mercoledì 17 settembre 2008

I solchi del cuore ©


Mauro, suo figlio, era uscito e lei, dopo aver assolto le faccende domestiche, s’era seduta, come suo solito, sul divano. Era sola, stanca, in quella casa così vuota, ma così piena di fantasmi del passato e del presente.
Girava e rigirava il panino tra le mani, non aveva voglia di mangiarlo, desiderava solo che quell’ inferno finisse per sempre.
Aveva preso la sua decisione dopo aver compreso che, nonostante aveva provato in tutti i modi a raddrizzare la sua vita, tutto restava così irrisolvibile ed inaccettabile.
Volle, per l’ultima volta, ripensare al passato fino a quel preciso momento, come atto dovuto alla sua coscienza.

Ricordò il piccolo sgabello che le permetteva di arrivare al lavello per pulire i piatti sporchi che la mamma non aveva potuto lavare. Aveva quattro anni appena. Canticchiava una favola inventata per non udire il pianto della madre, che proveniva dalla camera da letto, ed gni tanto spostava, con le piccole mani, i riccioli biondi che le coprivano la fronte.

Si rivide poi in seconda elementare. Si recava da sola a scuola ed all’uscita guardava incantata i sorrisi delle compagne, mentre stringevano la mano al proprio genitore.
Il tempo trascorreva, si alternavano le stagioni e le festività.
Il Natale era sempre stato per lei e per la sua famiglia la festa più triste. Stavano soli, loro quattro, nessun invito, nessuno che avesse accettato di trascorrere un solo giorno insieme.
Si chiese tante volte se la causa di quel vuoto intorno fosse stata l’irrequietezza del fratellino, fin quando capì che spesso il cuore è distante anni luce dal comprendere il significato della parola Amore.

Arrivò il tempo della scuola superiore, il suo unico spazio sereno, per poi tornare a casa e restare inchiodata alla finestra a fissare le stelle per ore, mentre le compagne andavano in giro o in discoteca.

All’università fu dura i primi tempi, i compagni di corso la guardavano dall’alto in basso perché il papà era sempre fuori dall’ateneo ad aspettarla, beffa del destino!
Lei rispondeva con un sorriso ed abbassava lo sguardo.
Trascorso un breve periodo tutti divennero suoi amici, qualcuno le disse che la sua dolcezza li aveva contagiati.
Già la sua dolcezza! Carezza al cuore per impedirgli di esplodere per lo sdegno e per il dolore che teneva stretto dietro la sua maschera di dignità.
Compensava così anche l’arroganza del mondo, l’indifferenza della gente, la crudeltà della vita.
Imparò ad incatenare le lacrime tra le ciglia anche quando il suo volto fu tumefatto dalla violenza umana.

La mente vagava tra i meandri segreti e profondi della sua anima quando decise di alzarsi dal divano per andare nella camera dei ragazzi.
Aprì il loro l’armadio e ripeté lo stesso gesto che segnava ogni suo giorno da qualche anno.
Avvicinò al viso una camicia che Cristian aveva lasciato, si inebriò del suo profumo, abbassò le palpebre e lo chiamò invano.
Era andato via, non voleva più vederla, forse le condannava di avergli tolto una famiglia…un padre…ma, lei ricordava solo i pugni sferrati sul suo corpo esile. Cristian non capiva che l’aveva fatto anche per lui, per loro… non capiva che lei era stanca, e che, anche se lo sgabello non le serviva più, il fardello sulle sue spalle era troppo pesante…
Smise di ricordare.

“ecco, ora posso uscire “ - 

Prese l'auto e si allontanò in un luogo appartato. Si fermò e scrisse alcune righe, poi… chiuse gli occhi.
Quando si svegliò era in sala di rianimazione.
Un dottore dal viso angelico le strinse la mano
- bentornata -
La informarono che l’auto fu trovata contro un muro.
Fu assalita da una folla di pensieri…
- ma io…mi sono fermata…là in quella strada…chissà…forse non volevo restare più là…forse cercavo qualcuno…non so… 

Nessuno le chiese…nessuno tornò a quel giorno, nemmeno lei, poiché decise di ritornare guerriera, di soffrire e gioire, di sperare ed illudersi, di essere paziente ed indignata, comprensiva ed intransigente.



Decise sopratutto di continuare ad Amare ed abbracciare ogni gioia ed ogni pena della sua esistenza, a costo di spaccarsi il cuore.


4 commenti:

  1. Solo un abbraccio e tutto il mio amore.
    Nessuna parola può competere con quanto ho letto, ma sai quanto è nel profondo della mia anima ciò che hai scritto.
    Un abbraccio si... che ti avvolga tutta. Ti voglio un bene immenso Angelo mio.

    anna

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  2. C'era una volta un giovane in mezzo a una piazza gremita di persone: diceva di avere il cuore più bello dei mondo o, quantomeno, dell'intera vallata.
    Tutti quanti erano sbalorditi per questo, e glielo ammiravano: era davvero perfetto, senza alcun minimo difetto.
    Erano tutti concordi nell'ammettere che quello era proprio il cuore più bello che avessero mai visto in vita loro, e più lo dicevano, più il giovane s'insuperbiva e si vantava di quel suo cuore meraviglioso.

    All'improvviso spuntò fuori dal nulla un vecchio che, emergendo dalla folla disse: "Beh, a onor del vero, il tuo cuore è molto meno bello del mio!" Quando lo mostrò, aveva puntati addosso gli occhi di tutti: della folla, e del ragazzo.
    Certo, quel cuore batteva forte, ma era ricoperto di cicatrici. C'erano zone dalle quali erano stati asportati dei pezzi e rimpiazzati con altri, ma non combaciavano bene. Così il cuore risultava tutto bitorzoluto. Per giunta, era pieno di grossi buchi, dove mancavano interi pezzi.
    Così tutti quanti osservavano il vecchio, colmi di perplessità, e si domandavano come egli potesse affermare che il suo cuore fosse non solo bello, ma il più bello!
    Il giovane guardò com'era ridotto quel vecchio e scoppiò a ridere: "Starai scherzando!" disse.
    "Confronta il tuo cuore col mio: il mio è perfetto, Mentre il tuo è un rattoppo di ferite e lacrime".

    "Vero", ammise il vecchio. "Il tuo ha un
    aspetto assolutamente perfetto, ma non farei mai a cambio col mio. Vedi, ogni ferita che tu vedi rappresenta una persona alla quale ho donato il mio amore: ho staccato un pezzo del mio cuore e gliel'ho dato. Spesso ho ricevuto in cambio un pezzo del loro cuore, a colmare il vuoto lasciato nel mio cuore. Ma, certo, ciò che dai non è mal esattamente uguale a quel che ricevi così ho qualche bitorzolo, a cui sono molto affezionato, però: ciascuno mi ricorda l'amore che ho condiviso.
    Altre volte, invece, ho dato via pezzi del mio cuore a persone che non mi hanno corrisposto: questo ti spiega le voragini.
    Amare, tu lo sai, è rischioso, ma per quanto dolorose siano queste voragini che rimangono aperte nel mio cuore, mi ricordano sempre l'amore che provo anche per queste persone... e chissà? Forse un giorno ritorneranno e magari colmeranno lo spazio che ho riservato per loro. Comprendi, adesso, che cosa sia la vera bellezza?".



    Ti stringo

    dora

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  3. Si rimane senza parole leggendo questo tuo scritto....decidere di continuare ad Amare ed abbracciare tutto quello che questa vita ci offre è l'unica soluzione....Bravissima. Grazie er il tuo commento e buona serata

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