martedì 28 febbraio 2006

 


Riflesso


Fu per caso che la vide.Le stava passando accanto
senza accorgersene.
Quel volto riflesso nell'acqua chiara la riporto'
in un tempo lontano eppur cosi' presente.Si abbasso'
su di lei, occhi lucidi come il cristallo,
lunghi i suoi biondi capelli sparsi sulle spalle
come ali di farfalla.Lei, farfalla senza volo, lei, onda 
travolgente senza riva, lei bimba non fu' mai.
Volti amati e voci amiche,perduti per sempre
nell'arcano disegno della vita, si intrecciarono
senza magia in quel tramonto piu' rosso del
fuoco che le scorreva nelle vene.
Tento', di nuovo, di cacciarli via,
strinse i pugni per difendersi da quel dolore
cosi' sordo come il tonfo  dell'antica pietra
nello stagno del suo cuore.
Piegandosi sulle ginocchia provo' finalmente
pieta' per se' stessa.
Chiuse per un attimo l'azzurro dei suoi occhi
nella vana speranza di frenare la tremula
lacrima che invece, indifferente, scivolo' sulle
gote fredde come il gelo della notte in cui l'aveva intrappolata.
Soffocato il grido emerse dall'animo
solo il suo eco
maledetto,
compagno crudele e instancabile,risuonò
nell'immenso:ancora, ancora, ancora.....
fino a quando la dama bianca
non  l'avesse presa per sempre, per donarle,
solo alla fine, l'inutile pace.



Un bacione a tutti i miei links ( tesorucci miei! ),ovviamente anche a coloro che si troveranno a transitare da queste parti.Ciao Ciao,buon carnevale!!!

domenica 26 febbraio 2006


(Magritte)


Angolazioni


Non vedo le differenze e le principali angolazioni nonchè le svariate sfumature tra la reale assuefazione al deleterio male della realtà e tra il grande ed esorbitante pallore delle condizioni virtuali.
Posto davanti a due segmenti di cosi egual misura eppur di cosi diversa grandezza non arreco alla mia anima  pensieri su come potermi muovere attraverso le sottili pareti che dividono i punti in questione.
 Sono cieco e sordo, muto e invalido d'innanzi alle società estemporanee venutesi a creare fuori da questa cerchia in preda a continui cambiamenti d'umore e a raptus di follie omicide e maniacali.
 Domande che pongo al mio orgoglio e risposte che arrivano dal mio pregiudizio.
O che sia io un estemporaneo ed astruso mentore di me stesso che vaga orribilmente come un fantasma alla ricerca di un mesto luogo ove posare il suo stanco mantello di menzogne e di piccole verità?!
Fuori da ogni limite di spazio, fuori da ogni senso logico mi immergo nei fastosi disegni di un quadro astratto e non proferisco parola alcuna se non quella che mi viene dettata da qualcosa di mentale che ho nel mio ego.
Girano gli universi intorno alle angolazioni, ruotano nei sensi della luce e dello spazio.
Eppure io sono fermo come statua di gesso in posa. Non ho alzato dito per dipingere il quadro delle difficili consuetudini

sabato 25 febbraio 2006

Buon fine settimana ai miei amici ed amiche,anche a coloro che passeranno di qui.Vi auguro di trascorrere un fine settimana stupendo.Divertitevi,un bacione caldissimo,notte notte dolce notte.


venerdì 24 febbraio 2006


Quanto ancor piu' bella sembra la bellezza


-William  Shakespeare-

Quanto ancor più bella sembra la bellezza,
per quel ricco ornamento che virtù le dona!
Bella ci appar la rosa, ma più bella la pensiamo
per la soave essenza che vive dentro a lei.
Anche le selvatiche hanno tinte molto intense
simili al colore delle rose profumate,
hanno le stesse spine e giocano con lo stesso brio
quando la brezza d'estate ne schiude gli ascosi boccioli:
ma poiché il loro pregio è solo l'apparenza,
abbandonate vivono, sfioriscono neglette e
solitarie muoiono. Non così per le fragranti rose:
la loro dolce morte divien soavissimo profumo:
e così è; per te, fiore stupendo e ambito,
come appassirai, i miei versi stilleran la tua virtù.


Quando non sai trovare in te nè verità nè conclusione
Tu non ti abbattere, rimani in te,
prendi un foglio e scrivi una canzone...


E se non sai più ridere nè di te, nè del dolore
tu non ti abbattere, rimani in te,
prendi un foglio e scrivici il tuo nome...



Quella sei tu, come eri bella in questa foto a testa in giù,
come ridevi o dovrei dire, com'eri tu.
E se non sai capire se la realtà è un illusione
tu non ti abbattere, rimani in te,
prendi un foglio e scrivi le parole...


