venerdì 31 dicembre 2010

Buon Anno


Auguro a tutti uno splendido e spumeggiante Anno 2011
 


2011


 Nuovo anno
di Madre Teresa di Calcutta

"Cosa posso dirvi per aiutarvi a vivere meglio in questo anno?
Sorridetevi
gli uni gli altri ;
sorridete a vostra moglie ,
a vostro marito ,
ai vostri figli ,
alle persone con le quali lavorate ,
a chi vi comanda ;
sorridetevi a vicenda ;
questo vi aiuterà a crescere nell'amore ,
perchè il sorriso è il frutto dell'amore ".



Shayra

Le nozze di Ego e Ypòkrisis


Le voci girano presto nel piccolo paese e donna Feffa é più veloce della luce quando decide di informare tutti i paesani che ci sarebbe stato un altro matrimonio.
- Ma chi si sposa? – chiese donna Peppa.
- La coppia che vive qui da poco, abita in quella casetta vicino al bosco - rispose Feffa
-    Mah! Non ricordo bene chi sono – dice donna Peppa
-    Come sei sbadata, amica mia! Pensi troppo alle faccende domestiche, dovresti curati delle persone che ti girano intorno.
-    Ora ti rinfresco la memoria - Esordisce Peppa.
-    Lui è alto, di bell’aspetto, veste bene, parla molto, ma sorride poco. Non ha un lavoro stabile, fa un po’ di tutto... E’ forte, deciso, testardo, quindi sa quel che vuole e non molla mai finché non ha ottenuto ciò che desidera e che lo fa star bene. Ama imporsi, ma non lo dimostra subito, non ha una fissa dimora perché ama viaggiare e quando non può farlo usa le ali della fantasia.
Gli piace nutrirsi a spese altrui, succhia il sangue delle gente pur non essendo un vampiro.
Lei, invece, ha sempre un sorriso stampato sul volto, scialba nell’aspetto, misura ogni parola, attenta più alla forma che alla sostanza, incurante del fatto che ogni frase pronunciata ha un suo peso specifico quando arriva al cuore di chi le ascolta. E’ sempre ben disposta a concedere consensi e dolci sviolinate anche quando le sue labbra vorrebbero dire tutt’altro…
E’ una coppia ben assortita, fusione perfetta e, a dire di molti, molto vantaggiosa per entrambi, tanto che richiama a sé molti seguaci.Si celebra così un matrimonio antico che rinnova continuamente la sua promessa sull’altare grigio della menzogna. La genesi di questo contratto va ricercata nella notte dei tempi, probabilmente a quando gli uomini non camminavano ancora eretti.
Queste strane creature, pur essendo diverse vivono in simbiosi per il raggiungimento del proprio benessere interiore e materiale, ovviamente a discapito di altri.
Vestono abiti firmati vers-ace e dolce e gabbata, acquistati al mercatino cinese, sicuri di beffare gli increduli, che presuntuosi!
Hanno l’abitudine di appostarsi dietro ogni angolo per scegliere la preda, a volte insieme, altre volte separati.
Approfittano della fiducia di coloro che, ignorando il premeditato e lesivo  intento, si abbandonano al fascino che emana il fare forbito.
Lungo il loro cammino lasciano una lunghissima scia di vittime, passano indifferenti sulle anime straziate in cerca di altro nutrimento.
Nulla li commuove e niente li trattiene, non amano, non piangono, non soffrono, vivono solo per se stessi e sono abili nel mentire.
- Si, va bene, ho capito, noto che sei molto informata, ma ora smettila, mi stai facendo paura. Come si chiamano quei due? E’ il caso di informare il sindaco e farli cacciare via? – chiede incuriosita e intimorita, donna Peppa.
- lui Egoismo, lei Ipocrisia. Tieniti lontano,  sono affetti da una brutta malattia, potrebbero contagiarti. Mi raccomando non ti avvicinare alla loro casa, informeremo il sindaco questa sera stessa!-
Detto questo donna Feffa ritorna a sciorinare il bucato, lasciando la povera e ingenua Peppa impietrita ed a bocca aperta.



lunedì 20 dicembre 2010

Babbo Natale e la lettera scarlatta



Nella casa di Babbo Natale gli elfi lavorano incessantemente e, con fare gioioso, costruiscono i giocattoli che i bambini hanno chiesto in dono. Arrivano tante lettere di grandi e piccini nella sua magica casa sulla neve, lì al polo nord. Babbo Natale, sempre più appesantito dalla buona cucina della moglie Carolina, fa fatica a trasportarle nell’enorme stanza dove è abituato a leggerle nella sua comoda poltrona rossa.



