N'aratizze jèje n'acqua mèine
Un'aratura equivale ad un pioggia
Ed oggi giove pluvio si diverte,
la pioggia bagna ed ara i nostri campi,
togliendo il suo dovere al sacro aratro.
Primo a parlare di questo strumento
il mito tra la storia e tradizioni
d'antica Grecia e origini dell'Urbe,
l'aratro lascia il segno in tutti i campi,
dispiace per trattore col motore,
mentre il nostro ha l'anima nel cuore,
non s'alza in cima come i potatori,
ma vola in basso, lavora in umiltà,
per rompere la terra e le sue zolle.
Due elementi attraggono il pensiero,
mi sembra di tornare alle lezioni
d'amore del sapere e di dottrina
teoretica e poligono speciale,
triangolo husserliano ho in memoria,
tra le categorie a nostra storia
e precategoriale ultima meta.
Triangolo perfetto e lineare
avanti i buoi in mezzo lo strumento,
indietro l'uomo intento a governare,
quell'equilibrio delle parti in gioco.
Parliamo adesso di coltivazioni,
le principali fatte nella zona
e parlo dell'ulivo tanto amato,
i tempi d'aratura in mesi d'anno
e a gennaio il primo impegno assunto,
intento a dissodar dopo raccolta,
a marzo ad assolcare per fornire
ossigeno al terreno tra quei solchi,
a maggio, quando è tempo delle rose,
estirpa la gramigna dalla terra
come in estate quando il sole brucia,
mentre a settembre in tempo di vendemmia
ara il terreno secco per calura.
Un'aratura è pari ad una pioggia,
nei detti d'uomo in regole morali,
come il tirare dritto per la via.
Ed il protagonista della storia
è il tra dell'uomo e il genere animale,
complessità, specifico settore,
come la storia d'antiche civiltà,
sempre l'aratro in segno d'ambizione
in Grecia antica quella d'Odisseo,
oppure a noi vicina fondazione
di Roma città eterna e capitale,
per definire l'Urbe tanto cara
Romolo con l'aratro fece un solco,
perimetro sul colle Palatino
giurando la difesa all'invasore,
di quel sacro confine lì tracciato.
Infine c'è, secondo tradizione,
il viatico d'aratro sotto il letto,
dei moribondi allieva l'agonia
e la fatica in mistica elegia.
Lorenzo 6.11.22
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