Quella sei tu!
I tuoi sorrisi non nasconderli mai più!
Ti serviranno vedrai ancora!
Ti serviranno vedrai ancora!
Ti serviranno vedrai!
Ti serviranno vedrai!
Ancora! Ancora! Ancora


...finchè non sai trovare in te
le verità della ragione
tu non ti abbattere, rimani in te,
prendi un foglio e scrivi una canzone...


(Cesare Cremonini - Quando non sai)


Dedicata alla mia dolcissima Shayra e per regalare a voi tutti un' emozione...con tutto il mio cuore. Felicissimo Weekend;-)
 

lunedì 20 febbraio 2006

Dalla loro parte



 


Essere primo nella vita,a scuola, al lavoro, nella societa’ non vuol dire essere il migliore.
Qualsiasi successo ottengano i “primi”, molto  spesso, non e' "farina del proprio sacco" ed e' a discapito di "altri".Molti raggiungono il traguardo grazie a spinte,o perche' sono figli di…ricorrono a bustarelle sottobanco, o a raccomandazioni politiche ecc. calpestando cosi' i meriti di coloro ai quali spettava per diritto quel voto a scuola, quel posto di lavoro, quell'incarico ben remunerato, persino la pensione di invalidita' o un letto d'ospedale,persone che fanno fatica ad aprirsi un varco nella società, disposti ad accontentarsi ed a sacrificarsi, credono nella propria dignita'  ma vengono guardati dall'alto in basso, non hanno un'auto di lusso o una barca, camminano con lo sguardo perso nel vuoto perche' stan facendo i conti per sbarcare il lunario,sono afflitti da tremende malattie ma "devono" soffrire perche' non hanno un conto in banca, qualcuno non puo' vedere la luce del sole, o udire i propri passi sul selciato, né la voce dei propri cari, devono rimanere ai bordi della vita e della societa',quelli che dopo ore di file davanti ad uno sportello devono sentirsi dire: "NON CI SONO FONDI", gridano giustizia ma sono costretti ad accettare una sentenza di assoluzione perche’ la ricchezza  ha  i migliori avvocati pronti al “RAGGIRO DELLA LEGGE”, alla corruzione,  dormono per strada o su una panchina pur sapendo che "siamo" una Repubblica fondata sul lavoro ed "abbiamo" diritto ad una casa.
Questi sono gli ultimi,quelli a cui e’ negato tutto o quasi, ed io sono dalla loro parte.A loro vogliono far credere, nonostante sguardi misericordiosi e sorrisi di solidatrieta', che sono dei perdenti, ma gli “ultimi” proseguono orgogliosamente la loro strada con la consapevolezza che esistono dei diritti  e  che prima o poi dovranno valere sopra ogni cosa, pur se ora vengono ignorati per far posto ai "primi": quelli pieni di se’ e di squallore,quelli che sotterrano la verita’, l’onesta, i valori.Merce scaduta,ancora in “commercio”, solo da commiserare.

 




 



 

Se io potrò impedire ad un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano -
Se allevierò il dolore di una vita o allevierò una pena -
O aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido
Non avrò vissuto invano.


Emily Dickinson



 


 


 


 



Auguro a tutti gli amici di splinder di trascorrere una bellissima settimana.Un bacione.

sabato 18 febbraio 2006


 
VERGOGNA!!!


 


Siete state violentate?o vostra figlia,sorella,moglie,madre,fidanzata ha subito una violenza sessuale?volete GIUSTIZIA???


"BENE"!!!La Corte di Cassazione ha deliberato che se al momento dello stupro
la donna  non era vergine il reato e' da considerarsi MINORE!!!
Questo e' quanto ha deliberato la suddetta Corte,una decisone a dir poco vergognosa!!
Da essere seppellita!Non basta quindi lo sdegno che provoca in tutti noi sapere che molti imputati e condannati per stupro gironzolano tranquillamente a perpetrare le loro deviazioni mentali,continuando ad abusare di donne indifese e magari ad ucciderle dopo essersi sporcati di uno dei piu' infamanti reati,non basta concedergli la semiliberta',non basta sopportare quel ghigno di compiacimento sulle facce degli aggressori(vedi il caso del Circeo)non basta l'attenuante delle "minigonna", NO!!!ora la Corte chiede:"SEI VERGINE?NOOO???PECCATO!PERCHE LA VIOLENZA CHE HAI SUBITO NON E' LA STESSA SE FOSSI STATA ILLIBATA!!!!"
STRONZATE!!Come se il danno psicologico oltre che fisico fosse attenuato dal fatto che HAI FATTO GIA' SESSO.Se una donna DECIDE VOLONTARIAMENTE di AVERE RAPPORTI SESSUALI son cavoli suoi e' ovvio, ma nel momento in cui e' costretta a farlo con la forza,MAGARI A SUON DI PUGNI,CALCI,RICATTO O COERCIZIONE allora e' tutto un altro discorso.Proviamo a parlare con una di queste donne,spesso ragazzine e ascoltiamo cosa hanno da dire.
Lo riscrivo,E' UNA VERGOGNA!!!SONO UNA LIBERA ED ONESTA CITTADINA ITALIANA ED HO IL DIRITTO ALLA PAROLA.E' quindi questa e' la nostra giustizia!!!???Vi riporto un articolo dell'ansa,visitate anche il sito
www.tgcom.it,   A VOI le considerazioni.DIFFONDETE!


