domenica 30 luglio 2023

Il piatto della Domenica

Il piatto della Domenica 


oh rìzze oh rìzze oh rìzze 

come all'òve iè oh rìzze

il riccio, il riccio, il riccio

come l'uovo è il riccio


Di mare aroma e scrigni di sapore

son ricci dalla polpa succulenta

è d'obbligo l'esserci di freschezza


s'apre calotta che poggia su roccia

si vede polpa e uova in arancione

cuocere gli spagnetti giusto al dente


aglio prezzemolo e il rosso fuoco

dico peperoncino assai piccante

una padella ed olio quanto basta


soffriggi il preparato in due minuti

ed annegare pasta in questo luogo

un mestolo di acqua di cottura


girare e rivoltare polpa arancio

bastano due minuti il primo in rancio


Lorenzo 30.7.23

venerdì 28 luglio 2023

Storia della fontana

 Storia della fontana


Cape de firre


Testa di ferro 


Questa fontana sembra senza testa,

dal rubinetto scorre l'acqua a gocce,

mentre racconta nella sua memoria


la storia del suo viaggio in quella via,

dagli anni quando posta per salvare

il popolo assetato della Puglia,


in anni addietro abbiamo pur solcato

viadotto coi ragazzi in conoscenza,

mentre scorreva l'acqua sotto i piedi


e raggiungeva i borghi tanto cari.

Angolo del mio borgo coi sottani

e mi ricordo pure il gran da fare


di capannelli, tutti bene in fila

per riempire brocche in terracotta

e soddisfare scorta per famiglia,


quando i rubinetti erano asciutti

e non scorreva acqua nelle case.

Ricordo giovinetto un dì di luglio,


andai alla fontana della strada

che porta ancora a piazza delle Croci,

era sera inoltrata, alle due ore


e con la brocca piena ritornai

per dare linfa fresca  a nuova vita.

Pure quando a ritroso dal "monte"


ritornava a maggio "Compagnia"

si riportava a casa un nuovo coccio,

"u cìciue" dalla bocca assai ristretta,


per mantenere a lungo fresca l'acqua,

più forma tondeggiante di buon pane,

durava i giorni d'una settimana.


Memorie che raccontano la Storia

dei tempi ormai passati e la sua Gloria.


Lorenzo 28.7.23

mercoledì 26 luglio 2023

Anticiclone

 Anticiclone


Caronte anticiclone sta bruciando

i frutti della terra tanto attesi,

ora disidratati dal gran caldo, 


lacerati da raggi arroventati

ed inchiodati sull'arida terra.

Sono le ore di primo mattino,


le più indicate a lavorare i campi,

d'onesti contadini mal pagati,

stanno soffrendo, si sente il commento,


di chi s'appressa al giorno presso il luogo.

Per ricompensa solo la fatica,

e la promessa fatta al compratore,


con tanta voglia di tornare al desco,

dal fiammeggiante girone dantesco.



Lorenzo 26.7.23


domenica 23 luglio 2023

Caldo estremo

Quaranta Gradi


 La Divina Commedia Inferno Canto V


"Così discesi del cerchio primaio        1

giù nel secondo, che men loco cinghia

e tanto più dolor, che punge a guaio.


Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:

essamina le colpe ne l’intrata;

giudica e manda secondo ch’avvinghia."   6


Dante Alighieri, la Divina Commedia, Canto V, versi 1-6


Letta ieri sulla Gazzetta del Mezzogiorno


Rubrica Lessico Meridionale di M. Mirabella.


Caldo estremo in terza rima


Lo chiamano minosse il grande caldo,

cambiando il nome all'afa di caronte,

non varia la sostanza al caposaldo,


una fortezza posta sulla fronte,

un peso che si posa sui capelli

lasciando il mio spirito ansimante.


Come li vuoi chiamar son sempre eguali,

una calura mai, dacchè siam nati,

che brucia d'ogni specie i vegetali.


Non traghetta minosse quei dannati, 

giudica i rei avvinti da lussuria,

ad infernal bufera condannati.


