giovedì 6 settembre 2012

Analisi sul decadimento umano

C’era una volta l’uomo.
L’uomo e la sua anima nacquero nudi. Arcaico nel suo aspetto dimostrò ben presto capacità organizzative e lampi di genio grazie all’intelligenza di cui era dotato e che crebbe col trascorrere degli anni. Procedeva carponi, ma in seguito si eresse. Per appagare la fame decise di uccidere  solo animali.
 
Conobbe la morale attraverso la necessità di sancire regole atte a stabilire un equilibrio all’interno della comunità. Scoprì la distinzione tra il male e il bene, ammise, poi, di aver usato le mani, il corpo e la mente in azioni riprovevoli e fu così che nacque in lui il senso del pudore. 
 
Decise allora di coprire il corpo. 
 
Prese una pietra, la scheggiò, e ne fece un’arma. Colpì le sue prede senza malvagità, per cibarsi e vestire la propria pelle per difendersi dal freddo e dalla nudità.
 
Assaporò pian piano i piaceri sensoriali fino a tracimare l’esigenza del godimento oltre i confini  stabiliti; infatti molto più tardi la caccia non fu praticata solo per le ordinarie necessità corporali e nutritive, ma divenne oggetto di divertimento, sport autorizzato e scommesse illegali, nei quali i crudeli scempi di numerose e innocenti creature furono motivo di diletto.
 
Le pellicce assunsero un valore diverso, molto prezioso per la moda, indice di eleganza, lusso e in alcuni casi di supponente levatura. 
 
L’uomo, incurante, continuò il cammino di devastazione e distruzione.
 
Trascurò lentamente la cura della sua anima.
 
Numerose esperienze lo indussero ad abbandonare la pietra per iniziare a lavorare e usare i minerali, il cervello stava dirigendo al meglio le sue attitudini. Imparò ad accendere il fuoco, che usò anche per proteggere la sua famiglia dall’attacco delle fiere. Costruì capanne, che nel futuro divennero case, palazzi, grattacieli. Seppe modellare utensili, creare macchine e armi sempre più complesse e offensive, coltelli dalle lame affilate, pistole, fucili, cannoni, esplosivi, armi chimiche, tutte invenzioni sofisticate e letali.
 
Ammirò il volo degli uccelli, tanto da desiderare di imitarli. Abbozzò ali con piume raccolte qua e là, sostituite poi con l’acciaio. Si racconta che il primo volo fu temerario e avventato, ma l’ostinazione e la determinazione lo condussero verso una tecnologia sempre più avanzata e perfetta. Posò per primo il piede sulla luna, allora orgoglio e vanto della razza umana.
 
La precocità dei bambini avanzava a dismisura, divennero piccoli geni con il compiacimento dei genitori e a discapito dei valori fondamentali del reciproco rispetto e onore.
 
Attraverso pochi milioni di anni la fase evolutiva, che l’aveva distinto, definì per sempre il suo destino, dopo aver violato gli stati naturali del globo, dell’atmosfera, della natura in ogni sua espressione, consunse e distrusse patrimoni preziosi e  migliaia di specie animali.
Il raggiungimento del benessere lo annoiò, lo spinse contro l’umanità e oltre. Divenne avido di potere, di piaceri scellerati, corrotto, corruttibile, dissoluto, sordido. Perse tutto, il rispetto per la vita e per la sua persona, nulla ebbe più alcun valore, tra le sue prede incluse se stesso.
 
I grattacieli furono trafitti dagli stessi uccelli d’acciaio che aveva creato quale oggetto del suo piacere e desiderio di scoperta. Uccise i propri figli e si cibò della loro purezza, rubò loro l’ingenuità, il sorriso, il candore, i sogni, la magia di favole antiche. Una sete smisurata di sangue l’aveva conquistato, nonostante le sorgenti fossero ancora prodighe d’acqua pura…
 
L’interesse, il lucro, l’ingordigia, condannarono la natura che, impietosamente decapitata della sua ricchezza, sprofondò nella più temibile e orribile tragedia, la distruzione.
 
Molti riferirono che il suo comportamento fu causato da una distorsione della mente, una follia inquietante, sconfinante, incomprensibile, straripante. Altri affermarono che l’alienazione mentale fu un’ennesima invenzione di coloro che, per svariati motivi, tra cui il lucro, li difese dal giudizio di quei pochi saggi, ormai in via d’estinzione. 
 
L’umanità subì, inesorabilmente, una frattura: la difficoltà da parte di alcuni di trovare le ragioni per custodire, ancora e nonostante tutto, l’Amore e la pietà per coloro che, premeditatamente, avevano deciso di scagliarla per sempre nell’abisso delle loro coscienze e la volontà irrefrenabile di altri nel distruggere un mondo costruito con tanta abnegazione, intelligenza e amore. L’indifferenza apparì all’orizzonte umano come la migliore soluzione per la sopravvivenza.
 
Intanto la solitudine fu l’unica compagna a restargli accanto quando calava il tramonto nel rosso del mare.
 
Sopraggiunse il caos che impedì la distinzione di chi furono realmente le belve nella giungla della vita.
 
L’epilogo non tardò il suo arrivo, mentre le urla di dolore sovrastarono il cielo che, divenuto plumbeo, oscurò anche la fragile giustizia umana e le poche esistenze degne di contemplarla nella maestosa vastità, splendore di un dono divino purtroppo sciupato.
 
La vita, però, avrebbe continuato ad ogni costo a incantare e sorprendere, pur se soltanto un girasole attese la luce dell’alba nuova e il passo di un uomo giusto.
 

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