 


VIOLENZA SESSUALE: TRIPLICATE LE DENUNCE A TELEFONO ROSA


 


 


 


ROMA - La legge 66 del 1996 sulla violenza sessuale, considerata all'epoca una conquista per le donne, a distanza di dieci anni mostra qualche falla: se è vero infatti che ha tutelato maggiormente le vittime e ha inasprito le pene, non ha però costituito un vero deterrente. Lo dimostra il fatto che nell'ultimo anno Telefono Rosa ha visto triplicare le denunce al suo centralino.


L'allarme è stato lanciato dall'associazione, nel decimo anniversario della legge che riconobbe la violenza sessuale come reato contro la persona e non più contro la moralità pubblica e il buon costume. E non basta: secondo le rielaborazioni dei dati Istat effettuate da Telefono Rosa, in sette anni, dal 1996 al 2003, si è verificato un raddoppio degli stupri commessi da ragazzi con meno di 14 anni e denunciati dalle forze dell'ordine alla magistratura.


DENUNCE TRIPLICATE - Assistiamo a un incremento formidabile delle denunce di violenza sessuale alla nostra associazione" ha reso noto la presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli. Nel 2005 sono addirittura triplicate, e la tendenza è confermata dal primo mese del 2006. Sicuramente, l'aumento è dovuto al fatto che oggi le donne si sentono più tutelate e quindi sono più incentivate a denunciare, ma indubbiamente, secondo Moscatelli, i reati sono aumentati.


AUMENTANO AZIONI PENALI - Dal 1996 al 2003, i delitti per i quali l'autorità giudiziaria ha iniziato l'azione penale sono passati da 3.317 a 4.528 (+36,5%). Le persone denunciate (e per le quali è cominciata l'azione penale) sono passate da 2.261 ('96) a 3.523 (+55%), di cui 268 minori di 18 anni (nel 1996 erano 174).


CONDANNE STABILI - A un aumento delle denunce e dei processi non corrisponde però un analogo aumento delle persone condannate: se nel 1996 sono state 1.227, nel 2003 il loro numero è rimasto quasi invariato (1.339). Quanto alle pene inflitte, quella più frequente per questo tipo di reato è di uno-due anni (532 nel 2003), seguita, a parità di merito, dalle condanne a 3-5 anni e 6-12 mesi (223); a una pena superiore ai 10 anni nel 2003 sono state condannate soltanto 11 persone su 1.339 totali.


ABUSANTI SEMPRE PIU' PICCOLI - Il 28,93%, più di una su quattro, delle violenze sessuali denunciate dalle forze dell'ordine all'autorità giudiziaria nel 2003 è stato commesso da under 14, e perciò non punibili. Complessivamente, nello stesso anno, è stato aperto procedimento penale nei confronti di 268 minorenni (dai 14 ai 18 anni), cioé il 7,60% di tutti coloro contro i quali si procedeva per violenza sessuale.


PROCESSI TROPPO LUNGHI - Uno dei problemi maggiori, oggi, è la lunghezza dell'azione penale: tra la violenza e la condanna, denunciano le avvocatesse di Telefono Rosa Paola Lattes e Alessia Cavallo, intercorrono in media 65 mesi, cioé 5 anni e mezzo. Interrogatori, confronti tra vittima e autore si protraggono perciò per anni, con tutte le conseguenze dolorose per la donna, che deve superare la vergogna, oltre alla consapevolezza di stare attaccando il nucleo della famiglia, quando l'abusante - come spesso accade - è un familiare.


LE PROPOSTE DI TELEFONO ROSA - L'associazione chiede quindi di abbreviare il percorso giudiziario per questo tipo di reati, di prevedere un aiuto psicologico alle donne e alle loro famiglie, oltre all'assistenza economica alle vittime. Altro problema è la recidività: i condannati recidivi sono aumentati: dai 90 del 1996 a 126 del 2003 (circa +36%); va quindi prevista un'azione di recupero in favore degli autori delle violenze sessuali, oltre che di prevenzione a livello sociale. Infine, Telefono Rosa chiede l'accesso ai dati di Ministeri e Questure riguardanti le violenze, che oggi - hanno denunciato - viene negato: "i dati - hanno detto - dovrebbero essere pubblici, e anche su questo faremo una battaglia".


 


 


 


 


 


 


 
 

venerdì 17 febbraio 2006

Rimani...