Lorenzo 24.7.23


venerdì 21 luglio 2023

Bassorilievo

Bassorilievo


 S’honne cotte re fèufe e se l'honne mangèute gridde gridde:

Hanno cotto le fave e le hanno mangiate da soli: 

Amara constatazione su chi si è

assicurato il potere e la pancia piena, 

senza preoccuparsi se "u pòple stè descìune"

il popolo è digiuno.



Parlano i sassi antichi della murgia,

di transumanze e mandrie sui tratturi

non solo, c'è il messaggio della pietra


anche sulla parete della casa,

magari lì nascosta da inesperti

che per manutenzione l'ha rimossa


dalla coscienza e dalla nostra vista

e parla d'empatia quel manufatto.

Signori ben vestiti ed educati


seduti sulla panca a desinare,

visti dall'alto d'altro osservatore,

il chiavistello è aperto per invito,


e scende in quel frangente quel Signore,

ben pettinato e tunica elegante,

che porge un piatto a uomini avviliti.


Son nove sofferenti ed affamati,

dimessi dal digiuno, a ben vedere

ed un commento duro che distingue


diversità di vita fra i due gruppi,

ed è l'auspicio a carità cristiana,

lancia il messaggio univoco la pietra,


d'amare il prossimo come te stesso,

Comandamento, vale pure adesso.


Lorenzo 22.7.23

giovedì 20 luglio 2023

Lo chiamano Caronte in terza rima

Commedia sulla terra


"Caron dimonio, con occhi di bragia,    109

loro accennando, tutte le raccoglie; 

batte col remo qualunque s’adagia. 


Come d’autunno si levan le foglie 

l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo 

vede a la terra tutte le sue spoglie, 


similemente il mal seme d’Adamo 

gittansi di quel lito ad una ad una, 

per cenni come augel per suo richiamo." 117


D. Alighieri, La Divina Commedia, 

Inferno, Canto terzo, versi 109-117



Lo chiamano Caronte in terza rima


Caronte indemoniato batte l'astro,

cocente s'introduce sul mio corpo

bruciando testa e piedi ch'è un disastro,


intanto sto fuggendo d'un sol colpo,

cercando il mio rifugio dentro mura 

di pietre amiche per il contraccolpo


di fresco che s'attende finchè dura,

sento ronzare le formiche in testa,

nulla in conforto intanto che scongiura


ma tutto avanza nel contesto e resta

e chissà quando avremo il refrigerio,

per ritemprare il corpo chè m'assista.


Lorenzo 20.7.23

mercoledì 19 luglio 2023

L'aratura fra realtà e mito

 

L'aratura fra realtà e mito


Vùlte e gìre tèrre

la ricchèzze veine


Voltando e girando la terra 

si diventa ricchi.


L'aratura contribuisce 

ad avere un buon raccolto.



Sentito questo detto l'altro giorno

al festival d'ulivo e civiltà 

dei contadini d'oggi e poi di ieri.


Un aforisma narra l'aratura

di zolle rinnovate di campagna

per coltivar la terra a nuovi slanci


e prepararla a semine innovate,

d'evento già parlato in questo luogo

ed or mi preme raccontare il mito


tante leggende cantano la terra,

tra le altre c'è l'aratro d'Odisseo.

La sua follia, falsa, a dir il vero,


vissuta fra le zolle con l'attrezzo.

Si finse folle onde evitar la guerra

dei greci contro i teucri annunciata.


Doveva per profeta star lontano,

da Itaca sua patria e dalla sposa,

la flotta  era già pronta per salpare


ma Uiisse ritardava a quell'evento,

il generale acheo andò a trovarlo, 

a chieder lumi della sua rinuncia.


Arava il condottiero nel suo campo

fingendo d'esser pazzo nel percorso,

frasi sconnesse, seminando il sale, 


invece di sementi per dar frutti

tanto d'inaridire amate zolle,

per farsi creder folle ai convenuti.


Cartina al tornasole come prova,

per controllar follia veritiera,

Palemede, un furbo combattente,


pose fra zolle il tenero figliolo,

Telemaco l'infante ed indifeso.

