Vita in un borgo
in piana degli ulivi
albe radiose
di là l'avara murgia
e l'iride del mare
tra sete di pensieri
Lorenzo 31.1.22 Bussokusekika
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Vita in un borgo
in piana degli ulivi
albe radiose
di là l'avara murgia
e l'iride del mare
tra sete di pensieri
Lorenzo 31.1.22 Bussokusekika
Vento porta con sè germe d'ulivo,
arbusto sempre verde radicato
su roccia della murgia, d'acqua pregna,
disseta le radici e chiome al sole.
Selvaggio, senza cura quest'olivo,
potatori non sfrondano quei rami,
ombra ristoratrice a quella pietra,
non solo a fortunati viaggiatori
e penetra bendetta nei suoi pori.
Lì sulla testa sosta un vate antico
e scruta un orizzonte sempre amico
Lorenzo 30.1.22
Un tempo s'asciugavano dei panni,
biancheria di piccola fattura
federe di cuscini e asciugamani
si ponevano in sorta d'asticelle
poste ad incrocio su braci del braciere.
In verità, nessuna convenzione
con lo straniero stato per il fuoco,
oggi si usa per le dissonanze
che madre terra dona ai fortunati.
Solo fascine o legna presi ai campi,
rami d'ulivi dopo potatura,
lorquando s'era la raccolta fatta.
E nei sottani s'accendeva il fuoco
con tali istrumenti del mestiere,
per mettere sul fuoco il desinare,
una pignatta e buoni cereali,
ceci o fagioli il pranzo del massaio
e dopo la raccolta delle braci
poste nel sito d'atto a riscaldare
il parco ambiente, brava cuciniera.
Ponevano in giogo ad asciugare
i panni piccoli, come in racconto,
cupola in legno a listarelle piatte
poggiata sul disposto del braciere.
Tempi dorati privi dei piaceri
uso dell'oggi, sembra solo ieri.
Lorenzo 28.1.22
S'aprirono baracche in questo giorno
orrore apparve agli occhi della terra,
capanne pregne di speranza vana
disciolta in fumo grigio d'un camino.
Sono le anime, gridano pietà,
dissolte in un forno per la crudeltà.
Ora si librano libere nel vento
angoscia più non stringe il loro petto
intolleranza più non le attanaglia.
Non sono impure adesso volan alto
son anime fulgenti e via nel vento,
mentre noi siamo qui a ricordare.
chiedendovi perdono e remissione
per il nostro peccato ed omissione
Lorenzo 27.1.22
L'alba è passata in globale chiarezza
un luogo limpido parla al mio cuore
così d'un tratto ogni dubbio è tolto
e grotta buia appare nel contesto.
Ampia la porta chiusa un po' da sassi
disposti da pastori viciniori,
una finestra aperta alla sinistra
un passo stretto giusto per entrare,
albero a sentinella alla sua destra
ritte le chiome al vento di scirocco,
come un soldato sveglio chiama il vespro
e l'antro vuoto attende che sia sera,
per fare entrare fate con folletti
accanto ai viandanti prediletti.
Lorenzo 26.1.22
Chiesa dismessa campanile a vela
aria frizzante in vento di levante,
neviera un tempo in freddoloso albergo
era raccolto un candido mantello,
i contadini in luogo di S. Magno
chiedevano le grazie ed il perdono,
uniti oranti in dì domenicale.
Mucchi di fiocchi colti nell'inverno,
di bianca neve ne cadeva tanta,
murgia d'inverno dai capelli albini,
ghiaccio si conservava per l'estate
e traslocava il frutto di stagione
nelle città vestite in solleone.
E si correva con le briglie sciolte
per non sprecare neve lì serbata.
Per la stagione di calura estiva
si conservava come in una stiva.
Lorenzo 25.1.22
Asparago
Adesso non è tempo per la pianta
selvaggia marzolina delicata,
turione amaro trattato come un soffio
germoglio dalla piuma raffinata,
s'inebria di vapor umido e caldo
nelle pieghe di pietra premurgiana.
Quiche e risotto esalta la sua sorte,
torta salata con brisè di pasta
dal cuore verde delicato e schietto.
Friabile e leggera un mero effetto,
germoglio con sostegno di rizoma
e fiorellini dal color limone
di sali ricchi alfin, per cuore e mente
decisa la sua sorte, finalmente.
Lorenzo 24.1.22
Sotto l'ombra d'una quercia amica
stanno le pietre della vecchia murgia,
silente a respirare l'aria pura.