Il mio amico Giuseppe Pulvirenti mi ha inviato una bellissima poesia di
Gabriele D'annunzio,la pubblico nel mio blog perche' desidero condividerla con voi.
Come ho sempre affermato, l'amicizia e l'amore sono sentimenti simili e complementari.
Sapere che possiamo affidarci ad una persona,che sia un amico o la persona amata,
rappresenta una certezza,una delle poche che possiamo concederci ormai.
I valori che in questi anni sono venuti a mancare al corollario della
nostra esistenza ci hanno privato anche di quelle piccole sicurezze quotidiane,
lasciando spazio a tanti dubbi.Voler bene o amare qualcuno significa
offrirgli non solo una concreta disponibilita' ma anche una reale
manifestazione del sentimento che spesso "si dice" di provare.
Quanti di noi,almeno una volta nella vita,hanno
realizzato che CHI affermava di amarci ci ha lasciati soli quando avevamo
bisogno di certezze?E' molto facile pronunciare frasi del tipo "ti amo" o "ti voglio bene"
difficile e' dimostrarlo,forse perche' spesso sono necessarie delle scelte che non tutti
sono disposti a fare per egoismo,per il proprio tornaconto....
"tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare".
ottimo proverbio direi!!!
Una volta io l'ho visto il mare,o peggio l'oceano,tra me e chi "diceva" di amarmi.
Lui voleva offrirmi "solo" un breve spazio nella sua vita, io invece avrei voluto questo:


*****
« Rimani! Riposati accanto a me. Non te n' andare.
Io ti veglierò. Io ti proteggerò.
Ti pentirai di tutto fuorché di essere venuta a me,
liberamente, fieramente. Ti amo.
Non ho nessun pensiero che non sia tuo;
non ho nel sangue nessun desiderio che non sia per te.
Lo sai. Non vedo nella mia vita altra compagna,
non vedo altra gioia... Rimani. Riposati.
Non temere di nulla. Dormi stanotte sul mio cuore... »

~ Gabriele D'Annunzio ~

******


.....ora non temo nulla e dormo poggiata su un grande cuore...


Un caldo abbraccio a tutti.