S'accorse Ulisse di manovra triste,


voltò di scatto il vomere d'aratro,

salvando il suo figliolo dall'eccidio,

la sua follia così fu smascherata,


quindi, dovette, a forza, sì partire,

lasciando la sua isola e gli affetti.

Abbiamo già parlato d'aratura,


i tempi i luoghi in tutte le stagioni,

conoscono i nostri contadini,

gli attrezzi da portare alla bisogna.


Buoi o cavallo avanti a quell'attrezzo

ed ora col trattore questo il mezzo.


Lorenzo 19.7.23

lunedì 17 luglio 2023

Domani

Braccianti

 Scióje  a  premètte  a  la  Pórte.


Andare a promettere (la propria manodopera) a Porta Baresana. - 

Si allude all'abitudine tipicamente del mio borgo, 

di ingaggiare contratti di lavoro in piazza 

e precisamente a porta Baresana. 

Si tratta per lo più di lavori agricoli stagionali 

(raccolta delle olive, mandorle, potatura, etc.).


"Io pensavo a quante volte, 

ogni giorno, usavo sentire 

questa continua parola, 

in tutti i discorsi dei contadini. 

– Ninte, – come dicono a Gagliano. –

 Che cosa hai mangiato? – Niente. – 

Che cosa speri? – Niente. – 

Che cosa si può fare? – Niente -. 

La stessa, e gli occhi si alzano, 

nel gesto della negazione, verso il cielo. 

L’altra parola, 

che ritorna sempre nei discorsi è crai, 

il cras latino, domani. 

Tutto quello che si aspetta, 

che deve arrivare, 

che deve essere fatto o mutato, 

è crai, Ma crai significa mai."


Carlo Levi, CRISTO SI E' FERMATO A EBOLI,

Einaudi editore, Torino, 2014. Pag.163


Domani 


Sarà in futuro

Spero promitto e iuro

quello ch'accadrà 


domani un altro giorno

poi si vedrà domani



Tira a campare 

pazienza per quest'oggi

passa domani 


domani altro domani

e poi dopodomani


Lorenzo 17.7.23


sabato 15 luglio 2023

Sottano

Dipinto di F. Speranza Anni 40, particolare
                                 di una Piazza del Borgo Antico con sottani


"La camera [...] 

Era una stanza buia, lunga e stretta,

con una finestrucola in fondo, 

le pareti dipinte a calce grige, sporche 

e scrostate. C'erano tre lettucci, 

un catino di ferro smaltato in un angolo, 

con una brocca, e un canterano zoppo 

in faccia ai letti. Una lampadina, 

sporca di antichi nerumi di mosche, 

mandava una sbiadita luce giallastra."


Carlo Levi, CRISTO SI E' FERMATO A EBOLI,

Einaudi editore, Torino, 2014. Pag.31


Sottano 


Sottano d'una volta un solo vano

una stanza divisa da due panni,

un angolo cottura per cucina,


un fuoco ed un treppiede per caldaia,

un altro per servizi personali

e nella stanza unica il lettone,


un tavolo tre sedie un canterano,

la specie di comò per biancheria,

a quanto pare un piede un po' più corto,


tanto a sembrare mobile azzoppato

ed una bacinella per lavarsi,

questo il mobilio in casa d'altri tempi


e archetipo elegante dell'arredo

è quel bacile in dote ad uno sposo,

gli spetta dare, secondo l'usanza.


Acqua di pozzo o di fontanella

serviva per riempire bacinella,

testimonianza a sveglia del mattino,


complicità per far svanir torpore,

e fare aprire gli occhi al nuovo giorno.

Nell'acqua del catino scorre il tempo,


alba e tramonto in vita coniugale,

vagito del neonato oppur lamento

del moribondo giunto al suo tramonto,


per visita del medico curante,

alfa ed omèga della vita umana.

E' pur riserva idrica al paese, 


il termine bacile è il serbatoio

per dare l'acqua fresca al territorio.


