come il formaggio, che va a male dopo pochi giorni.
Slaccio, per un attimo, lo sdegno che m’avvampa, e m’ avvicino, in punta di piedi, al tuo sguardo angelico. Voglio saziarmi del tuo respiro, so che non mi basterà domani, ma adesso lo voglio, voglio che ti svegli per perdermi nei tuoi occhi, invece m’allontano, temo che i battiti del mio cuore potrebbero svegliarti.
Tra poche ore lascerai il letto disfatto, testimone del mio essere, perché il treno non t’attende.
Vagabonda io, guado tra le note silenti di questa notte, in cui per la prima volta, non vorrei essere sola, e per non morire dentro, trasporto l’anima in te, ai sorrisi lanciati alla mia bocca, ai tuoi abbracci di ieri e di oggi, ai piccoli passi di quand’eri bambino, bambino mio.
Vivrò per attenderti, ancora.

A Luca ed a tutti i Luca


per la cronaca, dal tg sono stati forniti i seguenti dati:

In Italia

  2 famiglie su 3 non riescono ad arrivare alla fine del mese;
20 milioni di lavoratori sono sottopagati;
   5 milioni di famiglie sono alla soglia della povertà

martedì 22 gennaio 2008

Guerra


E Torno su questo muro di dolore
Incredula raccolgo mari di lacrime



Nell’acre odore della morte
Ancora un bimbo giace

Tra urla e gemiti
I popoli bruciano



Amare vendette d’occhi bendati
Mani folli stringono armi crudeli



Senza onore né gloria
Stillano pezzi di vita
Che m’appartengono



Così piccola
Non mi sentii mai


lunedì 21 gennaio 2008

Discorzo de notte


Se pò sapè che voi?
Nun è er momento ancora
de venimme a sfrugulià
mentre che dormo!
Lo so, ce semo quasi
ma er capolinea nun è pronto.
Vattelo a fa ‘n giretto
‘ntorno a ‘n antro letto
che me dai fastidio.
Ciò da sognà de quanno
da regazzo me rimiravo
drento de lo specchio
cor ciuffo pieno de capelli
messi alla Elvis e ‘npomatati.
Ciò da portamme ‘n sogno
li tra le fratte ‘ndove co’ lei
so’ diventato omo
e de la vita ho fatto conoscenza.
Mo me dai davero noia
e puro si sei ‘gnuda
‘sta farce che te porti appresso
me fa penzà a li campi
ricormi de granturco.
Pussa via che sinnò me svejo!


Morte

venerdì 18 gennaio 2008


( Preferirei morire pur di non tradire )

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Assalto all'anima

Sorrido in dinamici
involucri di me
palpiti vitali
si spengono al venire
della mia ombra
che nella notte del buio
si sgrana in cocci
taglienti cristalli
di solitudine sparsi
ricordo lacerante
mi squarcia
non m’abbandona
soccombe
il mio oggi al passato di ieri
nel cuore lapidato
in silenzio nascosto
lo sguardo ferito
è diavolo il tuo sorriso allegro
beffò la mia favola innocente
pietrificata
assolvo la tua spada
dentro la schiena
eretta nel credo
mi sanguina
non m’abbandona
perseguita
la mia anima incredula
testardo folletto
scolpisci caverne di ghiaccio
tra i muri delle mie arterie
giocatori d'azzardo
visi gaudenti
sterco di niente
tendono archi immorali
E intanto l’anima prova
a rivestirsi di presente


"Predicare la morale è facile, il difficile è fondarla"
Arthur Schopenhauer




mercoledì 16 gennaio 2008



AR CARO NOSTRO PAPA


Er Papa, sarvognuno, è 'na potenza
'na potenza che ar monno nun c'è guale
e seppure ha perduto er 'temporale',
Re c'è arimasto e l'antri so'ccellenza.
Lui te predica sempre l'obbedienza
la carità, er bene universale,
pe' poi, co' la scommunica papale,
ridutte cinicio appena che ce penza!

Appresso, Lui riflette e poi raggiona,
se pente de' soprusi dar clero praticati
in secoli de storia, ma nun dimenticati!
La carità, sarebbe cosa giusta e bona!
L'infalibbilità, mica tanto ce scoijona!

Città sacra, sovrana, stipata de bajocchi,
s'adorna de ladri, infidi, maligni e loschi trami:
quelli che vanno co li bimbi i più infami!
Evver, sò pochi, ma sò sempre troppi,
e dè la prima cosa che te sarta all'occhi!

Perantro, pe affogasse in antro intrujo,
d'etica, de fede e de morale, Lui fà miscujo:
se je viè l'estro, come fusse gnente,
tratta de scenzie, e d'ogni astruseria;
ma, se capisce, ciò lo fà pe' via
che l'antri sò er braccio, e lui è la mente!

Se nun ce credi, l'una o l'antra sera,
fatte 'na capatina ar Cuppolone
e vedrai si che razza de mandrione
sta a fà 'a ronna... e ner prodiggio spera!