mercoledì 15 febbraio 2006



I Santi hanno ciascuno una casetta lungo la riva con un balcone che guarda l'oceano, e quell'oceano è Dio.
D'estate, quando fa caldo, per refrigerio essi si tuffano nelle fresche acque, e quelle acque sono Dio. Alla notizia che sta per arrivare un santo nuovo, subito viene intrapresa la costruzione di una casetta di fianco alle altre. Esse formano così una lunghissima fila lungo la riva del mare. Lo spazio non manca di sicuro. Anche San Gancillo, come giunse sul posto dopo la nomina, trovò la sua casetta pronta uguale alle altre, con mobili, biancheria, stoviglie, qualche buon libro e tutto quanto. C'era anche, appeso al muro, un grazioso scacciamosche perché nella zona vivevano abbastanza mosche, però non fastidiose.
Gancillo non era un santo clamoroso, aveva vissuto umilmente facendo il contadino e solo dopo la sua morte, qualcuno, pensandoci su, si era reso conto della grazia che riempiva quell' uomo, irraggiando intorno per almeno tre quattro metri. E il preposto, senza troppa fiducia in verità, aveva fatto i primi passi per il processo di beatificazione. Da allora erano passati quasi duecento anni. Ma nel profondo grembo della Chiesa, passettino passettino, senza fretta, il processo era andato avanti. Vescovi e Papi morivano uno dopo l'altro e se ne facevano di nuovi, tuttavia l'incartamento di Gancillo quasi da solo passava da un ufficio all'altro, sempre più su, più su. Un soffio di grazia era rimasto attaccato misteriosamente a quelle scartoffie ormai scolorite e non c'era prelato che, maneggiandole, non se ne accorgesse. Questo spiega come la faccenda non venisse lasciata cadere. Finché un mattino l'immagine del contadino con una cornice di raggi d'oro fu issata in San Pietro a grande altezza e, di sotto, il Santo Padre personalmente intonò il salmo di gloria, elevando Gancillo alla maestà degli altari. Al suo paese si fecero grandi feste e uno studioso della storia locale credette di identificare la casa dove Gancillo era nato, vissuto e morto, casa che fu trasformata in una specie di rustico museo.
Ma siccome nessuno si ricordava più di lui e tutti i parenti erano scomparsi, la popolarità del nuovo santo durò ben pochi giorni. Da immemorabile tempo in quel paese era venerato come patrono un altro santo, Marcolino, per baciare la cui statua, in fama taumaturgica, venivano pellegrini anche da lontane contrade. Proprio accanto alla sontuosa cappella di San Marcolino, brulicante di ex voto e di lumini, fu costruito il nuovo altare di Gancillo. Ma chi gli badava? Chi si inginocchiava a pregare? Era una figura così sbiadita, dopo duecento anni. Non aveva niente che colpisse l'immaginazione.
Comunque, Gancillo, che mai si sarebbe immaginato tanto onore, si insediò nella sua casetta e, seduto al sole sul balcone, contemplò con beatitudine l'oceano che respirava placido e possente. Senonché il mattino dopo, alzatosi di buon'ora, vide un fattorino in divisa, arrivato in bicicletta, entrare nella casetta vicina portando un grosso pacco; e poi passare alla casetta accanto per lasciarvi un altro pacco; e così a tutte quante le casette, finché Gancillo lo perse di vista; ma a lui, niente. Il fatto essendosi ripetuto anche nei giorni successivi, Gancillo, incuriosito, fece cenno al fattorino di avvicinarsi e gli domandò:
-"Scusa, che cosa porti ogni mattina a tutti i miei compagni, ma a me non porti mai? ".
"E' la posta" - rispose il fattorino togliendosi rispettosamente il berretto "e io sono il postino."
"Che posta? Chi la manda?" Al che il postino sorrise e fece un gesto come per indicare quelli dell'altra parte, quelli di là, la gente laggiù del vecchio mondo.
"Petizioni?" - domandò San Gancillo che cominciava a capire.
"Petizioni, sì, preghiere, richieste d'ogni genere" disse il fattorino in tono indifferente, come se fossero inezie, per non mortificare il nuovo santo.
"E ogni giorno ne arrivano tante? " Il postino avrebbe voluto dire che quella era anzi una stagione morta e che nei giorni di punta si arrivava a dieci, venti volte tanto. Ma pensando che Gancillo sarebbe rimasto male se la cavò con un:
"Be', secondo, dipende". E poi trovò un pretesto per squagliarsela. Il fatto è che a San Gancillo nessuno si rivolgeva mai. Come neanche esistesse. Né una lettera, né un biglietto, neppure una cartolina postale. E lui, vedendo ogni mattino tutti quei plichi diretti ai colleghi, non che fosse invidioso perché di brutti sentimenti era incapace, ma certo rimaneva male quasi per il rimorso di restarsene là senza far niente mentre gli altri sbrigavano una quantità di pratiche; insomma aveva quasi la sensazione di mangiare il pane dei santi a tradimento (era un pane speciale, un po' più buono che quello dei comuni beati).
Questo cruccio lo portò un giorno a curiosare nei pressi di una delle casette più vicine, donde veniva un curioso ticchettio.
"Ma prego, caro, entra, quella poltrona è abbastanza comoda. Scusa se finisco di sistemare un lavoretto, poi sono subito da te" - gli disse il collega cordialmente. Passò quindi nella stanza accanto dove con velocità stupefacente dettò a uno stenografo una dozzina di lettere e vari ordini di servizio; che il segretario si affrettò a battere a macchina.
Dopodiché tornò da Gancillo: "Eh, caro mio, senza un minimo d'organizzazione sarebbe un affare serio, con tutta la posta che arriva. Se adesso vieni di là, ti faccio vedere il mio nuovo schedario elettronico, a schede perforate". Insomma fu molto gentile. Di schede perforate non aveva certo bisogno Gancillo che se ne tornò alla sua casetta piuttosto mogio.
E pensava: "possibile che nessuno abbia bisogno di me? E sì che potrei rendermi utile. Se per esempio facessi un piccolo miracolo per attirare l'attenzione?" Detto fatto, gli venne in mente di far muovere gli occhi al suo ritratto, nella chiesa del paese.
Dinanzi all'altare di San Gancillo non c'era mai nessuno, ma per caso si trovò a passare Memo Tancia, lo scemo del paese, il quale vide il ritratto che roteava gli occhi e si mise a gridare al miracolo. Contemporaneamente, con la fulminea velocità loro consentita dalla posizione sociale, due tre santi si presentarono a Gancillo e con molta bonarietà gli fecero intendere ch'era meglio lui smettesse: non che ci fosse niente di male, ma quei tipi di miracolo, per una certa loro frivolezza, non erano molto graditi in alto loco. Lo dicevano senza ombra di malizia, ma è possibile gli facesse specie quell'ultimo venuto il quale eseguiva lì per lì, con somma disinvoltura, miracoli che a loro invece costavano una fatica maledetta.
San Gancillo naturalmente smise e giù al paese la gente accorsa alle grida dello scemo esaminò a lungo il ritratto senza rilevarvi nulla di anormale. Per cui se ne andarono delusi e poco mancò che Memo Tancia si prendesse un sacco di legnate.
Allora Gancillo pensò di richiamare su di sé l'attenzione degli uomini con un miracolo più piccolo e poetico. E fece sbocciare una bellissima rosa dalla pietra della sua vecchia tomba ch'era stata riattata per la beatificazione ma adesso era di nuovo in completo abbandono. Ma era destino che egli non riuscisse a farsi capire.
Il cappellano del cimitero, avendo visto, si affrettò dal becchino e lo sollevò di peso.
"Almeno alla tomba di San Gancillo potresti badarci, no? è una vergogna, pelandrone che non sei altro. Ci son passato adesso e l'ho vista tutta piena di erbacce." E il becchino si affrettò a strappare via la pianticella di rosa.
Per tenersi sul sicuro, Gancillo quindi ricorse al più tradizionale dei miracoli. E al primo cieco che passò davanti al suo altare, gli ridonò senz'altro la vista. Neppure questa volta gli andò bene. Perché a nessuno venne il sospetto che il prodigio fosse opera di Gancillo, ma tutti lo attribuirono a San Marcolino che aveva l'altare proprio accanto.
Tale fu anzi l'entusiasmo, che presero in spalla la statua di Marcolino, la quale pesava un paio di quintali, e la portarono in processione per le strade del paese al suono delle campane. E l'altare di San Gancillo rimase più che mai dimenticato e deserto.
Gancillo a questo punto si disse: "meglio rassegnarsi, si vede proprio che nessuno vuole ricordarsi di me." E si sedette sul balcone a rimirare l'oceano, che era in fondo un grande sollievo. Era lì che contemplava le onde, quando si udì battere alla porta.
Toc toc. Andò ad aprire. Era nientedimeno che Marcolino in persona il quale voleva giustificarsi.
Marcolino era un magnifico pezzo d'uomo, esuberante e pieno di allegria: "Che vuoi farci, caro il mio Gancillo? Io proprio non ne ho colpa. Sono venuto, sai, perché non vorrei alle volte tu pensassi... ".
"Ma ti pare" - fece Gancillo, molto consolato da quella visita, ridendo anche lui.
"Vedi?" - disse ancora Marcolino. "Io sono un tipaccio, eppure mi assediano dalla mattina alla sera. Tu sei molto più santo di me, eppure tutti ti trascurano. Bisogna aver pazienza, fratello mio, con questo mondaccio cane" - e dava a Gancillo delle affettuose manate sulla schiena.
"Ma perché non entri? Fra poco è buio e comincia a rinfrescare, potremmo accendere il fuoco e tu fermarti a cena."
"Con piacere, proprio col massimo piacere" -  rispose Marcolino.
Entrarono, tagliarono un po' di legna e accesero il fuoco, con una certa fatica veramente, perché la legna era ancora umida.
Ma soffia soffia, alla fine si alzò una bella fiammata. Allora sopra il fuoco Gancillo mise la pentola piena d'acqua per la zuppa e, in attesa che bollisse, entrambi sedettero sulla panca scaldandosi le ginocchia e chiacchierando amabilmente.
Dal camino cominciò a uscire una sottile colonna di fumo, e anche quel fumo era Dio.