Lorenzo 15.7.23

giovedì 13 luglio 2023

San Valentino

San Valentino di F. Speranza 1953



Piaceva al Gran Maestro conosciuto

schizzare con inchiostro i suoi dipinti,

con qualche nota scritta col pennino


per ricordare a studio quello schizzo,

lorquando ritornava sul suo banco

con i colori d'applicare al quadro,


in questo caso il Santo Valentino

chiesetta posta in Piazza presso Croci,

cinque disposte al centro di due strade.


La prima porta mesta al Cimitero,

lì si fermava un piccolo corteo,

all'imbrunire d'un funesto giorno,


si tratteneva per triste cordoglio

e l'altra, invece, ai campi fuori porta

dell'alta murgia oltre le matine,


campagna d'uliveti e mandorleti

che da pianata arriva alla marina, 

dall'acque azzurre fresche e cristalline.


Un campanile a vela sovrastante

chiamava a devozione i residenti

di quella grande piazza dei Caduti,


la pesa d'una volta di derrate

per giusto pagamento sotto l'arco

parete posta fronte al giardinetto,


oculi due sulla fiancata sud,

a dare luce ed aria alla chiesetta

sovrastano quel lato sul piazzale, 


con alberi d'abeti a dare l'ombra

a chi riposa stanco le sue membra,

qualche sottano accanto che s'affaccia.


Un tempo a cinque Croci, un'officina,

forgiava i ferri per cavalli e muli,

anni sessanta chiesa parrocchiale,


dal borgo antico trasferita in loco,

dal vicolo che s'apre sotto l'arco

e quella via immette sulla lama.


San Valentino il Santo di febbraio,

tra inverno e primavera intermediario.



Lorenzo 13.7.23

martedì 11 luglio 2023

Il Torrione

Torrione Angioino di F, Speranza, Particolare


 Il Torrione


Sta nel torrione 

la terrazza anulare

luogo gioioso


per conferenze e mostre

ricchezza di valori



invece in piazza

gruppo d'agricoltori

stanno in pensiero


fra poco un compratore

darà loro lavoro


Lorenzo 11.7.23

domenica 9 luglio 2023

Porta Baresana

Porta Baresana Dipinto di F. Speranza 


E' Porta Baresana raccontata,

la piazza che conduce alla piazzetta

da quella strada stretta di Ciccillo,


vendeva scarpe a tutti del paese,

eredità trasmessa ai discendenti,

in altri luoghi posti nel mio borgo.

.

Torniamo adesso a splendidi colori

d'una piazza ch'è più d'un paesaggio,

d'anime pensierose e loro storie,


ognuno coi problemi tutti proprii.

Due Monumenti in nessi della Storia

fra quel Torrione ancora ricoperto,


ora scoperto fino a fondamenta,

serba segreti e ancora dei lamenti

dei contadini vinti per fatica,


con quella porta bassa che conduce

a Camera Lavoro Sindacale.

Si scende dall'entrata un po' sommessa


in quella stanza piena delle storie

delle generazioni sottomesse

dai possidenti ricchi dei Casati


e quella Porta aperta alla Preghiera

del popolo che implora la Patrona,

posta in sommità del Monumento


e sottostanti due orologi in vista, 

con i rintocchi d'ogni quarto in ora

giusto i suoni d'ogni tempo al giorno


dall'alba fino al termine di luce,

quando a due ore s'ascolta il silenzio,

nell'ombra della notte ch'è venuta.


E in fondo c'è la Chiesa in altra Piazza

ed un Convento già ch'ho raccontato

di poveri orfanelli per battaglie


vinte o perdute sui campi di guerra

e in mezzo una villetta con i lecci

ove si compravano le braccia


dei mietitori del grano lucano

oppure del raccolto di stagione,

nei campi attorno al borgo nella piana,


d'ulivi e mandorleti o di vigneti

da fossa premurgiana fino al mare.

Una fontana in basso bene in vista,


per dissetare terra sitibonda

e due baracche fisse ora scomparse

per soddisfare gola dei bambini.


