lunedì 14 novembre 2022

Piazza Grande

 Piazza Grande

La chiàzza grànne


La piazza grande



Piazza grande, bianca di luce e case, 

intorno c'è la Chiesa ed un portone,

sono cent'anni, era orfanotrofio


degli orfanelli della grande guerra,

v'era mia madre giovane fanciulla,

finquando strale le lanciò Cupido,


lorquando la colpì l'amato sposo

e mutuando fuori campo il tempo,

la stirpe continuò d'esserci ancora.


Un monumento a grande musicista,

del melodramma artefice eccellente,

ora sepolto in cripta in Cattedrale, 


ivi traslato in marzo d'anno ottanta,

da Chiesa di laguna Ospedaletto

situata nel Sestiere di Castello.


Mattoni grigi in ampio marciapiedi

e la circondano alberi di lecci

con folta chioma ed ombra che ripara,


dal sole dell'estate assai cocente.

Piccolo bosco al centro del mio borgo,

dove al vespro si disputano uccelletti,


i primi che si svegliano al mattino,

per svolazzare in campi degli ulivi

e più vicino in fondi d'ortolani,


eppure quando piove sono ombrelli

e i contadini stanno ad aspettare

una promessa di fatica ai campi


dal comprator di ricco possidente,

per il lavoro di braccianti ad ore.

Al vespro dell'autunno per raccolta


alla distesa d'uliveti pieni

ed in estate per la mietitura

di grano di Lucania o Tavoliere.


Son uomini avviliti, spesso smunti,

in bocca un'alfa, una sigaretta

già preparata con cartina presa


nella bottega dei tabacchi e sale.

Stazionano sul prato di mattoni

in gruppi di preghiere o di lamenti


per cielo che non piove o cade male,

nel tempo che non serve alla campagna.

Ora non più i tempi dell'attesa,


per compagnia un telefonino

che squilla e chiama per miglior fortuna.

In quella piazza grande c'era un tempo,


nei giorni della festa ai nostri Santi,

un luna park prendeva quello spazio

con macchine da scontro e baracconi


di tiro a segno un colpo ad un pacchetto

di wafer al cioccolato già gustato.

Il tempo delle olive quello giusto,


per ricordare in tutto quegli eventi,

nostalgica visione del passato

e le vendemmie fatte alle matine


col mosto per novello a San Martino.

Mi piace ricordare il tempo andato,

il mese di novembre d'Ognissanti


i fiori e i lumi in tutti i Camposanti

ed il Cammino in Luce al Cimitero,

lungo i viali dei tumuli d'estinti,


il tempo dell'Avvento, grande evento,

l'attesa del Bambino nella Grotta,

con le vigilie fatte di digiuni,


lampade accese sui balconi in strade

e a preparar presepi nelle case,

profumi di trappeti e cartellate 


e a ritemprar pensiero in esercizio,

seduto a meditar testimonianze,

per Respiro del Tempo, la Poesia.

 

Oh, cara Piazza Grande del mio borgo,

ricordo l'esercizio ruvestino

e il magazzino di tessuti, estinto. 


più in là, nel giardinetto a pochi passi

grande negozio, un segno di famiglia,

il sito che non scordo dello zio.


E questo il tempo che mi sta più a cuore,

la casa ancor presente del mio Amore.


Lorenzo 14.11.22

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