[FONTE: Il MESSAGGERO]


 


 


« State 'bboni se potete. Tutto il resto è vanità, di vanità. »


Baci e mille abbracci a voi tutti, tutti. Angie^_*

lunedì 14 gennaio 2008


Attimi d' immenso

( Ad Aldo )

La pioggia incurva
i miei giorni al grigio
sottili brividi
mi trapassano l'anima
racchiudo le ginocchia
contro il cuore
tento di spezzare
questa pena
così fredda
così assurda
così buia
che la tua prigionia
non sente
non comprende
non vede
Tendo la mano
tremante
per sottrarre
al gelo
il tuo cuore sospeso
Consapevole
del passato che incalza
a piedi nudi
tra i cocci
del mio fantasma
inchiodo attimi
all'immenso
Vorrei donarti
il mio sangue
ancora
per farti volare
dove si placa il mare
ma inciampo nella lama
della tua distanza
che non dà un senso
ai nostri respiri
Quanto è cieco il mondo
che si perde
tra mille fiaccole d'amore

(Ripropongo questa poesia perchè mi è molto cara...Ognuno porta nel cuore una spina...)

venerdì 11 gennaio 2008

A Mamma du Re

Camminaje pe' tantu tiempe
' na preghiera tenevo 'a mmente:
' o figlio mije stà malato
Gesu' e Maria nun v'o scurdato

Penzanno me truvaje dinto 'a nu vico
' na Marunella affigurata,e mmò che 'lle dico?
" perduoname 'e peccati Regina bella
' i stù munno tu si 'a Stella "

All' intrasatte me pareva
ca ' na lacrima scinneva
dinto all' uocchie ' e sta Maronna,
sto' scetata o sto' sunnanne ?

Pensaje stu' fatt' è strano,
m'avvicinaje chiano chiano,
Gesù! chella chiagneva overamente
nun me 'o scord stu' mumente

me dicette: " nun ave' paura,
tuorn a casa, và sicura ,
' a grazia tu ll' avraje
pecchè ' na mamma vo' bene assaje

Nu' pruverbio rice ancora
'i figlje so' piezze ' o core
comme faccio a nun sape' ?
Jo ca' so' ' a Mamma du' Re! "

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Traduzione letterale

La Mamma del Re

Camminai per tanto tempo
una preghiera ripetevo nella mente
mio figlio e' malato
Gesu' Maria non lo scordate.

Pensando, trovai in un vicolo
l'immagine di una Madonnina, ed ora cosa le dico?
"perdona i miei peccati o bella Regina
di questo mondo Tu sei la Stella"

All'improvviso mi sembrò
che una lacrima scendeva
dagli occhi di questa Madonna,
sto sveglia o sto sognando?

Pensai, questo fatto è strano,
mi avvicinai piano piano,
Gesù! Quella piangeva veramente
non lo dimentico questo momento,

mi disse: "non aver mai paura,
torna a casa, va sicura,
tu avrai la grazia
perchè una mamma ama tanto.

Un proverbio racconta ancora:
i figli sono pezzi di cuore,
come faccio a non saperlo?
Io che sono la mamma del Re! "


mercoledì 9 gennaio 2008

Prigioniera


Brucia ancora quest'anima
Mentre scava tra la cenere dei sogni
Raggomitolo il dolore in bozze di cemento
E s’inarca il tempo per non perire
Sepolto tra i tagli del cuore
Pallide emorragie di flutti cadenti
Imprigionano fobiche ipocondrie
Lungo l’ingiustizia del mio vivere
Non so guarire

venerdì 4 gennaio 2008

La mia generazione


Ho visto uccidere natura
e non me ne sono accorto.

Nelle incertezze di una generazione
cresciuta sulla stampa di ideologie fasulle,
di carta per denaro, di immagini suadenti,
si è perduto il mondo di nostra fanciullezza.
Nei miraggi d'avito perbenismo,
dove Iddio c'era per tutto,
si sono rimescolati il tradimento delle carni,
l'insulto per gli amici, il vilipendio della stirpe.
Nel letto di spose ripudiate abbiamo cresciuto serpi;
nel futuro anche ai figli oggetti di consumo,
come le nostre vesti, come gli assurdi idoli
dei giorni nostri vuoti.

Ho visto uccidere le genti
e non ho fatto nulla.

C'è stato un grande correre addosso al progresso,
calpestando onore per la bavosa voglia
d'avere più del vicino,
per esser meno poveri soltanto nelle tasche.
C'è stata frenesia stolta a comandare le genti
per farne portaborse di cultura preconcetta.
C'è stata l'amarezza a risvegliare i popoli
ch'abbiamo affamato, privandoli di un Eden
che aveva la ricchezza di un mondo primitivo,
confuso solo dal bianco del volto dei padroni
mai desiderati.

Non vedo più le lucciole
né cantano cicale.

In mezzo a noi il cemento, granitico terrore,
emblema della forza di una specie debole,
perplessa costruzione che vuole vinto il tempo,
che ha per contraltare il verde dominato.
In mezzo a noi il deserto che s'estende sui valori
di uomini ignoranti, da sempre posseduti
con presunzione ignara dal gusto del non essere.