(I Santi - Dino Buzzati)


Con tutto il mio affetto e per regalarti un sorriso. Ti sono vicina, mia dolcissima amica Shayra. Prego San Gancillo, San Marcolino e tutti i Santi in cielo affinchè nel tuo sensibile cuore torni presto la serenità che meriti.


Aggiungo un abbraccio sincero a tutti voi ...


Con tutto il mio cuore, Angelika

martedì 14 febbraio 2006

La storia ci racconta...



L' origine della festa degli innamorati nasce dal  tentativo della Chiesa cattolica di porre termine ad un popolare rito pagano.Infatti fin dal quarto secolo A. C. i romani pagani rendevano omaggio, con un singolare rito annuale, al dio Lupercus. I nomi delle donne e degli uomini che adoravano questo Dio venivano messi in un'urna  e opportunamente mescolati. Quindi un bambino sceglieva a caso alcune coppie che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità affinché il rito della fertilità fosse concluso. L'anno successivo sarebbe poi ricominciato nuovamente con altre coppie. Determinati a metter fine a questa primordiale vecchia pratica, i padri precursori della Chiesa hanno cercato un santo "degli innamorati per sostituire il deleterio Lupercus. Così trovarono un candidato probabile in Valentino, un vescovo che era stato martirizzato circa duecento anni prima. 

 



 


La leggenda


A Roma, nel 270 D. C il vescovo Valentino di Interamna, (oggi è la città di Terni), amico dei giovani amanti, fu invitato dall'imperatore pazzo Claudio II e questi tentò di persuaderlo ad interrompere questa strana iniziativa e di convertirsi nuovamente al paganesimo. San Valentino, con dignità, rifiutò di rinunciare alla sua Fede e, imprudentemente, tentò di convertire Claudio II al Cristianesimo. Il 24 febbraio, 270, San Valentino fu lapidato e poi decapitato. 

 



 


La storia inoltre sostiene che mentre Valentino era in prigione in attesa dell'esecuzione, sia "caduto" nell'amore con la figlia cieca del guardiano, Asterius, e che con la sua fede avesse ridato miracolosamente la vista alla fanciulla e che, in seguito, le avesse firmato il seguente messaggio d'addio: " dal vostro Valentino, " una frase che visse lungamente anche dopo la morte del suo autore..."