Ogni mattina si alza di buon’ora e dopo aver controllato, che tutto procede bene nella grande fabbrica di giocattoli, va a sedersi comodo comodo accanto all’enorme cumulo di posta e incomincia a leggere.
Un giorno gli capita fra le mani una lettera scarlatta che lo colpisce in modo particolare, tanto che chiama la moglie:
-Carolinaaaa
- sono impegnata a spazzolare le renne ed a lucidare la slitta. E’ così urgente? Rispose
- Si, vieni!
Carolina, lascia le faccende e, prima di sedersi accanto al marito, gli chiede:
-    Cos’è successo? Cosa avrà mai chiesto questo bambino che non possiamo costruire?
-    Aspetta, prima di pormi domande,  e sappi che non è un bambino chi ci scrive



 



Caro Babbo Natale




E’ all’imbrunire del giorno che i miei pensieri si vestono di foglie d’autunno e di fiocchi di neve. Scivolano nell’anima in un vortice silenzioso, s’accompagnano ad una lacrima, appena imprigionata fra le ciglia per non impedire al sorriso di espandersi intorno.
Raccolgo la forza dalle braccia, dalla mente, dal cuore e vado in giro ad innestare, come gemma di marzo, un piccolo sorriso tra gli occhi spenti che m’attendono.
Abbraccio il dolore e la solitudine tra i freddi cartoni delle panchine, sotto i muri della stazione, fra verdi lenzuola di sangue, tra  bimbi ignorati, maltrattati, malati, vestiti di niente, fra vecchi raggomitolati in rifugi deserti, dagli aliti solitari delle bianche chiome che appannano una finestra spenta, e ancora lì, in quella terra, dove gli spari trucidano la speranza di mani intrecciate, di fame dispersa nel giorno dei ricordi.
Rallento il mio passo nella luce veloce di fari abbaglianti, di macchine in fuga e su strade bagnate raccolgo piccole vite abbandonate sul selciato, che ululano alla luna, coperta dal buio di nere coscienze.
Son piccoli, ma tanti, i regali che porto nell’ombra, leggero è il mio sacco, non mi piega le spalle, solleva la riva di tanti dolori.
Continuo il cammino, mi porta al Natale, ed a te Babbo, che di rosso colori momentanee bontà, e qui, io mi fermo, i piedi nudi incavati nel soffice manto, sapore di freddo, di luci, di canti lontani, di camini accesi, di slitte volanti.
E’ tempo di te caro Babbo Natale, ma li vedi quegli usci giocondi al mondo serrati? Perchè la gente vuol essere buona per un giorno soltanto?
Immagino poi che si ferma la slitta, mi guardi, sorridi e mi tendi la mano rugosa, per lenire il mio dolore vuoi che t’accompagni, ma io non posso volare, non voglio solcare un mondo di futili sogni, di false parole, di balocchi e profumi, di gioielli e pellame, se prima non vedo, per sempre, brillare la stella cometa.
Se bontà e pace nascono  solo nel giorno del Figlio, ti prego, regala al mio mondo, tutti i giorni, il Santo Natale.



-    hai compreso ora, Carolina? Esordì tristemente Babbo Natale
-    Come posso portare questi doni? Non li ho nella mia fabbrica, perché esistono già sulla terra, sono sempre esistiti, appartengono agli uomini fin dalla nascita, ma li hanno buttai via col tempo. Ora si trovano in un pozzo nero, dimenticati! Ed io non posso prenderli, Gesù vuole che vadano loro, i grandi, perché insegnino l'Amore ai propri figli.
-    Come faccio ad esaudire questo desiderio? Lo vorrei tanto!
Si raccolse nelle spalle curve e chiuse gli occhi...
Carolina, con voce lieve, gli sussurrò:
- Non essere triste mio caro. In tutti questi anni abbiamo portato tantissimi doni sulla terra... chissà che quest’anno non accade un nuovo miracolo, il dono più grande, quello della lettera, l’Amore fra gli uomini.