Da quella casa rossa dal balcone

s'udiva del politico il sermone.


Lorenzo 9.7.23

sabato 8 luglio 2023

Angolo del Borgo Antico

Piazzetta Gramsci, dipinto di F. Speranza 1977
Angolo del Borgo Antico


Il centro d'un quadrivio conosciuto,

il primo porta al centro del paese

ma qui è ben nascosto a nostra vista,


lungo una strada con la merceria

che un tempo riforniva gli artigiani

di ago e filo ed altro per ricamo


ed essa porta al cuore d'abitato,

verso la porta detta baresana

confine delle Piazze principali,


la prima raccontata per la storia

e l'altra con profumi di leccornie

per due baracche esistenti un tempo


bon bon e caramelle mandorlate,

fatte sul luogo d'abili dell'arte,

centro vitale della Settimana,


l'ultima di Passione del Signore.

Nella piazzetta nostra ben pittata

dal Nostro Gran Maestro d'altri tempi,


seguendo con lo sguardo su a sinistra,

la strada già mi porta a Chiesa Grande,

con il Plancheto e la Gran Facciata


e chianche modellate a pavimento

ed una Guglia e Statua di Maria.

A destra, invece, verso Via San Rocco,


vicoli stretti portano ad un forno,

con Chiese e Monastero di gran fama,

Suore Benedettine con Badessa,


ove s'innesta verso un'altra piazza,

incontro strade larghe del mio borgo

e siamo già per ora fuori porta,


in trittico di strade già percorse, 

verso la Chiesa posta lì ad un miglio,

e Via che porta mesta al Camposanto


e camminando a manca lungo il muro,

s'apre la lama secca d'un torrente

e Scuola della prima giovinezza,


nel luogo che ha lasciato il borgo antico,

mentre ritorno a Piazza qui dipinta,

s'affaccia il fabbricato con le grate.


Una piazzetta bella ed attrezzata

di piccoli negozi conosciuti,

da me già visitati in anni scorsi,


quando s'andava in bottega giusta,

per fare il buon ragù domenicale

ed anche le patate con l'agnello.


Tornano in mente i luoghi tanto amati

e per memoria mai dimenticati.


Lorenzo 8.7.23

giovedì 6 luglio 2023

Trappeto

Trappeto



“Il padrone di casa mi aveva avvertito che sarei stato spesso disturbato dal rumore del trappeto, 

il frantoio che era sotto alle mie stanze; 

ci si entrava dall’orto, per una porticina di fianco agli scalini che portavano in casa. 

Avrebbe lavorato anche di notte, il trappeto, mi aveva detto. 

Quando girava la vecchia mola di pietra, trascinata in tondo da un asino bendato, 

a casa tremava, e un rombo continuo saliva dal pavimento”


Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, pag. 185,

Einaudi  Editore, Torino,  2014.



Trappeto d'una volta abbandonato

alla funzione propria che s'addice

ambiente di lavoro e di soggiorno


con tutto il necessario per il fare

cucina ed anche stalla e dormitorio

con muli che faccendano la ruota


oppure l'asinello che bendato

gira intorno a vasca per olive

le macine per divenir poltiglia


ambienti vivi per sei mesi l'anno

ottobre continuava fino a Pasqua

e pasta pronta rimessa in saccoccia


di fiscoli di giunchi del funaio

e sovrapposti in fila sopra il torchio

pressati da tre uomini forzuti


tecnica antica tutta fatta a mano,

ora invece c'è la tecnologia.

Pressati, acqua ed olio posti in tini


legno o pozzetti cavi nella roccia

e l'olio salta su e separato

dall'acqua nei barili per trasposto.