                                   *****



Nel tempo il giorno di San Valentino s’è tramutato in un vero business,quindi in una festa commerciale.


Io non credo in questo genere di feste,ma credo nell’amore,in ogni sua espressione…Un gesto,un sorriso,un abbraccio,la fedelta’ a questo sentimento rappresentano il miglior regalo che possiamo scambiarci.Il mio augurio oggi’ non e’ solo indirizzato a chi e’ innamorato ma soprattutto a coloro che non hanno ancora trovato una persona con la quale condividere la propria vita o una parte di essa,a coloro che non sono ricambiati,a coloro che in questa giornata si sentono soli….non sara’ sempre cosi’.Ognuno di noi,per quanto voglia negarlo ha bisogno della sua “MEZZA MELA” per completarsi.La vita e’ un’incastro!In bocca al lupo!


 



 

lunedì 13 febbraio 2006

Svegliarsi un giorno e...


Stamani un sole inaspettato ha atteso che schiudessi gli occhi, quegli occhi che per troppo tempo hanno rifiutato la sua luce ed il suo calore. Tornare ad esistere,seppure con un dolore ancora vivo nel cuore,e’ un’ atto di coraggio, ed io che credevo di averlo perso….La sofferenza a volte non scompare ma aiuta a proseguire il cammino, specialmente se trai le somme della tua vita,se ti confronti con altri dolori…quelli piu’ grandi, quelli altrui.Puo’ capitare allora di sentirti piccola ma e’ un bene.In fondo, se ci rifletto, ho sempre vissuto cosi’: mi son guardata intorno…avrei preferito non vedere…perche’ e’ tanta la sofferenza nel mondo e nei cuori della gente…preferirei conoscere solo la mia…Buon proseguimento amici di splinder, ricordiamoci di sorridere, c'è sempre una buona ragione per farlo. Un sorriso non ci costa nulla, fa bene prima a noi e poi a chi lo riceve.Si! sorridiamo, aiutera’.Un’abbraccio immenso ed un sorriso...verro' a trovarvi presto nei vostri blog.


 

venerdì 10 febbraio 2006


Scrivo parole con il vento e leggo poesie con i fili di luce.
Trasparenze appena accennate dietro ad un vetro opaco senza ombre.
Senza vita.
Tutto è immoto, tutto è stabile non ci sono cambiamenti ne trasformazioni e penso.
Continuo a scrivere e a leggere, continuo a barcamenarmi nell'insostenibilità
del vivere e mi appoggio stanco ad un ramoscello.
Chiudo le pagine senza vita e trascino dietro me le ossessioni che
ubriache mi hanno colto di sorpresa.
I prati e i pascoli, i colli e i fiumi non sono altro che frutti acerbi di una
troppa adulata fantasia che ancora adesso ostenta a ritornare.
Un breve scatto e un lampo fulmineo mi acceca...e sono davanti ai tasti
nella stanza dei bottoni.
Vaneggio, sogno e dileguandomi nel nulla
più nulla mi siedo accanto alla mia anima e scrivo con brevità ed emozione.

martedì 7 febbraio 2006

Profumo di vita.



Petali di rosa ho sparso ovunque,


soffio su di essi per vederli danzare


e gustare il profumo di labbra carnose


e di rosso scarlatto.

Anima mia.


 


Portami con te.


Ti stringo


fra le mie braccia


perche' non si disperda


il calore del mio amore. 


Vivrai cosi' in eterno.


 


 



 Ed a voi amici



dolce notte,cullatevi nel calore di chi vi ama.


 


 

domenica 5 febbraio 2006

URGENTE!!!!


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venerdì 3 febbraio 2006

GRAZIE A TUTTI VOI!!!

