Imperdonabili distanze
Scoppietta il fuoco del camino, lancia piccole meteore nel vortice delle fiamme, davanti ai miei occhi umidi vedo il calore, ma non riscalda il cuore livido in queste ore che sanno di acqua e calcare, che spingono i miei tormenti in un angolo di ring. Corro a ritroso il tuo viaggio fino alla placenta.
Avessi saputo, avessi potuto, non l’avrei mai recisa.
S’assottiglia il cuore, mentre vivo di sconfitta, la mia e quella di un mondo dove ho sprecato vanamente la mia energia, illudendomi di sottrarti a dolori e disattese.
Avrei voluto credere in certe menti, fautori di promesse, comandanti di genti, costretti a vivere d’inventiva, accontentandosi di briciole, mentre loro, lascivi vampiri, succhiano anche l’aria, vento di poppa per sgargianti barche di lusso. Retoriche che crollano continuamente, senza mai risorgere su colonne di marmo o pilastri decenti, senza più offendere la Premessa … Dormono sonni tranquilli, avvolti nel tepore di usurpate prosperità, chissà, se mai è accaduto ad uno dei figli d’imbattersi in una porta chiusa, dove a lettere cubitali si legge: NON C’E’ LAVORO se non per pochi, e per i raccomandati, servi del feudo.
Vita tutta in discesa per voi, su morbidi tappeti blu, a noi resta il conforto delle notizie del tg:
2 famiglie su 3 non riescono ad arrivare alla fine del mese;
20 milioni di lavoratori sono sottopagati;
5 milioni di famiglie sono sulla soglia della povertà.
Eppure sono tante le mani e le menti meritevoli di lode e di impegno.
Eppure continuano a chiamarlo come il formaggio, che va a male dopo pochi giorni.
Slaccio, per un attimo, lo sdegno che m’avvampa, e m’ avvicino, in punta di piedi, al tuo sguardo angelico. Voglio saziarmi del tuo respiro, so che non mi basterà domani, ma adesso lo voglio, voglio che ti svegli per perdermi nei tuoi occhi, invece m’allontano, temo che i battiti del mio cuore potrebbero svegliarti.
Tra poche ore lascerai il letto disfatto, testimone del mio essere, perché il treno non t’attende.
Vagabonda io, guado tra le note silenti di questa notte, in cui per la prima volta, non vorrei essere sola, e per non morire dentro, trasporto l’anima in te, ai sorrisi lanciati alla mia bocca, ai tuoi abbracci di ieri e di oggi, ai piccoli passi di quand’eri bambino, bambino mio.
Vivrò per attenderti, ancora.
Avessi saputo, avessi potuto, non l’avrei mai recisa.
S’assottiglia il cuore, mentre vivo di sconfitta, la mia e quella di un mondo dove ho sprecato vanamente la mia energia, illudendomi di sottrarti a dolori e disattese.
Avrei voluto credere in certe menti, fautori di promesse, comandanti di genti, costretti a vivere d’inventiva, accontentandosi di briciole, mentre loro, lascivi vampiri, succhiano anche l’aria, vento di poppa per sgargianti barche di lusso. Retoriche che crollano continuamente, senza mai risorgere su colonne di marmo o pilastri decenti, senza più offendere la Premessa … Dormono sonni tranquilli, avvolti nel tepore di usurpate prosperità, chissà, se mai è accaduto ad uno dei figli d’imbattersi in una porta chiusa, dove a lettere cubitali si legge: NON C’E’ LAVORO se non per pochi, e per i raccomandati, servi del feudo.
Vita tutta in discesa per voi, su morbidi tappeti blu, a noi resta il conforto delle notizie del tg:
2 famiglie su 3 non riescono ad arrivare alla fine del mese;
20 milioni di lavoratori sono sottopagati;
5 milioni di famiglie sono sulla soglia della povertà.
Eppure sono tante le mani e le menti meritevoli di lode e di impegno.
Eppure continuano a chiamarlo come il formaggio, che va a male dopo pochi giorni.
Slaccio, per un attimo, lo sdegno che m’avvampa, e m’ avvicino, in punta di piedi, al tuo sguardo angelico. Voglio saziarmi del tuo respiro, so che non mi basterà domani, ma adesso lo voglio, voglio che ti svegli per perdermi nei tuoi occhi, invece m’allontano, temo che i battiti del mio cuore potrebbero svegliarti.
Tra poche ore lascerai il letto disfatto, testimone del mio essere, perché il treno non t’attende.
Vagabonda io, guado tra le note silenti di questa notte, in cui per la prima volta, non vorrei essere sola, e per non morire dentro, trasporto l’anima in te, ai sorrisi lanciati alla mia bocca, ai tuoi abbracci di ieri e di oggi, ai piccoli passi di quand’eri bambino, bambino mio.
Vivrò per attenderti, ancora.
A Luca ed a tutti i Luca
per la cronaca, dal tg sono stati forniti i seguenti dati:
In Italia
2 famiglie su 3 non riescono ad arrivare alla fine del mese;
20 milioni di lavoratori sono sottopagati;
5 milioni di famiglie sono alla soglia della povertà
E tutto vero tesoro e un giorni ci toccherà a chiedere a dio il perchè di tutto questo...... io la risposta attendo con l'ansia, ho tanta paura che mi deluderà..... con afetto emerenz
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