Raccontano del tempo mille storie,
i passi dei viandanti e dei pastori,
le soste delle antiche transumanze
e di gitanti il giorno di pasquetta,
sguardi d'innamorati fuori porta,
dal tempo figgitivi per amarsi.
Sospiri son d'amore quei licheni,
i sogni e le speranze nel cuor pieni.
Lorenzo 23.1.22
Speranze
Diversi oggi, verità ingrata
il nulla li circonda, i disvalori,
nell'inverso, bicchiere mezzo pieno,
molti di essi sanno il sacrificio
e cercano dettato in buoni intenti
tenacia e grinta annunci positivi,
la volontà in prole d'operai
d'emergere per vita del futuro
e dare onore ai loro genitori.
Questo m'insegna azione di costumi
davanti gli orizzonti della vita,
agli altri invece, i detti bamboccioni
cullano i loro sogni nell'ovatta,
branco di lupi affamati in noia
senza obiettivi e vuoti di valori.
Trascurano il sogno che l'invita
poco attinente a incanto della vita.
Lorenzo 22.1.22
Simile foglia ad un mano aperta
zingara ch'indovina il tuo destino,
robusto intreccio tra le fronde tue
tra albero maestro e vital linfa.
Nella terza stagione a testimone
continua la tua vita già matura,
un frutto lì lasciato a ricordare
la tua bellezza in murgia, l'altopiano
nei pressi d'una grotta misteriosa.
Esprimi il verbo tuo, ossevatore
zelante passeggero, primo attore.
Lorenzo 21.1.22
Stella di Natale
Un mese quasi al giorno di Natale
cadono foglie dalla rossa stella
sul pavimento ai piedi del vasetto
e la leggenda conta in questo caso
pianta speciale a povera bambina,
offrire non poteva al Salvatore
un dono per mancanze di sostanze,
e l'angelo propose la raccolta
di frasche dalla strada per la chiesa,
l'amore un sentimento dolce in dono,
a quelle frasche i fiori rossi in cambio.
Storia famosa, saga messicana,
nacquero i fiori della notte santa
e conosciamo tutti questa pianta.
Lorenzo 20. 1.22
Canti con umiltà la tua preghiera,
è l'onda che s'infrange nel tuo cuore
ritorna moto ondoso verso il mare
e poi s'invola verso l'infinito,
nell'oltre traversando cieli aperti,
contro al sole che inebria con i raggi.
Sei goccia limpida con le compagne
e cerchi la gemella, un'altra spilla
per invocare insieme il suo amore,
mi siedo e canto all'ombra d'alberello
tra i sassi della murgia, un acquerello.
Lorenzo 19.1.22
Radice intrappolata in una grotta
roccia più che cemento l'incatena
ferro di pietra amica millenaria
acqua che scorre lenta nelle vene
dal basso di radice fino al fiore.
Rizoma che s'atterra nella volta
dimora antica d'antenati nostri,
s'innamora d'un fiore che profuma
l'amena murgia regno silenzioso
di pietre e macchie di silvestre effige.
Sembra un ricamo di ventaglio alpino
eppure siamo al centro della terra
per visitare un luogo tanto caro
e respirare storia d'altopiano.
Lorenzo 18.1.22
Passaggio dell'antiche transumanze
greggi d'ovini e mandrie di bovini
scesi a valle dai monti di confine,
angolo e parapetto costruito
d'uomini che s'intendono dell'arte,
pietre angolari e poste in parallelo
tra macchie di natura silenziosa.
Il tratturo s'allunga come un rivo
per carri e ruote o piedi di pastori,
il passo è lento in sintonia col verde
del bosco laterale in sottofondo
al cinguettar d'uccelli lì nascosti,
con gli occhi che si fermano a scrutare
or verso i pini ed ora a via più corta.
Due tigli a sentinelle del passaggio
come caudine per la selvaggina,
ristoro a pellegrini del tratturo,
terra segreta ed ospiti nascosti,
fecondi all'ombra delle verdi chiome
e il parapetto al limite di via
sedile per la posta di riposo
stazione per travaglio dei braccianti
che vanno ad orti e campi faticanti.
Lorenzo 17.1.22
Silenzio intorno all'angolo di pace,
profumo dell'essenze di boscaglia
macchie perlate e gocce di rugiada
riempio il tempo, continuando via.