Dopo lungo tempo ho deciso di rompere il mio silenzio grazie a voi cari e vecchi (si fa per dire)amici:Massimiliano,Fabio,Angelika, i nuovi come Cloe,Mareeluna,Pappina,Night e tanti altriche sono passati dal mio blog.
Alcuni di voi mi conoscono da tempo ed hanno notato di quanto ho ridotto le mie parole,le mie visite.In verita’ vi dico che ho ridotto la mia vita,o forse la vita ha ridotto me…in cosa ancora non so.Un grande dolore accompagna una immensa e irreparibile privazione che si e’ presentata nella mia esistenza.Un’altra!!!Ancora!!!.Cosi’ ,tanto per ferirmi nuovamente,per impedirmi di sentirmi qualcuno,per rendermi sola e triste.Quella tristezza che, anche se velatamente, e' con me da sempre.Ed ora sono stanca,ho abbassato la guardia, non voglio combattere, voglio lasciarmi andare.Si, questa volta lo voglio.Ho cercato con tutte le mie forze di resistere,di combattere ancora poiche’ non e’ da me arrendermi…ma ora non ci riesco . Non sono piu’ in grado di lavorare e trascorro gioni interi a vagare...non so dove,forse perche’ mi son persa…guardando quel palloncino allontanarsi sempre piu’ da me senza ch’io possa piu’ sognare di raggiungerlo…ormai e’ troppo lontano…eppure lo tenevo cosi’ stretto a me…come una madre tiene stretto il suo bambino….addio sogno…addio angelo mio…vorrei essere con te ora.
Scusatemi per questa esternazione,ora non ho piu' nulla dentro.Occorrera' ritrovare il mio coraggio negli occhi di chi mi ama,di chi e' rimasto,di coloro che hanno bisogno di me,dei miei colleghi,della mia squadra.Sono confusa...chissa' forse mi ritrovero'.La vita e' anche questo:perdersi per poi ritrovarsi.Soffrire per poi cercare disperamente momenti di gioia.Concedetemi un grazie particolare,ai miei carissimi amici Angelika, Massimiliano e Fabio per essere presenti nel mio blog,vi ammiro molto. Vi ammanto tutti in un caldo abbraccio...silenzioso.Vi voglio bene.Tutti! 

In tutti noi c'è bisogno di
un pò di pace,
un pò di speranza,
un pò di gioia,
un pò di amore,
un pò di felicità...

Immaginate, per un attimo, che delle pillole piccolissime di tutti questi sentimenti potessero essere la cura a tutti i nostri mali, proprio oggi, più che mai, che la Terra in cui viviamo ne ha bisogno!
E se poi pensate che tutte queste cose furono mostrate al mondo più di 2000 anni fa, da una persona dal carisma eccezionale, e che esse non erano poi così impossibili da trovare in noi stessi, al fine di riempirci l'anima e il cuore e per donarle agli altri..beh, abbiamo tutti gli ingredienti necessari a formare il nostro cibo quotidiano.

Io credo che sia solo Lui oggi la via da seguire, oggi che tutti se ne sono allontanati, e le conseguenze sono ben visibili agli occhi di tutti.


Siate come un'umile conchiglia sulla spiaggia, che si priva di tutto ciò che ha dentro per lasciarsi cullare senza paura ed indugio dal mare sconfinato...

...proprio quel mare sconfinato che a me piace tanto identificare con l'Amore di Dio.


























Fabio*



Chiudi gli occhi
immagina una gioia
molto probabilmente
penseresti a una partenza

Ah! Si vivesse solo di inizi
Di eccitazioni da prima volta
quando tutto ti sorprende e
nulla ti appartiene ancora

Penseresti all'odore di un libro nuovo
a quello di vernice fresca
a un regalo da scartare
al giorno prima della festa

Al 21 marzo, al primo abbraccio
A una matita intera, la primavera
Alla paura del debutto
Al tremore dell'esordio


Ma tra la partenza e il traguardo

Nel mezzo c'è tutto il resto
e tutto il resto, è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno
è silenziosamente
costruire
e costruire
è potere e sapere
rinunciare alla perfezione

Ma il finale è di certo più teatrale
così di ogni storia ricordi solo
la sua conclusione

Così come l'ultimo bicchiere l'ultima visione
un tramonto solitario l'inchino e poi il sipario
Tra l'attesa e il suo compimento
Tra il primo tema e il testamento


Nel mezzo c'è tutto il resto
e tutto il resto, è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno
è silenziosamente
costruire
e costruire
è potere e sapere
rinunciare alla perfezione

Ti stringo le mani
Rimani qui
Cadrà la neve
A breve...


(Testo&Musica Nicolò Fabi)


Per augurare un sereno weekend a chi partecipa a questo delizioso blog
e a chi non ho ancora incontrato...
Karamella 

mercoledì 1 febbraio 2006


Per te


Ho dipinto di rosa il buio che mi inghiotte


ed ho sciolto i mie capelli biondi,


vestita di luna


attendo il tuo caldo abbraccio.


Ti prego travolgimi e


toglimi il respiro.


Prendo frutti dal sapore di sottobosco.
Assaggio i profumi, ne gusto gli aromi; la mia lingua accoglie la fragranza.
Le labbra si avvicinano e se prima indugiavano ora agguantano quelle
straordinarie bontà. Le fanno proprie.
Se ci fossero altre labbra oltre alle mie ed insieme mangiare fino a
sazietà di questi frutti.
Labbra che sfiorano, labbra che baciano, labbra al sapore di lamponi
e di more. Labbra carnose e sensuali, labbra che attirano baci senza
dare spazio al respiro.
Prendo un altro frutto, più grande, più corposo e affondo senza pietà
fino a sentirne il succo uscirne fuori colando sulla mia bocca.
Momenti di squisito piacere, inconfondibile all'olfatto e al gusto.
Irrefrenabile voglia di lei...