Nel cinquecento trappeti nel borgo

circa trecento, uno anche adesso 

trappeto del Capitolo contrada


nei pressi del poligono esistente,

notansi ancora adesso resti in pietra

macine con cisterne e torchi antichi,


due finestrelle appena luce ed aria

ambienti di lavoro, una pescara

una chiesetta e campanile a vela


adesso invece luogo per eventi

imprenditore fiuta buoni venti


Lorenzo 6.7.23

sabato 1 luglio 2023

Piazza Grande

 




Piazza Grande


La chìàzza grànne


La piazza grande



Piazza grande, bianca di luce e case, 


intorno c'è la Chiesa ed un portone,


sono cent'anni, era orfanotrofio



degli orfanelli della grande guerra,


v'era mia madre giovane fanciulla,


finquando strale le lanciò Cupido,



lorquando la colpì l'amato sposo


e mutuando fuori campo il tempo,


progenie continuò d'esserci ancora.



Un monumento a grande musicista,


del melodramma artefice eccellente,


ora sepolto in cripta in Cattedrale.



ivi traslato in marzo d'anno ottanta,


da Chiesa di laguna Ospedaletto,


situata nel Sestiere di Castello.



Mattoni grigi in ampio marciapiedi


e la circondano alberi di lecci


con folta chioma ed ombra che ripara,



dal sole dell'estate assai cocente.


Piccolo bosco al centro del mio borgo,


dove al vespro si disputano uccelletti,



i primi che si svegliano al mattino,


per svolazzare in campi degli ulivi


e più vicino in fondi d'ortolani,



eppure quando piove sono ombrelli


e i contadini stanno ad aspettare


una promessa di fatica ai campi



dal comprator di ricco possidente,


per il lavoro di braccianti ad ore.


Al vespro dell'autunno per raccolta



alla distesa d'uliveti pieni


ed in estate per la mietitura


di grano di Lucania o Tavoliere.



Son uomini avviliti, spesso smunti,


in bocca un'alfa, una sigaretta


già preparata con cartina presa



nella bottega dei tabacchi e sale.


Stazionano sul prato di mattoni


in gruppi di preghiere o di lamenti



per cielo che non piove o cade male,


nel tempo che non serve alla campagna.


Ora non più i tempi dell'attesa,



per compagnia un telefonino


che squilla e chiama per miglior fortuna.


In quella piazza grande c'era un tempo,



nei giorni della festa ai nostri Santi,


un lunapark prendeva quello spazio


con macchine da scontro e baracconi



di tiro a segno un colpo ad un pacchetto


di wafer al cioccolato già gustato.


Di fronte una vetrina e mille cose



bilance bilancini e serrature,


doppiette bene in vista per la caccia,


dentro un vano per fare l'esperienza,



ed imparare l'arte del ricamo


e di cucito a giovani fanciulle


con quell'aggeggio, dopo vi racconto.



Faccio memoria di tutti gli eventi,


nostalgica visione del passato


e le vendemmie fatte alle matine



col mosto per novello a San Martino.


Mi piace ricordare il tempo andato,


il mese di novembre d'Ognissanti



i fiori e i lumi in tutti i Camposanti


ed il Cammino in Luce al Cimitero,


lungo i viali dei tumuli d'estinti,



il tempo dell'Avvento, grande evento,


l'attesa del Bambino nella Grotta,


con le vigilie fatte di digiuni,



lampade accese sui balconi in strade


e a preparar presepi nelle case,


profumi di trappeti e cartellate 



e a ritemprar pensiero in esercizio,


seduto a meditar testimonianze,


per Respiro del Tempo, la Poesia.


 

Oh, cara Piazza Grande del mio borgo,


ricordo l'esercizio ruvestino


e il magazzino di tessuti, estinto,



più in là, nel giardinetto a pochi passi,


grande negozio, un segno di famiglia,


mobili che non scordo dello zio.



E questo il tempo che mi sta più a cuore,


la casa ancor presente del mio Amore,


con la Vetrina d'una Ditta Antica



Premiata e Brevettata, Caro Nonno


Macchine da Cucire e Ricamare


Armi Pesi e Misure sopra scritto.



Artefice d'Ingegno ritornato


in vita oltre la morte, grande esempio,


Epifania d'anno trentadue.



Macchine da cucire è vera storia,


scritture che raccontano memoria. 



Lorenzo 1.7.23