Vedo oltre la siepe uno spiraglio
l'entrata di spelonca misteriosa,
dorme ancora suo ospite sfuggente
ha trovato rifugio per la notte,
e l'ora del risveglio è già passata,
non vuole venir fuori allo scoperto
forse è una pecora che s'è smarrita,
sfuggita al suo pastore che la cerca,
oppure un monachicchio ed un folletto
che fanno i guardiani dell'anfratto.
Lorenzo 16.1.22
Oblio non può sfiorarti ormai,
scolpito sulla pietra che conosco
il canto e il tuo respiro son l'altezza
l'auge, la sommità di quei dintorni.
Vette vissute in altre primavere,
così il tuo sorriso si proietta
e lo gusto tra mare e la collina,
dolce visione della murgia mia.
Il respiro del tempo m'incatena
in aria trasparente di tal luogo.
Valli e costoni, viadotti e tratturi
nei viaggi li ho rivisti e assaporati
penetrati intatti in nostro esserci,
nella pace serena, per perderci.
Lorenzo 15.1.22
Rosso il colore sembra una miniera
a cielo aperto in altra fonte vista,
con fili d'erba in mezzo lì deposti
lastre riposte, di millenni segno
che la mano del tempo ha disposto,
serva l'acqua, d'adriatico mare,
un tempo annegava terra di murgia.
Indizio di pangea millenaria,
adesso il mare è spinto più a levante
dove spira buon vento di grecale,
pregnante il suo profumo su distese
degli uliveti carichi di drupe.
Immagine di murgia pitta, in vero,
prodigio d'arte che il tempo ha reso,
nel mistero che nutre i sensi miei.
I sassi sovrapposti sembran fatti
dei colori con stile miscelati,
strati di roccia modellati ad arte
sembra pittura d'olio sulla tela
un quadro di natura lì dipinto
da mitico pittore d'altri tempi,
le tracce dei contorni delle lastre
di pietre che stupiscono il viandante,
distesi ai piedi i buoni fichi d'india
frutti selvaggi, dolci e succulenti,
preparano raccolta negli eventi.
Lorenzo 14.1.22
Di costui non possiam dare né il nome, né il cognome, né un titolo, e nemmeno una congettura sopra nulla di tutto ciò: cosa tanto più strana, che del personaggio troviamo memoria; […] ma per tutto un grande studio a scansarne il nome, quasi avesse dovuto bruciar la penna, la mano dello scrittore.[…] “il caso d’un tale che, [...] aveva stabilita la sua dimora in una campagna, situata sul confine; e lì, assicurandosi a forza di delitti, teneva per niente i giudizi, i giudici, ogni magistratura, la sovranità; menava una vita affatto indipendente; ricettatore di forusciti, foruscito un tempo anche lui; poi tornato, come se niente fosse…” […] prenderemo qualche altro passo, che ci venga in taglio per confermare e per dilucidare il racconto del nostro anonimo; col quale tiriamo avanti.
Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, Capitolo 19
Anonimo, non posso nominarlo,
venuto dall'oriente misterioso
supereroe di lacrime amare
viaggia in superpass degli aeroplani,
beffardo ascosto sotto pelle d'uomo
percorso gratis senza passaporto,
nè vigilanza possa contrastarlo
anche se l'ospite del tutto ignaro
passa esentasse prima di salire.
Quindi s'accomoda sulla poltrona
non ha preferenze il maligno astuto,
un pallina infida e crudele,
una lumaca dalle mille antenne
feroce e silenzioso in mutazioni,
cambia la pelle d'un camaleonte
l'innominato, subdolo maldetto.
E' sua dimora casa della gente,
nella campagna, in aria che respira,
indipendente, sguazza nei delitti
regno di fuorusciti in mille volti,
un fuoruscito anch'esso dai confini.
Tiriamo avanti, è sempre carnevale
nei dì che trascorriamo nell'attuale.
Lorenzo 13.1.22
Quest'oggi disadorna di quel frutto
dolce al palato d'estate succulento,
se l'apri appare un fiore colorato
il rosso di regina in regia corte
oppure rosa dama in compagnia,
un fico secco per stagione fredda.
La tradizione infatti ci racconta,
viene abbronzato al sole dell'estate
bruciato quasi ai raggi di controra,
poi cotto in forno a mandorle tostate
che fanno un bel ripieno al dolce frutto.
Oppure vien bollito con sorelle
posto in sudario stretto fino la collo
e sostenuto appeso sopra un vaso,
lasciato trasudare goccia a goccia
e cucinato in fuoco il dolce succo
fino a formare un vino molto scuro
denso e viscoso chiamasi vincotto,
per caramello intorno a mostaccioli
oppure cartellate lì annegate,
dolce dessert in giorni decembrini.
