venerdì 4 ottobre 2013

Crudele esilio - Recensione di Lorenzo Bacco

Crudele esilio

 

Scricchiolano come vetri rotti
sotto i palmi dell’anima mia
quelle lame di rancori
cieche alla ragione
e sorde al richiamo del cuore
Crudele il mio esilio da te sanzionato
in un giorno lontano di pioggia e sale
ove il sole
d’allora
non scorgo mai
Iniqua prigione e tormento
che mai nessuno ha osato valicare
Eppur m’appare il mesto tuo sguardo
quando nascosto
osi posare gli occhi
su ciò che di me resta
oltre la tua tormentata collera
il silenzio del dolore
 
 
 
 
 
La motivazione di mettere in evidenza il brano selezionato:
 
 
L’esilio, un luogo di dolore e di ricordo struggente per colui che viene relegato in questo luogo d’oblio, crudele perché chi è dentro non può assaporare la gioia della libertà dell’anima e della vita dei suoi luoghi cari, in tutti i suoi aspetti. Arido il luogo, inaridisce lo spirito di chi attende. E questa settimana mi colpisce il tema che parla di odio e collera e l’egoismo che svilisce l’uomo artefice di tale sentimento, ossimoro della solidarietà tanto auspicata dall’Autrice di questa Lirica. 
 
Crudele esilio
 
Non un esilio di terra lontana dalla sua, ma un esilio d’anima e pensiero  
 
Scricchiolano come vetri rotti
sotto i palmi dell’anima mia
 
Ed inizia con un rumore che mette panico a sentirlo, i vetri rotti caduti in terra per un qualsiasi evento, un bicchiere in frantumi e l’attenzione che bisogna avere per non farsi penetrare nei piedi dai frammenti, risultanti dolorosi e insidiosi e ancor più se questi vetri, nella metafora che ne consegue, si conficcano nelle pieghe dell’anima che soffre il dolore più acuto. Una ferita al piede può guarire in fretta,  ma una ferita all’anima ha bisogno di lungo, lungo tempo per essere elaborata e assorbita perché  
 
quelle lame di rancori
cieche alla ragione
 
si conficcano nel cuore e lo fanno sanguinare, lame taglienti, altra metafora per indicare il male che taglia a fette  l’anima, lame che imperterrite non ascoltano la ragione rendendole finanche
 
sorde al richiamo del cuore
 
che invoca affetto e comprensione, tralasciando l’empatia, il transfert che s’immedesima negli abiti dell’altro 
 
Crudele il mio esilio da te sanzionato
in un giorno lontano di pioggia e sale
 
E la Nostra Shayra dichiara ancora amaramente il termine crudele, l’esilio è crudele per lei, l’esilio dai sentimenti più puri, sanzionato da chi un giorno ha promesso amore, un giorno lontano funestato dal cattivo tempo e coperto di sale, il simbolo dell’aridità e ancor più di speranza di vita futura
 
ove il sole
d’allora
non scorgo mai
 
Nel suo significato mitologico il “sole” è energia luminosa o luce solare  incorporata in una struttura in grado di creare e conservare la vita.
E questa luce ormai s’è persa nei meandri del buio 
 
Iniqua prigione e tormento
che mai nessuno ha osato valicare
 
Una galera, un limite che mai nessuno si augura per sé e che  mai vorrebbe oltrepassare 
 
Eppur m’appare il mesto tuo sguardo
quando nascosto
osi posare gli occhi
 
Rimane pur sempre una speranza e la Nostra immagina gli occhi nascosti, pur mesti e carichi di un affetto ormai sfocato, occhi adesso, invece,  quasi furtivi di chi l’ha relegata in quello stato
 
su ciò che di me resta
 
condizionata da un evento triste che l’ha posta in uno stato quasi di frustrazione, mi perdoni l’Autrice il crudo linguaggio.
 
oltre la tua tormentata collera
il silenzio del dolore
 
un congedo che valica un dolore infinito, silenzioso, struggente, che abbraccia, purtroppo, il tormento provocato dalla collera di chi ha provocato il Crudele esilio dei suoi sentimenti.
 
Una Lirica dettata da sentimenti sublimi, radicati in un’anima nobile, nell’invocazione iniziale e pennellata, nella stupenda grafica di Rosy, di un desiderio sussurrato e sentito:
Vorrei che tu fossi qui !!
 
Un abbraccio di cuore, cara Shayra.
 
 
 

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