Viaggio in borghi antichi e le leggende
aspettano l'evento mai vissuto
in terra di Lucania già rimossa
da parte dei regnanti d'ogni tempo.
Un mezzogiorno solo destinato
a terra di confino e dell'oblio
tra le colline e calanchi grigi,
argilla buona a fare pastorelli,
villaggi ancora in cima abbandonati,
eppure sempre terra affascinante
e paesaggi di magiche letture.
Un luogo destinato all'emergenza,
adesso nota a fughe fatte in fretta,
s'inebria di cultura e intenditori
area selvaggia e fame di sapere
cantata da poeti e sulle tele
da confinati un tempo trasferiti,
terra di borghi e di contadini.
In questi colli lacrime e lamenti
un viaggio lento ed anche senza meta
poggi selvaggi e boschi di magia
ove regna silenzio e ben nascosti
nel cavo di quei tronchi oro zecchino
'fugato dai briganti di contrade
chiese rupestri, laghi artificiali
e ancora luoghi dove il lutto è sacro,
un tempo lungo per elaborare
dolore per la perdita del padre,
tre anni di clausura tra le mura
d'eredi in casa chiuse nelle stanze.
Tra cuore e storia borghi inabitati,
solo fantasmi stanno tra quei sassi,
sponsali dentro i boschi silenziosi
dove gli arbusti convolanti a nozze
in un intreccio tra sacro e profano,
si fondono d'unione e di simbiosi
per celebrare vita di natura
tra l'albero di cerro e l'agrifoglio,
ivi innestato in simbolo d'unione
viene abbattuto il leccio al quinto mese,
quindi, portato al centro del paese.
Lorenzo 20.2.23
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