La tradizione conta queste cose
forma dei dolci amati son le rose.
Lorenzo 12.1.22
Si nutre d'aria tenera e frizzante
nella terra di murgia tra gli arbusti
e pietre che raccontano passaggi
di mandrie e armenti per le transumanze,
eppur risalta in beltà silvana
tale d'apparire un ovetto tinto
d'alga marina che s'usava un tempo
per colorare le pasquali uova.
Un ravanello porporato sembra,
un falso frutto, invece, di boscaglia
si mostra ardente eppure necessario
fusto verdastro caricato a spine,
pungono mani fino a sanguinarle
gocce scarlatte a misurar glucosio
che scorre nelle vene d'ogni uomo.
Si sa che rosa vive con le spine
ed incrociati arbusti per la pugna
pronti al combattimento ardimentoso
e nelle spade s'aprono i petali
rose canine pronte per le spose.
Nei fiori pieni di succo mieloso,
nettare dolce per api fruttuoso
Lorenzo 11.1.22
In mezzo alla pietraia nasce un fiore,
viola il colore, grazia dell'amore
e del dolore in mese dei defunti.
Ora in quei sassi possono apparire
tanti epitaffi per porre domande,
soffi di luce a vedove piangenti.
Sembrano poste lì pietre tombali,
campi sacri d'evoluzione antica
in cimitero d'avi primitivi.
Una lucerna in testa con un foro
posta a levante al sorgere del sole
con raggi della stella a penetrare
come fiaccole ardenti e luccicanti,
per dare luce eterna ai loro cari
estinti in terra e vivi in altro mondo.
Ed esplorando il luogo della murgia,
già prima di piantar pietre tombali
cominciano a fiorire i ciclamini
il cui colore già induce al pianto
e nei viventi quel dolce rimpianto.
Lorenzo 10.1.22
Ed ecco la farfalla sullo sterpo,
aghi di pini affranti, abbandonato,
in mezzo a terra qualche filo d'erba,
vivo il colore indizio della vita,
tra le radici secche e rattrappite.
Ti sei posata lì per riposare
dopo tormenta, fluttuante di notte,
dentro il silenzio attonito murgiano,
sull'albero vicino un picchio scaltro
si scava la sua nicchia per riposo.
Colori di farfalla fan memoria
d'autunno, con le foglie rinsecchite,
giallo di grano pronto per raccolta,
viola per ricordo di novembre,
il mese che prepara il pio dicembre.
Ali piegate come mani giunte
orante a ringraziare il Creatore,
fuggita per passaggio di vocianti.
Tu sei volata via dal tuo fusto,
lì sul tronco lontana dal trambusto.
Lorenzo 9.1.22
Contrasti di Luce
Contrasti di luce in selva murgiana,
verde di speranza, bianco candore,
marrone di materia millenaria,
il viola che m'appare è un'altra meta
è l'oltre a cui tendo con pazienza,
filtra attraverso l'essenze del bosco
poste a distanza per dare respiro
al suo camminamento cristallino.
Tendo le mani al cielo e cerco arrivo,
della luce che abbaglia trovo il lume
nel respiro del tempo d'un barlume.
Lorenzo 8.1..22
Un castello mistero di natura
creato su misura in tutti i sensi
con grotte annesse sopra la collina
per la difesa d'ospitale eroe
ora fantasma come i monachicchi
i bimbi morti prima di lavarsi
alla fonte in battesimo di vita,
col cappellino di colore rosso.
Fate e folletti ha per abitanti
che escono di notte per diletto
a visitare i boschi circostanti,
a dar conforto al pellegin sperduto.
Ha forma di trapezio fluorescente
fatto da chi s'intende di scalpello,
per meraviglia nostra e d'ogni uomo
che del mistero interroga il pensiero
e ripercorre l'antico sentiero.
Lorenzo 6.1.22
Solo per Amore
Sono nata soltanto per amore,
con luce solitaria in mezzo all'erba
cresciuta per amante misterioso,
mi prenderà per petali a contare
m'ama non m'ama i dubbi spasimantì
eterno punto al vento di scirocco.
Infine i conti tornano a puntino,
così in silenzio il tutto si capisce.
Un fiore delicato di natura
dispari o pari i petali di neve,
una corolla che si spoglia in mano
uno alla volta in calice brillante
cerchio violato i petali cadenti
ai dubbi degli amanti rispondenti.
Lorenzo 3.1.22