sabato 1 luglio 2023

Piazza Grande

 




Piazza Grande


La chìàzza grànne


La piazza grande



Piazza grande, bianca di luce e case, 


intorno c'è la Chiesa ed un portone,


sono cent'anni, era orfanotrofio



degli orfanelli della grande guerra,


v'era mia madre giovane fanciulla,


finquando strale le lanciò Cupido,



lorquando la colpì l'amato sposo


e mutuando fuori campo il tempo,


progenie continuò d'esserci ancora.



Un monumento a grande musicista,


del melodramma artefice eccellente,


ora sepolto in cripta in Cattedrale.



ivi traslato in marzo d'anno ottanta,


da Chiesa di laguna Ospedaletto,


situata nel Sestiere di Castello.



Mattoni grigi in ampio marciapiedi


e la circondano alberi di lecci


con folta chioma ed ombra che ripara,



dal sole dell'estate assai cocente.


Piccolo bosco al centro del mio borgo,


dove al vespro si disputano uccelletti,



i primi che si svegliano al mattino,


per svolazzare in campi degli ulivi


e più vicino in fondi d'ortolani,



eppure quando piove sono ombrelli


e i contadini stanno ad aspettare


una promessa di fatica ai campi



dal comprator di ricco possidente,


per il lavoro di braccianti ad ore.


Al vespro dell'autunno per raccolta



alla distesa d'uliveti pieni


ed in estate per la mietitura


di grano di Lucania o Tavoliere.



Son uomini avviliti, spesso smunti,


in bocca un'alfa, una sigaretta


già preparata con cartina presa



nella bottega dei tabacchi e sale.


Stazionano sul prato di mattoni


in gruppi di preghiere o di lamenti



per cielo che non piove o cade male,


nel tempo che non serve alla campagna.


Ora non più i tempi dell'attesa,



per compagnia un telefonino


che squilla e chiama per miglior fortuna.


In quella piazza grande c'era un tempo,



nei giorni della festa ai nostri Santi,


un lunapark prendeva quello spazio


con macchine da scontro e baracconi



di tiro a segno un colpo ad un pacchetto


di wafer al cioccolato già gustato.


Di fronte una vetrina e mille cose



bilance bilancini e serrature,


doppiette bene in vista per la caccia,


dentro un vano per fare l'esperienza,



ed imparare l'arte del ricamo


e di cucito a giovani fanciulle


con quell'aggeggio, dopo vi racconto.



Faccio memoria di tutti gli eventi,


nostalgica visione del passato


e le vendemmie fatte alle matine



col mosto per novello a San Martino.


Mi piace ricordare il tempo andato,


il mese di novembre d'Ognissanti



i fiori e i lumi in tutti i Camposanti


ed il Cammino in Luce al Cimitero,


lungo i viali dei tumuli d'estinti,



il tempo dell'Avvento, grande evento,


l'attesa del Bambino nella Grotta,


con le vigilie fatte di digiuni,



lampade accese sui balconi in strade


e a preparar presepi nelle case,


profumi di trappeti e cartellate 



e a ritemprar pensiero in esercizio,


seduto a meditar testimonianze,


per Respiro del Tempo, la Poesia.


 

Oh, cara Piazza Grande del mio borgo,


ricordo l'esercizio ruvestino


e il magazzino di tessuti, estinto,



più in là, nel giardinetto a pochi passi,


grande negozio, un segno di famiglia,


mobili che non scordo dello zio.



E questo il tempo che mi sta più a cuore,


la casa ancor presente del mio Amore,


con la Vetrina d'una Ditta Antica



Premiata e Brevettata, Caro Nonno


Macchine da Cucire e Ricamare


Armi Pesi e Misure sopra scritto.



Artefice d'Ingegno ritornato


in vita oltre la morte, grande esempio,


Epifania d'anno trentadue.



Macchine da cucire è vera storia,


scritture che raccontano memoria. 



Lorenzo 1.7.23


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