sabato 31 dicembre 2022

Paranza !!

Paranza di mietitori !!


Foùre tèrre.

Oltre i confini del proprio borgo.


Chiamavano così le compagnie,

di poveri braccianti e mietitori

portati ai campi da ricchi terrieri


per latifondi delle loro terre.

Lucania e Tavoliere spighe d'oro

avevano a smaltir in calda estate,


un sopra l'altro sostavano nei borghi

nell'adunanza, stanchi nell'attesa,

seduti in terra, giaciglio il marciapiedi,


come i barboni d'oggi lì a dormire

su materassi d'ondulata carta,

un poco spessa usata per i pacchi.


Addosso l'un con l'altro addormentati,

sfiniti per il viaggio fatto in bici

o con carrette prese a nolo in gruppo.


Con loro le bisacce con il pane,

po' di formaggio ed i pomodori,

una borraccia colma d'acquedotto


e pochi stracci per il cambio, un tanto,

addosso una mantella vecchia ed unta

per protezione ai brividi squassanti


della malaria dilagante allora,

nelle valli brulle di Lucania

o nelle terre da bonificare,


con stagni maldoranti di paludi.

Braccianti per travaglio "foùre tèrre",

una medaglia al collo a protezione,


legato a un filo grosso di cotone,

un abitino dell'Immacolata

e nel panciotto immagine del Santo,


il più devoto che protegga l'uomo

e un paio di dozzine di tornesi

avvolti in fazzoletto, bello stretto.


Così l'attesa allora si spezzava

e si spezzava pure loro schiena

con falce per il mietere del grano.


A sera indolenzite quelle schiene,

chinino, allora, come medicine.


Lorenzo 31.12.22

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