giovedì 9 dicembre 2010

C'era una volta una strega


Al tempo in cui il mondo era ancora abitato da fate, e streghe una bambina di nome Mente e suo fratello Cuore stavano pensando a cosa fare per combattere la noia. Erano così pieni di energia che non ne potevano proprio più di starsene seduti.  Una bellissima farfalla blu si avvicinò. Era davvero splendida, luminosa e molto allegra nel suo svolazzare gaio. I due decisero di catturarla, ma lei volò verso il bosco. La seguirono, senza pensare al pericolo che stavano per correre, né alle raccomandazioni della mamma che ogni giorno ripeteva
-Non andate nel bosco perché é il regno di Stregattablu, si racconta che è una strega molto cattiva, che mangia i bambini.
Era già passata un'ora ed erano davvero stanchi di camminare. In lontananza, tra gli alberi scorsero un sentiero e decisero di seguirlo.  Arrivarono così ad un bellissimo castello.
-  Entriamo, dai!-e subito dopo si trovarono tra le antiche mura, in una stanza favolosa. Improvvisamente si accorsero di essere osservati…. Il luogo era abitato da una grande e maestosa aquila. Molto spaventati dalla sua presenza e imponenza, ripensarono alle parole della mamma e senza esitare si voltarono e scapparono via, mentre fuggivano Mente chiese a Cuore

-Forse l’aquila era la strega?
Si accorsero,intanto, che  l'ambiente era cambiato e la porta di entrata scomparsa. Al suo posto solo un muro di pietra. In un angolo, quasi nascosta, vi era una porta di legno con una grossa chiave d'oro nella toppa. Creck, creck, cigolò la chiave, e la porta si aprì.
 -Andiamo!- Al termine di un lungo corridoio c’era una grande scala di marmo e ferro battuto, accanto videro un’ombra. Era lei la strega, con un libro in una mano e nell’altra un grande gatto grigio. I due restarono a bocca aperta, mentre ascoltavano la voce di Stregattablu

-Bambini cari, avete corso un grosso rischio venendo quà, lo capite?Il bosco è un luogo molto pericoloso per voi… Dovete scappare, ma non sapete come, vero? Vi aiuterò a tornare a casa, ma ad un patto, che non disubbidirete più alla mamma.  
- SSSì…-balbettarono i due.
-
Tu non sei cattiva allora, chiese Mente
-La mamma ci ha mentito! Esordì Cuore
-La mamma non vi ha mentito, piccini miei -rispose Stregattablu - vi ha solo riferito quello che l’é stato raccontato. L’aquila è il mio guardiano fedele, non oserebbe farmi del male, ha voluto solo spaventarvi per indurvi a tornare immediatamente a casa, perché il bosco nasconde tante insidie. Ora sfogliate le pagine del mio libro fino alla fine. Vedrete l'illustrazione della vostra casa, poi chiudete gli occhi e tuffatevi dentro, fate presto! -
Così fecero ed immediatamente si ritrovarono nei propri lettini, al caldo. Non era stato un sogno perché udivano la voce della strega buona, che sussurrava tra gli alberi



- ricordate che non tutto è quel che sembra…e che si dice…
 

 

lunedì 6 dicembre 2010

* Nel mio silenzio fermo *





Incantesimo mal pronunciato
la mia vita
Onde di sabbia
travolgono il quieto pensiero
violentano l’anima
Tracce di verità raccontano parole
nell’ovvio blaterare
Suoni acuti come spilli e lame
forano la profondità della mente
condotto ammuffito da insana follia
Il tempo scaglia il calice d'ambrosia nel cemento
poi riversato a lastre su tuoni e lampi
di emozioni pensando al nulla
Nel sacro tempio di Giobbe prego
aggrappandomi alla labile forza
Che ne sarà di me
ora che l'alba m’intimidisce più della notte?
Intanto il tempo sgretola la mia essenza
nel mio silenzio fermo